Quando si parla di allattamento nei forum e nei blog si solleva sempre un polverone tra chi sostiene l’allattamento al seno e chi racconta storie più o meno serene o drammatiche di passaggio precoce al biberon. Questo tema infatti muove nella donna vissuti profondi che credo valga la pena esplorare per vivere al meglio la relazione col proprio bimbo, nutrito nell’uno o nell’altro modo.
Una minima percentuale di donne non ha latte per motivi organici o assume farmaci incompatibili col nutrimento al seno. A fronte di una sempre crescente promozione dell’allattamento materno da parte di ospedali, consultori, riviste e manuali, la maggioranza delle mamme che abbandonano il nutrimento al seno per il biberon non ha ricevuto aiuto e sostegno specializzato per risolvere i problemi che ha incontrato (ragadi, ingorghi, mastiti, attacco non corretto, etc.). In Italia infatti il sostegno domiciliare alla puerpera è quasi nullo e non è facile trovare aiuto concreto per risolvere le numerose difficoltà che si possono trovare nell’avviare correttamente l’allattamento al seno.
Ci sono anche donne che più o meno inconsciamente sono spaventate dal rapporto di dipendenza simbiotica col piccolo o vivono in modo problematico gli aspetti legati alla corporeità (venir “mangiate” dal figlio, lo scambio sensuale di fluidi, il seno non-sessuato, etc.) o ancora hanno eccessive ansie riguardo alla buona crescita del bambino. Allattare al seno, infatti, in un certo senso continua il rapporto di dipendenza e simbiosi che madre e figlio avevano durante la gravidanza: il bimbo trae nutrimento dal corpo materno e cresce “attaccato a lei”.
Questo legame può essere molto gratificante, fonte di gioia e appagamento, ma può anche spaventare, essere troppo difficoltoso da sostenere e può far sentire in trappola per gli scarsi margini di libertà che lascia nei primi mesi di vita del piccolo che richiede il seno molto di frequente. Ci sono anche donne che vivono male già dalla gravidanza l’idea del contatto così intimo con una piccola creatura che succhierà una loro parte del corpo e avrà con loro un rapporto sensuale, che non per tutte è piacevole. Inoltre allattare al seno spesso comporta il doverlo fare anche in pubblico, cosa che mette a disagio molte mamme.
Il corpo della mamma che allatta è ancora “dedicato al bambino”: il seno è gonfio e se stimolato produce latte, talvolta la donna si trova più in difficoltà nel ritornare in forma e tutto questo può avere ricadute nella percezione di sé come donne padrone del proprio corpo e nella vita sessuale della coppia. Infine, nutrire col biberon rassicura sulla quantità di latte assunta dal bambino e dà serenità alle donne che si preoccupano per la crescita del figlio, mentre l’allattamento al seno mobilita vissuti profondi riguardanti la percezione della propria efficacia nel saper dare adeguato nutrimento. Capita anche che l’identificazione con la propria madre che ha nutrito o meno al seno abbia un’influenza sulla percezione della propria capacità di essere come o diversa da lei.
Queste motivazioni molto personali e spesso inconsce raramente vengono riconosciute e quasi sempre si esprimono con giustificazioni al passaggio al biberon del tipo “il mio latte non era sufficientemente nutriente” o “aveva preso il seno come un ciuccio e non si nutriva correttamente”. Se arrivassero alla consapevolezza sarebbe possibile affrontarle, talvolta con l’aiuto di uno specialista e magari già durante la gravidanza oppure renderebbero possibile alla neo-mamma scegliere di passare al latte formulato convinte di avere ottime ragioni per farlo e dunque senza i sensi di colpa che purtroppo spessissimo si accompagnano al biberon, facendo vivere il latte formulato come un fallimento e raramente come la scelta migliore per sè.
Per una buona crescita psichica del neonato è importante avere una mamma serena nel rapportarsi a lui, che sappia accudirlo con affetto e rispondere con attenzione e gioia alle sue comunicazioni. Questo può avvenire allattando al seno senza ansie e tensioni o allattando col biberon serene circa il fatto che il bambino crescerà ugualmente bene e amato in eguale misura.
E’ importante che il latte formulato venga offerto tenendo il piccolo in braccio a contatto col proprio corpo similmente a quanto avviene quando si offre il seno, dedicandogli sguardi e attenzioni ad ogni pasto (spesso chi allatta al seno, costretta a poppate molto lunghe, si dedica contemporaneamente ad altre attività sottraendo attenzione al momento del pasto, mentre il biberon viene più spesso dato con attenzione esclusiva!)
Disponendo di informazioni corrette e complete sull’allattamento (sia materno che con latte formulato) e di un sostegno adeguato nel post-partum tutte le mamme potrebbero nutrire con serenità le proprie creature che in questo modo cresceranno felici con il latte offerto con consapevolezza e amore.
