Il 4 maggio è il mio compleanno e per una volta parlerò solo di me. Niente mariti, niente figli, figliastre o famiglie allargate. Solo io, che sono mamma, matrigna (e questo già lo sapete) ma pure donna, un tempo ragazza e prima ancora bambina. Sorella, moglie, cugina, futura zia, cognata, forse un giorno suocera… Quante figure diverse per una sola anima. Una sopra l’altra, una dentro l’altra, come una matrioska.
E noi chi siamo davvero? Un giorno chiacchierando con un amico ho ricordato alcuni episodi del passato. Parlando di una me che non c’è più – perché quel tempo mai più tornerà – ho risentito vibrare alcune emozioni antiche. Potersi raccontare, avere l’onore di un interlocutore che ascolta la nostra storia con orecchie aperte, mi ha permesso di rievocare me stessa. Prima dell’oggi, prima dei figli, della famiglia, del matrimonio, dello stress (come dice la sorellona). Ecco, confesso, mi sono emozionata: mi ero dimenticata di me. Troppa fretta, sempre, troppi impegni. E stanchezza cronica.
“Se vuoi uscire dalla routine, ritagliati uno spazio per te un’ora alla settimana”, consigliano gli esperti sulle riviste. Giustissimo. Ma spesso anche quando andiamo dal parrucchiere (“mi faccio un nuovo taglio, e mi sentirò un’altra”), o in palestra (“mi stanco un po’ così mi rilasso”) oppure organizziamo una serata con amiche (“andiamo a ubriacarci come ai vecchi tempi”) non si riesce davvero a raggiungere l’intento prefissato. Non ci si sente più belle con il nuovo taglio. Non ci dà il beneficio sperato l’ora in palestra. L’errore sta nel concetto di ritagliarsi uno spazio. Come se vivessimo a compartimenti stagni. Da una parte gli impegni, dall’altra i divertimenti e o diversivi. In tutto questo, quel che manca, è sempre l’anima. Cioè noi. Ricordare, raccontare, riappropriarsi di noi stesse prima dell’oggi. Riportare alla memoria i luoghi che un tempo erano consuetudine, la stanza da giochi a casa dei nonni, la casa in campagna dell’amico dove si andava con l’ex fidanzato, il banco a scuola vicino alla finestra per guardare gli ippocastani fuori in cortile, le corse in bicicletta di notte in città dopo una festa, le Pasque e i Natali in famiglia quando aprire i regali e trovare la soRpresa dell’uovo era ancora una magia. I pianti disperati per gli amori e le amicizie tradite.
Ricordare e raccontare. Questo mi auguro e via auguro per il mio compleanno.
15 Comments
buon compleanno michela! che frizzico alo core questo tuo post…la finestra della classe per guardare fuori gli ippocastani, mi ha ricordato la mia finestra per guardare fuori il mare. un abbraccione
a chi gli ippocastani…a chi il mare! felice di averti rievocato
un abbraccio
sai che questo tuo aurgurio si è avverato proprio ieri in poche battute, qualche sguardo perso nelle mezze luci di una serata organizzata più per sfidare legami ombelicali che per acquistare prodotti tupper… E tra le tempie, invisibile, una sfumatura di nostalgia che colma le tracce degli anni tracorsi ricordando vecchi fidanzati, feste da erasmus, follie d’amore. È vero ricordare intristisce E raccontare resuscita (concedimi il verbo in senso transitivo…) fa germogliare da quel nocciolo di vita compresso a mo’ di pomo d’adamo un sapore dolce-amaro:
auguri!
ricordare intristisce, raccontare resuscita. non avrei saputo dirlo meglio. grazie!
tanti auguri super mamma acrobata che ho avuto modo di conoscere e apprezzare giorno per giorno per un intero anno! un bacione
chi sei? resti nell’ombra… ma mi piace anche così. grazie, comunque
eh, sì. La grande paura dell’Occidente, il Tempo.
