La Music Learning Theory di Edwin E. Gordon non si riferisce ad un vero e proprio metodo, ma ad una teoria dell’apprendimento, applicata alla didattica musicale e rivolta ai bambini da 0 a 9 anni. Non è mai troppo presto, infatti, per avvicinarsi alla musica: è stato dimostrato che l’attitudine musicale (potenziale di apprendimento in musica) è innata in ognuno di noi e si sviluppa nei primi anni di vita. Fondamentale, dunque, è crescere a contatto con un ambiente musicale ricco di esperienze musicali di qualità e, preferibilmente, dal vivo.

 Ecco, allora, qualche informazione in più sulla MLT.

 

Su cosa si basa?

Sul presupposto che la musica è una forma di comunicazione, un linguaggio (non una forma di intrattenimento), che può essere attraverso gli stessi meccanismi con cui impara a parlare.

 

Quali sono gli obiettivi?

Sviluppare il senso della sintassi e l’attitudine musicale fin dai primi giorni di vita del neonato. Dice lo stesso Gordon: “Il nostro obiettivo è favorire la crescita di generazioni capaci di ascoltare e di capire la musica, di comunicare musicalmente, di fare musica nelle loro famiglie, con i loro amici e di improvvisare”. Lo scopo dei corsi basati sulla MLT, dunque, non è assolutamente creare a tutti i costi geni musicali o musicisti professionisti, ma solo offrire la possibilità di esprimersi in musica, con la voce o con uno strumento. 

 

Come considera l’apprendimento del bambino?

La capacità di apprendimento del bambino è massima nei primi 3 anni di vita (in particolare nei primi 18 mesi), poi decresce gradualmente fino ai 9 anni circa, età in cui il potenziale si stabilizza.

 

Qual è il ruolo degli insegnanti?

L’insegnante, dando l’esempio, stimola nel bambino il vocalizzo libero e la audiation, cioè la “capacità di sentire e comprendere nella propria mente musica non fisicamente presente nell’ambiente”, perciò anche di pensare musicalmente. “Non devi insegnare musica, devi essere musica” chiarisce Gordon (così come ai bambini non si insegna a parlare, ma si parla e basta). L’insegnante canta, dunque, brani privi di parole e i bambini assorbono ed elaborano la musica, rispondendo con lallazioni, canti, balli, pianti, risa…e, a quel punto, l’insegnante risponde loro sempre nel linguaggio musicale, instaurando un vero e proprio dialogo musicale.

 

Qual è una particolarità?

Così come il bambino impara a parlare naturalmente e solo successivamente impara a leggere e scrivere, secondo la MLT, bisogna partire dall’apprendimento informale della musica (nella fascia di età 0-6 anni) e solo successivamente passare all’istruzione formale (studio del pentagramma, delle note ecc.).

 

Come sono strutturati i corsi?

La Teoria di Gordon è applicata in asili nido, scuole dell’infanzia e primarie, oltre che in ludoteche e scuole della musica: corsi Musicainfasce (per bambini 0-3 anni accompagnati da un adulto); corsi Sviluppo della musicalità (per bambini 3-6 anni); corsi Alfabeto della musica (per bambini 6-9 anni).
Durante i corsi, avvolti da una magica atmosfera rilassata e serena, i neonati ancora non in grado di alzarsi sono sdraiati sui tappeti e chi, invece, già è in grado di camminare ha ampia libertà di movimento. Vietate le scarpe e vietato parlare: la musica si vive con la voce e col corpo e si comunica solo attraverso un linguaggio musicale, fatto non di canzoncine, ma di canti melodici e ritmici privi di testo, che seguono criteri di varietà, complessità e ripetizione. Se si osserva una lezione dal di fuori, può sembrare che i bambini stiano “semplicemente” giocando, ma, in realtà, stanno imparando senza accorgersene e senza sforzo la geometria musicale. Nella sala sono presenti anche tessuti colorati, palline o altri oggetti che partecipano ad una sorta di “coreografia” insieme a genitori, bambini e insegnanti.

 

Quali sono i benefici?

Anche i bambini più piccoli dimostrano di rispondere agli stimoli musicali positivamente attraverso forme di lallazione ritmica, accompagnate anche da risposte motorie. Lo sviluppo di una cultura musicale è importante, perché mette in moto una proficua interazione tra i due emisferi del cervello umano, migliorando le capacità di apprendimento e influenzando positivamente lo sviluppo emotivo. Anche se, successivamente, la competenza musicale non sarà coltivata, dunque, avvicinarsi con queste modalità alla musica aiuta anche a sviluppare le capacità cognitive e non solo.
Anche per i genitori che partecipano – dopo un primo momento in cui possono sentirsi un po’ goffi e restii ad abbandonarsi alle melodie – i corsi rappresentano un’esperienza significativa da condividere coi figli più piccoli e, magari, provare a riproporre anche a casa.

 

Per approfondire:

Gordon Edwin E., L’apprendimento musicale del bambino dalla nascita all’età prescolare, Edizioni Curci, 2003

www.aigam.org

 

 

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Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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