Ore 9.30.
I quattordici partecipanti del gruppo avanzato sono seduti davanti ai loro PC in silenzio.
Viene presentata loro la mission del giorno. L’obiettivo proposto al gruppo è “sfidante”, sia nel contenuto che nella modalità.
Si svolgerà una sessione di pair programming, una tecnica di sviluppo Agile in cui due programmatori condividono la stessa postazione di lavoro e lo stesso obiettivo. I team di due persone saranno formati secondo una procedura randomizzata.
Al termine della sessione di lavoro ogni team presenterà il proprio progetto agli altri team. Viene ricordato ai partecipanti che durante la sessione è possibile osservare il lavoro degli altri ed è possibile discutere del proprio progetto con altri team per poi  riportare gli eventuali spunti nel proprio gruppo. Non si tratta di una competizione, ma di un’occasione per mettere in gioco le proprie risorse, usare in modo creativo e efficace il tempo a disposizione e soprattutto si tratta di…essere cool.

Ore 9.45.
Le coppie vengono estratte a sorte e ha inizio la sessione di lavoro.

Ore 11.00.
I team stanno lavorando ormai da più di un’ora: parlano in modo fitto, nella coppia fluiscono idee, si prendono accordi, si superano difficoltà, talvolta i partecipanti chiedono aiuto agli organizzatori per superare ostacoli bloccanti. Vengono messe in gioco le proprie competenze sul tool in uso e le proprie skills sociali, la capacità di interagire per raggiungere l’obiettivo.

Ore 11.55.
Mancano solo 5 minuti alla scadenza del tempo messo a disposizione per lo sviluppo dei progetti: l’attività è febbrile per fixare gli ultimi bug e rendere il progetto almeno presentabile.

Ore 12.00.
E’ il momento del pitch finale: i team dispongono di 3 minuti ciascuno per mostrare e raccontare agli altri quello che sono riusciti ad ottenere. I risultati dei progetti sono sorprendenti e le soluzioni si caratterizzano per la loro creatività.

Ore 12.30.
Tutti i team hanno completato il proprio pitch. La maggior parte dei progetti richiedono ancora qualche piccola rifinitura ed i partecipanti vengono invitati a completare il lavoro a casa. Si intuisce dagli ultimi scambi di idee che qualche team unirà i propri sforzi in un progetto comune.
La review con i feedback dei partecipanti sul percorso ci incoraggia. Certamente il lavoro  in coppia da condurre in un tempo limitato su un unico portatile non è semplice e non risulta naturale, ma “sfida” alla scoperta e all’impiego delle proprie risorse.

“Il mio compagno di team mi ha insegnato uno script che non sapevo”; “Lui ha molte idee ed è più creativo di me”; “Lui però è più preciso e mi ha corretto alcuni errori”; “Ci si diverte di più in due”. Accade a un corso per programmatori? In un hackaton per geek smanettoni?
Non esattamente.

Questo è accaduto nel Coderdojo svoltosi a Milano sabato 21 Settembre, presso Talent Garden e i protagonisti sono stati ragazzi di 9 -12 anni che avevano già partecipato alle precedenti sessioni di Coderdojo, diventando “cintura nera” di programmazione con Scratch. La missione era salvare Tokio da uno tsunami creando un’animazione o un videogioco.

Sapevamo di chiedere loro molto, ma eravamo fiduciosi del fatto che anche questa volta ci avrebbero sorpreso positivamente.
Questo è ciò che hanno prodotto in poco meno di 2 ore usando Scratch e collaborando tra loro.

Anche per noi è stata una sfida: far incontrare due metodi, l’uno preso a prestito dalla pedagogia e l’altro dall’informatica.
Da una parte il cooperative learning o apprendimento cooperativo, un metodo che utilizza piccoli gruppi di studenti che lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro apprendimento.
Dall’altra il pair programming una tecnica di sviluppo “agile” in cui due coder lavorano sullo stesso computer ad un obiettivo comune.

Piccoli coder crescono, esprimendo le proprie opinioni, rispettando quelle degli altri, imparando a programmare e collaborare per lo stesso obiettivo.
E, soprattutto, si divertono! Be cool!  

Coderdojo è un movimento internazionale senza scopo di lucro che si propone di insegnare ai bambini a programmare. Coderdojo promuove l’utilizzo di risorse gratuite e open source e si avvale del sostegno di una rete di volontari (mentor).

Cosa succede a Coderdojo? I bambini sono protagonisti: arrivano e vengono accolti e “chiamati per nome”, scelgono il posto che preferiscono, si spiega loro esattamente come si svolgerà la mattinata e poi con i meno esperti si parte con un tutorial interattivo presentato da un mentor. Dopo una bella merenda, via libera alle sperimentazioni dei bambini, che scelgono cosa fare e come farlo. Se hanno bisogno di un aiuto per superare un ostacolo chiedono aiuto ai loro coetanei più esperti e solo quando l’ostacolo è davvero complesso si rivolgono ad un mentor che non offre loro la soluzione ma li aiuta ad avvicinarsi all’obiettivo a piccoli passi.

CoderDojo ha una sola regola:
Above All: Be Cool“, bullying, lying, wasting people’s time and so on is uncool!

 

photo credit: coderdojo milano

Author

Sono Barbara Laura Alaimo, pedagogista per passione e professione, specializzata in relazioni educative e diplomata in counseling familiare e dell’età evolutiva. Moglie per scelta (coraggiosa di mio marito!) e mamma “per caso”, ma orgogliosa e sempre in crescita di tre creature di 11, 9 e 4 anni. Ho da sempre un sincero interesse per la famiglia, tanto che oltre alla mia, amo occuparmi di quella degli altri. Conduco gruppi per genitori, oppure lavoro individualmente con loro o con le famiglie; realizzo progetti presso scuole, enti e associazioni sui temi dell’educazione alle emozioni, la prevenzione delle prepotenze e del bullismo, l’educazione ad un uso responsabile delle nuove tecnologie e la prevenzione del cyberbullismo, l’educazione all’affettività e alla sessualità. Osservando i bambini, imparo quotidianamente l’importanza del gioco e della creatività, della curiosità. Mi sento soddisfatta di me e del mio lavoro quando riesco ad ascoltare davvero le persone che si rivolgono a me, quando aiuto qualcuno a ritrovare le sue risorse, quando accompagno i genitori a capire meglio i loro figli, piccoli o grandi che siano. In due parole sono… straordinariamente normale.

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