Nietzsche scriveva “tutto quello che è dritto, mente. la verità è curva”. Ma nessuno lo ha ascoltato e siamo qui, imprigionati nella terrificante sensazione di essere sullo scivolo (rettilineo e dunque menzognero) del tempo che passa.
La vera cattiva coscienza è il senso di perdita. Quest’ansia che ci prende di “approfittare” dei momenti, perchè passeranno. Ma nel cercare freneticamente soluzioni non facciamo che confermare implicitamente questa rappresentazione del tempo.
A volte, basta cambiare sguardo, guardarsi intorno e dentro, sfogliare i ricordi e le facce che abbiamo avuto e dire: è tutto qui. E’ ancora tutto qui, è sempre stato tutto qui.
Nessuno se ne va, niente si perde. Non siamo soli. Non saremo mai soli.
La nostra cultura ha preso ogni cosa e l’ha spezzettata: l’uomo (corpo, anima, mente, memoria), il tempo (adesso, ieri, domani), il valore (momento buono, momento noiosi, momento di gioia, momento di dolore), e così via.
Raccontare è un bel modo per rimettere insieme i pezzi, riconstruire i mondi in cui abbiamo abitato. Sopratutto raccontare ai bambini.
buon compleanno, Michi. E buoni racconti.
E, se mai ci troveremo nello stesso angolo di mondo per qualche giorno, spero di poter aggiungere qualche nuovo ricordo a quelli vecchi, nella “casa di campagna”.
un bacio
che sorpresa meravigliosa trovarti qui. grazie. hai impreziosito il mio blog con un commento filosofico e importante. spero che lo leggeranno in tante. un abbraccio
bedda beddissima…ma quanti anni compi? quando sei nata io ero lì, ti ho preso in braccio per prima, e ti ho guardato.
15 + 10 +20 – 10
e tu sei parte di quei ricordi meravigliosi che potranno un giorno diventare racconti. frittellozze e giornate al mare, piscine gonfiabili e bagni al laghetto. un abbraccio
Tanti auguri! Brava che oggi hai parlato solo di te!
Ricordare e raccontare: due verbi o meglio due azioni oggi troppo poco adottate. Perchè “ricordare” è a volte doloroso e “raccontare” è spesso impossibile perchè difficile è trovare qualcuno disposto ad ascoltarti. Ma quando il felice connubio del ricordo e del racconto si incontrano si crea una di quelle situazioni che scaldano il cuore. Io amo scoltare i racconti delle persone che mi parlano della loro vita e immagazzinando i loro ricordi riscopro anche i miei. E alla fine scavando nei ricordi scopro che in fondo non è cambiato molto, ho camminato, ho costruito, ho gioito, ho pianto ma sono sempre io. Le consuetudini di una volta sono le stesse di oggi. Tanti auguri cara Michela… anche i tuoi “racconti” mi riscaldano il cuore e spesso mi divertono!
siccome ti firmi nonna maria, mi fari “ricordare” che l’amore per i racconti io l’ho ereditato dai miei nonni. mai storie di fantasia, ma tanti aneddoti (come diceva il mio nonno paterno) sulle loro vite durante la guerra, e dopo la ricostruzione. vite che erano avventure. e infatti io stavo sul divano di fianco a loro ad ascoltare e sognare di avere anche io una vita così ricca e appassionante…
Poesia. raccontare …… Ricordare……. È poesia
Grazie michela
la cosa del “un ora per te” è verissima! brava è proprio così. è bello poi fare il “link” tra quello che eravamo anni e anni fa e come siamo ora. Per questo io “coccolo” alcuni miei difetti tremendi, come non sistemare i miei cassetti dei vestiti, mangiare le caramelle Haribo o ascoltare la musica a palla, per qualche minuto, ogni tanto…Perchè mi fanno sentire “sono sempre io”. Je t’embrasse, belle amie