Uno dei momenti più emozionanti per noi genitori, è quando sentiamo i nostri bimbi pronunciare le loro prime paroline… Io per prima, ricordo che ho filmato addirittura l’evento, ascoltando quei suoni con gioia ed emozione immense! Come un po’ per tutto ciò che riguarda i bambini, ognuno ha i suoi tempi, ma può anche capitare che l’apprendimento del linguaggio presenti dei problemi e, allora, bisogna cercare di intervenire, chiedendo aiuto ad un logopedista.
Cos’è la logopedia?
È la branca della medicina che studia il linguaggio e la parola (sia scritta che orale) e le sue problematiche. Il suo obiettivo principale è sviluppare un linguaggio corretto ed educare o rieducare il linguaggio e la voce, risolvendo alcuni disturbi o difetti e, perciò, si rivolge ai bambini, ma anche ad adulti. Per quanto riguarda il bambino in fase di crescita, si occupa di riabilitazione nell’ambito di ritardi o disturbi del linguaggio, della fluenza (balbuzie) o dell’apprendimento scolastico (lettura e scrittura).
Quali sono i campanelli d’allarme?
I tempi di acquisizione del linguaggio dipendono dal bambino e dalle sue abilità innate, ma anche dall’ambiente più o meno ricco di stimoli che lo circonda. Dannoso e rischioso – per noi adulti e per gli stessi bambini – è fare paragoni o gare con gli altri genitori, per scoprire qual è il bambino che dice più parole e inizia a parlare prima degli altri… Lo stress e l’ansia non possono che peggiorare eventuali problemi o anche farne sorgere nei casi in cui problemi reali non ci siano.
È giusto stimolare e incoraggiare il bambino a parlare, ma senza che ciò diventi un’ossessione controproducente. C’è chi parla prima, ma in modo non sempre comprensibile e chi parla dopo, ma subito in modo corretto. Orientativamente, è utile sapere che, intorno ai 5 mesi, il bambino inizia la cosiddetta lallazione (emissione di suoni sotto forma di sillabe ripetute in serie) e tra i 9 e i 14 mesi, pronuncia le prime paroline di senso compiuto. Se a 2 anni e mezzo, il bambino ancora non dice paroline, per stare più tranquilli, si potrebbe anche chiedere il parere del pediatra.
Potrebbe essere un semplice ritardo (RS) risolvibile in pochi mesi o potrebbe essere un disturbo specifico del linguaggio (DSL), potrebbe dipendere da un ritardo mentale, da un problema legato ad un disturbo dello spettro autistico o legato anche a problemi dell’udito, a problemi odontoiatrici o a disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). C’è poi anche l’aspetto emotivo da considerare, perché – in alcuni casi – può influire limitando l’utilizzo del linguaggio. Spesso, il problema non è patologico, ma legato solo ad un ritardo evolutivo, a cui seguirà uno sviluppo del tutto normale.
Ad ogni modo, un ritardo nel parlare, parole semplici pronunciate male o in modo incomprensibile, una difficoltà nello strutturare le frasi, una lentezza o difficoltà nell’imparare a leggere o scrivere o anche la balbuzie potrebbero – ma non è detto che lo siano sempre – campanelli d’allarme. C’è da dire che alcune lettere o gruppi di lettere (come s, z, f, gl o gn) sono più difficoltose da pronunciare e capita che alcuni suoni siano riprodotti in modo errato, ma, a volte, può bastare anche solo un po’ di esercizio fatto a casa e un po’ di pazienza e costanza da parte di noi genitori, perciò non dobbiamo subito allarmarci. Chiedere il parere di uno specialista o farci anche consigliare dal pediatra di base può però essere opportuno, però, se il problema non sembra risolversi col tempo e con la pratica o, addirittura, sembra peggiorare.
Come interviene il logopedista?
L’intervento abilitativo e/o riabilitativo prevede esercizi ad hoc, studiati per l’educazione della parola e la corretta padronanza degli strumenti espressivi. Il logopedista propone, tra l’altro, esercizi di stimolazione linguistica, foniatrica e motoria e il gioco è tra i principali strumenti terapeutici. Molto importante, però, resta la collaborazione con i genitori e con la scuola.
photo credit: bufflehead via photopin cc
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