Attenzione. Si consiglia la lettura solo a chi ha già compiuto negli anni passati l’inserimento dei propri figli. Chi lo dovesse affrontare in futuro, è fortemente sconsigliato di proseguire oltre, al fine di non ingenerare sensazioni di pessimismo cosmico.

Scuola dell’infanzia: il primo giorno…

La Maestra: “Buongiorno! Voi siete i genitori del piccolo Brando, giusto?” – Noi: “Sì” rispondiamo entusiasti in coro”.

“Vi hanno già spiegato come funziona?” – “Più o meno…”.

“Bene. Noi facciamo un inserimento graduale dei bambini, in modo da farli abituare gradualmente a questa nuova situazione. Anzi, fategli portare un oggetto di casa, per farlo sentire a suo agio” – “Ok…tipo?”.

“Noi consigliamo il televisore. Cominceremo un poco alla volta. Solo più in là, il bambino sarà a scuola per l’orario intero” – “Ah…bene. Più in là…quando?”.

“Marzo” – “Marzo?”.

“Ovviamente se tutto va bene” – “Ah”.

“I primi giorni sarete presenti anche voi in classe…magari vi potete alternare” – “Ah… ma per quanto tempo? Sa…noi lavoriamo entrambi…”.

“AhahahAHAHAHAHAHAH!!!! Lavorate???? Non vorrete mica mettere davanti all’equilibrio mentale di vostro figlio il vostro insignificante lavoro?!?!?! Non sarete mica quel tipo di genitori???” – “No…no…certo…”.

“Bene… dopo un primo periodo che farete dentro la classe…” – “…che durerà fino a?”.

“…metà ottobre. Dicevo, dopo questo periodo in classe, farete un periodo stando qui subito fuori dalla porta della classe” – “Dove, nel corridoio?”.

“Sì… MA NON DOVETE INTRALCIARE I BIDELLI!” – “No… no…”.

“Però dovete rimanere lì. A disposizione” – “Ok…”.

“Dopo 2-3 giorni…” – “Ce ne possiamo andare!”.
“No! Potete spostarvi di 5 metri nel corridoio”.

Per farla breve, verso ottobre dovremmo riuscire a varcare il portone della scuola. A novembre possiamo attraversare la strada, ma con un braccialetto elettronico alla caviglia, in modo da essere sempre rintracciabili e reperibili per eventuali emergenze.

“Tutto chiaro?” – “Ehm sì!”. “Perfetto… allora ci vediamo domani per il secondo giorno di inserimento”
“Come? Ma se siamo qui nemmeno da 5 minuti!” – “Ve lo avevo detto che era graduale”

Riprendiamo Brando, che non è riuscito a distinguere tra il suo primo giorno di scuola e la spesa dal macellaio. Lo vediamo che saluta con simpatia gli altri bambini e allegramente torna a casa con noi.
L’atmosfera è serena. I bambini pare che abbiano gradito.

Il giorno dopo…

Gli strilli attraversano le pareti. Bambini urlanti scorrazzano per la classe. Qualcuno vomita negli angoli. Altri si aggrappano alla gamba del genitore, gridando “Non mi abbandonare! Non mi abbandonare!”.
Alcuni piangono dicendo “Voglio andare via!!!!”. Altri piangono dicendo “Non voglio andare via!!!!”. Altri ancora piangono dicendo “Non so cosa voglio, ma visto che gli altri piangono, piango anch’io!”.

Tu sei lì terrorizzato in un angolo che ti mangi anche le unghie dei piedi per il terrore. Le maestre servono a turno con il numeretto i vari bambini, cercando di distrarli con pupazzi a cui è stato tranciato un braccio o macchinette senza ruote. Tuo figlio ti guarda incredulo, con gli occhi pieni di lacrime. “Come puoi farmi questo?” leggi sul suo volto.

Stai valutando due opzioni: far assumere tuo figlio con il Contratto Giovani nel tuo ufficio o lasciare il lavoro e campare della vendita di un tuo rene per un annetto o due.
Ma, mentre stai valutando le due opzioni… è già finito il tempo di permanenza a scuola!

Il terzo giorno…

Il terzo giorno, è già malato. Stai fermo un turno: una settimana a casa con la bronchite.

Dopo una settimana…

Torniamo a scuola ed è come al Gioco dell’Oca: devi fare 3 passi indietro rispetto alla casella in cui eri capitato. E ricominci tutto da capo.

Ma piano piano, ce la si fa.

Ora mio figlio non fa più storie la mattina e la vive con buonumore. Gli piacciono i miei colleghi e ha anche una scrivania tutta sua! Se continua così, il mio capo terrà lui e licenzierà me!

Photo credit: brainsil / 123RF Archivio Fotografico

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