6 Comments
io sono proprio un esempio di madre che dopo pochi giorni di allattamento “tragico” al seno ho ceduto al biberon e mi sono portata dietro per mesi e mesi e mesi un grandissimo senso di colpa.
non sono stata sostenuta adeguatamente, soprattutto da mia madre che spronava il passaggio al biberon. io però sentivo l’abbandono dell’allattamento al seno come una sconfitta e come un qualcosa che avrebbe “rovinato” il mio rapporto con mia figlia.
così non è stato, l’ho comunque allattata artificialmente con amore e dedizione, dando assoluta esclusività al momento della poppata. ma ahimè i sensi di colpa soo stati lo stesso tantissimi.
hai ragione, è necessario un forte e concreto sostegno alla neomamma nel post partum, in questo senso c’è ancora molta strada da fare. ci sono associazioni o consultori che offrono supporto ma alcuni sostengono l’allattamento al seno in maniera troppo “estremista” facendo scaturire nella neomamma inadeguatezze e altri sensi di colpa, mentre altri vengono magari a casa una sola volta e poi ti abbandonano a te stessa.
Ancor più importanti sono le reti di amicizie e la famiglia in primis.
ma ce l’ho messa tutta e sono fiera di me stessa! :love:
Quando è nato mio figlio si è attaccato subito e avendolo in camera con me è stato una mia appendice 24h su 24. Il dolore è stato tanto, lui si attaccava e ciucciava ma non veniva niente o quasi niente. Prima della dimissione era calato e non aveva recuperato niente. Vista la vicinanza tra l’ospedale e casa e vista la stanchezza dovuta alle troppe visite di amici e parenti, ho preferito tornare a casa. La prima notte è stata una tragedia tanto che ho chiamato subito in ospedale, piangeva e piangeva … lo attacavo ma niente. Nei giorni successivi continuava a calare, si attaccava benissimo ma non cresceva! Così ho iniziato a tirarmi il latte, 40 minuti stava attaccato lui, lo sistemavo, si addormentava e mi tiravo il latte, finito di tirarmi il latte (max 20ml) si svegliava e lo riattaccavo … dandogli prima con la siringa quello che mi tiravo …
Il pediatra diceva di insistere, ero sfinita ma non ho mollato!!! Al deciom giorno aveva perso mezzo chilo … così con la siringa e il pediatra gli abbiamo dato 60ml di latte artificiale, l’ha divorato in pochi secondi e si è fatto una bella dormita! Per me era una delusione ed era un fallimento anche per il pediatra! Così parlandone a lungo mi ha proposto una soluzione che era una via di mezzo, il dispositivo di allattamento sostitutivo.
In pratica è una borraccia graduata dove si mette il latte artificiale, da questa parte un tubicino che, una volta fissato al capezzolo con dello scotch, finirà nella bocca del bimbo nell’istante in cui si attacca al seno per ciucciare. Quindi nello stesso momento stimolava la mia produzione di latte e si nutriva con quello artificiale in un unico gesto.
Sono andata avanti così per un mese e mezzo, la situazione non si è sbloccata … ero delusa di non poterlo allattare tranquillamente, ma ero stanca e provata da questa esperienza, così sono passata al biberon … e ho capito che avevo fatto di tutto, avevo fatto il possibile, e che sicuramente mio figlio sentiva ugualmente il mio amore anche se si attaccava al biberon e onn a me, era comunque il momento della poppata un momento nostro, il contatto non mancava e nemmeno il guardarci negli occhi …
Devo ringraziare tutti quelli che mi hanno supportato e nessuno ha insistito più di tanto, mi hanno dato la possibilità di scegliere tra più alternative e sono contenta di avere fatto quanto ho fatto.
grazie mille per questo articolo molto bilanciato e rispettoso delle diverse esperienze delle neo mamme. troppo spesso si sentono esprimere posizioni estremiste pro allattamento al seno o pro allattamento artificiale in cui e´difficile identificarsi. anche perche, come emerge anche dai commenti, ogni esperienza e´unica e ogni mamma trova il suo personale modo di gestire il nutrimento del proprio bambino o della propria bambina. concordo anche sul fatto che essere serene e sicure di se sia fondamentale per il benessere del neonato. non esistono mamme di serie a e mamme di serie b! buona giornata a tutte, cecilia
Una piccola osservazione: non ho mai sentito di nessuna mamma che abbia avuto sensi di colpa per aver allattato al seno… Quindi forse se si rimuovessero i problemi con l’allattamento (io ne ho avuto 2 difficilissimi), si eviterebbero i sensi di colpa in modo molto più semplice, invece di cercare di rimuoverli quando si presentano, a causa del fallimento. Con la prima figlia ho fatto un allatt. misto: ogni volta che davo il biberon mi senivo male; non so perchè, ma era così. Ed è stato più o meno così per tutte le mamme con cui ho avuto occasione di condividere la mia esperienza e che ne avevano fatte di simili. Non so, forse è una posizione un po’ troppo semplicistica.
chiedo scusa, il mio voleva essere un commento al post iniziale, ma ho sbagliato e l’ho inserito come risposta all’ultimo.
Ohh, finalmente un articolo sereno e rispettoso di tutte le posizioni rese sull’allattamento.Se ce e ne fossero di + di voci così sono sicura molte donne non avrebbero la depressione post parto….grazie