Quale bambino non ha mai chiesto un cucciolo da coccolare? Mia figlia non ha ancora 3 anni, ma ha già iniziato con le richieste e non si accontenta di un cane, ma vorrebbe anche un vitellino o una capretta…

I bambini sono incuriositi dagli animali ed effettivamente la convivenza con un pet può aiutarli a crescere e responsabilizzarsi, a patto di non considerarlo solo un gioco, ma anche un impegno da assolvere con serietà.

Ecco, allora, qualche consiglio per decidere se accontentarli.

Esaminiamo, innanzitutto, alcuni vantaggi dell’amicizia tra bambini e animali:

  • migliora lo sviluppo affettivo ed emotivo, riducendo la timidezza e favorendo l’apertura verso gli altri;
  • predispone ad una maggiore empatia (poiché il bambino si abitua ad interpretare espressioni e segnali comunicativi non verbali);
  • educa al rispetto di chi è diverso;
  • in particolari situazioni di stress o cambiamento (come un lutto, la separazione dei genitori o la nascita di un fratellino), il bambino può rilassarsi giocando o accarezzando il suo amico “speciale” e scaricare paure e ansie sull’animale, ricevendo in cambio stimoli positivi, conforto, coccole, calore e fiducia in se stesso;
  • un pet può diventare un complice compagno di giochi e un amico fedele, che aiuta a sentirsi meno soli;
  • occuparsi di qualcuno, responsabilizza il bambino, facendolo sentire grande e utile e lo aiuta anche ad uscire dal suo naturale egocentrismo;
  • è dimostrato che giocare e passeggiare con un cane aiuta a combattere l’obesità infantile;
  • secondo altri studi, crescere con un animale in casa (ovviamente, rispettando le dovute norme igieniche) rafforza il sistema immunitario.

Teniamo, però, presente che:

  • un animale richiede impegno e non può essere un capriccio, perciò – prima di prenderne uno – prospettiamo chiaramente al bambino in cosa consisterà prendersene cura e quali saranno i suoi indelegabili compiti;
  • insegniamo anche ai più piccoli che un animale va rispettato e che non è una persona, né un giocattolo, perciò non si può restituire se ci si “stanca” di occuparsi di lui, né gli si possono fare torture (seppure camuffate da coccole o giochi!);
  • elenchiamo le norme igieniche che bisognerà seguire;
  • spieghiamo a nostro figlio che non bisogna avere paura degli animali estranei, ma neppure dare loro troppa fiducia, a meno che i padroni ci assicurino che sono tranquilli e privi di malattie.

Se dopo aver riflettuto, pensiamo di non poter offrire al cucciolo la giusta accoglienza e le giuste cure, rispondiamo chiaramente ai nostri bambini che non è possibile prenderne uno. Se, invece, decidiamo di prenderlo… come scegliere quello giusto?

Innanzitutto, non prendiamone uno, solo perché lo hanno gli amici o perché è protagonista del film o del cartone animato del momento…e poi consideriamo che:

  • cani e gatti: sono i più impegnativi, hanno bisogno di spazio e tempo da dedicare loro (anche se il gatto è notoriamente più indipendente), ma possono diventare dei veri compagni di gioco e di vita; 
  • uccelli, conigli e criceti: ci si può giocare, si possono accarezzare (con delicatezza) e fanno compagnia, ma l’interazione è minore (come anche le cure);
  • pesciolini e tartarughe: l’impegno è minimo, come anche le possibilità di interazione, ma osservarli può comunque essere interessante e piacevole.

Una curiosità…

Ormai sono noti i benefici della Pet therapy e collaborando con associazioni che operano in ospedali pediatrici, ho verificato personalmente che giocare con cani, gatti e coniglietti regala ai piccoli pazienti attimi di emozione, pura gioia, divertimento e benessere psicofisico. Ma sapete che alcuni cani – opportunamente addestrati e selezionati – ora sono diventati anche insegnanti di sostegno all’interno di progetti di lettura – Reading Education Assistance Dogs o R.E.A.D.? Leggendo ad un insegnante a quattro zampe che ascolta paziente e incoraggia scodinzolando, i bimbi non provano disagio né vergogna, non temono di essere corretti o presi in giro e, così, superano ansie e blocchi psicologici, acquistando sicurezza e fiducia in se stessi.

 

… e se muore?

L’animale domestico diventa un membro della famiglia e perderlo è inevitabilmente doloroso. Ciò che può rendere il dolore ancora più forte è pensare di non essere compresi dagli altri o, addirittura, ridicolizzati, perché tanto era “solo” un animale… Per prima cosa, dunque, rispettiamo il dolore di nostro figlio e non facciamo finta di niente, ma anzi approfittiamone per toccare con lui il delicato tema della morte, che fa parte del ciclo della vita.

Fino a 5 anni circa, è difficile comprendere cosa sia la morte, ma, il bambino percepisce, comunque, la tristezza di chi gli sta attorno e il vuoto lasciato dal suo amico. Facciamo attenzione a cosa gli diciamo, perché – se, per esempio, mentiamo dicendo che l’animaletto se n’è andato o lo abbiamo dato ad altri – il bambino potrebbe pensare che sia per causa sua e sentirsi in colpa. Rassicuriamolo, perciò, e facciamo in modo che tiri fuori dubbi ed emozioni. Dai 5-6 anni, ci si inizia a rendere conto che la morte è qualcosa di definitivo e, perciò, pian piano possiamo approfondire il discorso sulla morte, rispondendo alle domande che il bambino ci pone, anche a seconda del nostro credo religioso.

Diamo sempre a nostro figlio la possibilità di tirare fuori i propri sentimenti e non vergogniamoci di mostrare i nostri, altrimenti creiamo pericolosi tabù. Comprare subito un altro animale, potrebbe non essere una buona idea, perché, se il bambino non si sente ancora pronto e non ha elaborato il lutto, potrebbe reagire con rabbia o comunque in modo negativo.

E se non siamo pronti ad una convivenza con cani, gatti & Co. ma vogliamo comunque avvicinare i bambini agli animali? Portiamoli in fattorie didattiche o in agriturismi, dove potranno anche divertirsi ad accarezzare e dare da mangiare alle caprette, osservare mungere le mucche, cavalcare come cowboy e il divertimento e il benessere saranno assicurati!

 

Per approfondire:

http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_77_allegato.pdf
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_52_allegato.pdf

 

photo credit: adwriter via photopin cc  

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

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