Oggi ricorre il Safer Internet Day 2016, la giornata dedicata alla sicurezza un rete. Conoscere il web, nei suo rischi e nelle sue opportunità, rappresenta per noi genitori una sfida educativa importante, da non sottovalutare. Proprio in occasione di questa giornata, in cui sono molte le iniziative dedicate al mondo web, vogliamo riflettere insieme alla psicologa Nora Massoli sul rapporto tra bambini e social network, cercando di capire insieme perché è fondamentale rispettare i giusti tempi, senza bruciare le tappe, anche nell’uso di questi potenti messi di comunicazione.
Bambini e social network: la scuola primaria
Sempre più bambini alla scuola primaria iniziano a essere connessi con il mondo attraverso smartphone, tablet e PC, molti comunicano tra loro con WhatsApp e qualcuno apre già il proprio profilo sui social network, aggirando senza difficoltà i limite d’età minimi fissati, semplicemente alterando la propria data di nascita.
Mentre non trovo difficile comprendere la voglia di questi bambini di fare ciò che i genitori magari fanno continuamente (guardare il cellulare, postare foto, controllare il proprio profilo sui social, twittare, rispondere a un SMS o messaggio WhatsApp), faccio più fatica a capire come mai i genitori non vedano il rischio che si cela dietro a questo precoce approccio agli strumenti di connessione.
Bambini e social network: le competenze sociali
Come abbiamo già avuto modo di discutere in questo post, ci sono competenze fondamentali che i bambini devono sviluppare per diventare “animali sociali” capaci di relazionarsi in maniera sana e positiva all’Altro e che all’età della scuola primaria ancora sono in via di formazione.
Queste competenze hanno a che fare con la capacità di mettersi nei panni dell’Altro, capire che conseguenze hanno sull’Altro le loro parole, i loro gesti, le loro emozioni. E queste competenze vengono apprese dall’esperienza con la propria famiglia e con il gruppo dei pari.
Nelle relazioni mediate dall’adulto i bambini hanno la possibilità di essere ripresi, corretti, aiutati a capire come è meglio comportarsi e gestire il proprio comportamento: si pensi alla mamma che interviene quando il suo bambino dice ad un amichetto che non può giocare con lui e questi si mette a piangere, oppure quando prende in giro un compagno di classe per il suo aspetto fisico o ancora quando gli dà una spinta perché il compagno lo ha deriso per il voto alla verifica di storia. In questo caso il genitore spiegherà al suo bambino che sentirsi esclusi o presi in giro non è una sensazione piacevole e quindi lo aiuterà a capire il punto di vista dell’altro, oppure gli insegnerà che è comprensibile che si sia arrabbiato per il fatto che l’altro bambino l’ha deriso ma che picchiare non è il modo corretto di gestire la rabbia.
Al contrario, quando i bambini si relazionano tra loro senza la mediazione dell’adulto, i rischi che qualcuno “si faccia male” sono più alti, proprio perché non c’è un insegnante o un genitore che vede i comportamenti scorretti e interviene per spiegare e aiutare a capire le conseguenze del proprio agire sull’Altro. Non solo, ma l’offesa o la presa di giro che i bambini subiscono quando viene pubblicata su un gruppo WhatsApp o su un social network varca ampiamente i confini della relazione tra chi aggredisce e chi subisce, espandendosi ad una platea di spettatori, tanti quanti sono gli iscritti a quel gruppo di messaggistica o a quel profilo social.
Il senso di umiliazione, esclusione e vergogna si amplifica così a dismisura causando danni molto più profondi di un conflitto vis-a-vis tra due bambini e qualche compagno presente al momento.
Bambini e social network: istruzioni per l’uso
Proprio per questo, se è vero che piuttosto che demonizzare è fondamentale educare a un corretto uso, in maniera graduale, nel rapporto tra bambini e social network, è importante ricordare che:
- gli strumenti di comunicazione virtuale veicolano facilmente parole e immagini che possono ricondurre a comportamenti di bullismo: in fondo scaricare le proprie frustrazioni sul debole senza nemmeno doverci mettere fisicamente la faccia ma agendo coperti da uno schermo è la via più facile per i bulli;
- su internet i rischi di adescamento, come quelli di visione di immagini a contenuto violento o sessuale inadeguati e traumatizzanti per un bambino sono molto alti, sottovalutare le conseguenze di questi rischi è molto pericoloso, come anche non preparare i nostri figli a questi pericoli quando arrivano all’età giusta per accedere ad internet.
- se vogliamo insegnare ai bambini un uso corretto del computer e di internet, dobbiamo affiancarli navigando insieme a loro, senza lasciarli liberi di accedere alla rete fuori dalla nostra supervisione (ecco perché gli smartphone alla scuola primaria sono una cattiva idea).
- durante la pubertà ed adolescenza l’autostima e l’immagine di sé è ancora in costruzione, e per questo molto fragile. Far esporre i nostri figli sulla rete permettendo loro di aprirsi anzitempo un profilo social (e sottoponendoli così al rischio di critiche e giudizi rispetto a foto o pensieri che postano sulla loro pagina) rischia di costituire un’esperienza molto negativa, che mina il senso di Sé ed frustra in maniera anche molto pesante il bisogno che i preadolescenti e adolescenti hanno di sentirsi approvati ed accettati dal gruppo di riferimento.
- ogni cosa ha un suo momento: come genitori non si deve cedere alla fretta che comprensibilmente i figli hanno di crescere. Le cose devono arrivare non perché nostro figlio pesta i piedi più rumorosamente di altri, ma perché abbiamo valutato che è pronto e sufficientemente responsabile per quel passo (sia esso il cellulare, l’uso di internet, il motorino o la patente di guida).
Voi cosa ne pensate? Qual è il rapporto tra i vostri bambini e i social network?
photo credit: alphalight1 – pixabay
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