In questo inizio di anno ho letto numerosi articoli su giornali, Facebook, ecc. riguardanti bambini “dipendenti” da videogiochi

In particolare si parla di Fortnite, ma pare che tutti i videogiochi siano portatori non troppo sani di dipendenza, in alcuni casi addirittura paragonata alla dipendenza da eroina (lo sostiene Lorrine Marer, una specialista comportamentale britannica). 

“Questa dipendenza può causare insonnia, brutti voti a scuola e anche problemi di sviluppo mentale”, non lo dico io, lo dicono illustri psicologi.

Sono meravigliata, preoccupata, indignata da quanto leggo. E mi chiedo se veramente dobbiamo aspettare che siano gli psicologi a dirci che tenere un bambino inchiodato davanti a un videogioco è dannoso per la sua salute. Per di più qui si parla di un gioco che viene consigliato dai 12 anni in su e che invece viene “concesso” a bambini ben più piccoli. 

Mi rendo conto che quando le mie figlie erano bambine, non esistendo internet, non esistevano molti pericoli ad esso connessi. Non esistendo il cellulare non esistevano le ore passate a navigare tra video e chat incontrollabili. Quindi mi rendo perfettamente conto che i compiti dei genitori di oggi sono centuplicati ma questo non permette a nessuno di sottrarsi a decisioni decisamente poco popolari e controcorrente. 

Sentire genitori che sostengono che “se non lo fanno giocare il loro figlio sarà escluso dai compagni” non denota alcuna scelta ragionata da parte loro ma un adeguarsi alla moda e poi arrivare – spero non troppo tardi – a correre ai ripari con conseguenze di disorientamento nei bambini (perché quello che ieri potevo fare ora mi è proibito?). 

Credo che proteggere i propri bambini non significhi tenerli all’oscuro dei pericoli e dei danni nei quali possono incorrere godendo di libertà infinita, spesso confusa con fiducia nei loro confronti. Forse è necessario informarli fin da piccoli (certo con le dovute cautele e con le parole giuste) che non tutto è “buono” e che non tutto quello che fanno gli altri va bene. 

Ieri pomeriggio ero a casa di mia mamma e assieme a lei (ha 99 anni) vedevo in televisione un programma che si chiama ITALIA SI. C’era un ragazzino di 11 anni che suonava magistralmente il tamburello (suona anche la batteria). Questo ragazzino ha lanciato un messaggio ai suoi coetanei: mettete da parte il cellulare e compratevi uno strumento musicale. Mi associo! E dirò di più … va bene anche un pallone!

Credits foto:  Denys Prokofyev

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