Bambini che urlano, piangono disperati, lanciano oggetti, danno calci e pugni, si rotolano per terra, addirittura trattengono il fiato o picchiano la testa contro il muro… A chi non è capitato di dover gestire un bambino in preda ad un attacco di…capricci?

È normale che un bambino faccia i capricci (anzi sarebbe strano se non li facesse!), eppure, davanti a reazioni tanto scomposte ed esagerate (almeno apparentemente), non sempre sappiamo come comportarci…

Ecco, allora, qualche consiglio utile per affrontare al meglio le piccole e grandi crisi dei nostri bambini.

Cos’è un capriccio?

Il dizionario lo definisce, tra l’altro, “un comportamento irragionevole” o “un fenomeno incomprensibile”. Ma davvero i capricci sono sempre privi di senso? A volte, l’insensato motivo apparente è solo un pretesto per sfogare un disagio ben più giustificato, anche se, magari neppure il bambino stesso ne è consapevole.  Le crisi potrebbero nascondere un bisogno di attenzioni e comunicare sofferenza o rabbia.

Molti capricci, poi, nascono dal fatto che i bambini – per fortuna! – hanno ritmi di vita e priorità diverse dalle nostre e non capiscono perché noi viviamo le nostre giornate di corsa, obbligandoli a far sempre tutto di fretta.

Un bambino piccolo, inoltre, ha il pianto come principale modo di esprimersi, perciò potrebbe piangere per comunicare che ha fame, sonno o è annoiato.

Il capriccio è anche un modo con cui il bambino mette alla prova se stesso e noi adulti, comprende quali sono i limiti entro cui può muoversi, sperimenta emozioni e sentimenti, verifica quanto può tirare la corda e quanto gli vogliamo bene.

Per distinguere un “semplice” capriccio da una manifestazione di bisogno o disagio, basta osservare molto bene il bambino e notare da cosa è scatenato il capriccio, in che momento si verifica.

Come intervenire?

Interessante è la considerazione di Paolo Roccato, psicoterapeuta e psicoanalista:

“Non esiste nessun bambino che faccia un capriccio quando si trova da solo. Perché si strutturi un capriccio, è necessaria la compresenza del bambino e di un adulto. I capricci, infatti, sono fenomeni relazionali. Nascono all’interno della relazione, si svolgono all’interno della relazione e mirano (sia pure malamente) a modificare qualche cosa di importante nella relazione”.

Perciò la risposta di noi adulti è fondamentale.

A volte, intervenire non serve: alcuni capricci vanno ignorati. Il bambino deve comprendere che non gli servono per ottenere ciò che vuole.

Io sostengo sempre l’importanza di pochi “no”, ma chiari e non contrattabili. Un’arma contro i capricci è la coerenza: mai promettere o minacciare qualcosa se sappiamo che non manterremo la parola, perché perderemmo credibilità. Inutile dire che al supermercato non si compra nulla che non sia nella lista, se poi il primo grido di nostro figlio ci imbarazza e gli permettiamo di comprare qualunque cosa pur di non sopportare lo sguardo della cassiera.

Mostriamo ai nostri figli – con l’esempio più che con le parole – come riconoscere e gestire in modo positivo anche le emozioni negative e facciamo sentire loro che noi comprendiamo la loro frustrazione (in fondo, per un bambino può davvero rappresentare una “tragedia” anche il non riuscire ad allacciarsi una scarpa!).

Non gridiamo…Dimostriamo che – almeno noi! – abbiamo tutta la situazione sotto controllo. Spesso, davanti ad uno stesso capriccio reagiamo in modo diverso a seconda del nostro livello di stanchezza e stress. Se sentiamo che stiamo per perdere la pazienza, assicuriamoci che nostro figlio non possa farsi male e usciamo dalla stanza, facciamo un bel respiro, tranquillizziamoci e ohmmmmm… ok siamo pronte per tornare. Mettiamoci alla sua altezza, guardiamolo negli occhi e parliamogli con voce calma e ferma. Se non riusciamo ad avere la sua attenzione, aspettiamo che la crisi passi, altrimenti è inutile provare a farlo ragionare.

Più che nelle punizioni, io credo nei rinforzi positivi. Invece di accusarli di comportamenti sbagliati, diciamo ai nostri bimbi quanto siamo felici quando loro si comportano bene e, comunque, critichiamo sempre il comportamento e non i bambini, senza mai mettere in discussione l’amore per loro (attenzione alle parole che usiamo!).

Ricordate la tecnica dell’holding? È utile in caso di capricci, perché ad un bambino spaventato dalla sua stessa crisi isterica, può far bene un abbraccio che lo contenga e rassicuri.

Altra soluzione potrebbe essere il time-out: si destina un angolo della casa a luogo di riflessione, dove il bambino può ritrovare la calma.

Qualche esempio pratico

  • mia figlia ama scegliere da sola i vestiti da indossare, ma impiega un bel po’ per decidersi. Dato che la mattina siamo sempre di corsa, per evitare capricci, il completo per la scuola lo prepariamo la sera prima!
  • i vostri figli non amano interrompere improvvisamente un gioco? Avvisateli sempre dieci minuti prima di quando, per esempio, dovrebbero andare a mangiare o a dormire.
  • non volete rinunciare alla pizza fuori il sabato sera? Prenotate il tavolo, così eviterete le code a rischio capricci (l’attesa annoia noi adulti, figuriamoci i bambini).
  • delegate a timer, sveglie o orologi il compito di dire stop ad attività che sapete che i vostri figli non vorrebbero terminare mai…
  • quando si va alle giostre, date ai bimbi un numero stabilito di gettoni, finiti i quali si torna a casa, punto.
  • i vostri bimbi si stanno sforzando di tirare fuori tutte le lacrime e le grida di cui sono capaci? Imitateli! Spiazzarli – così come attirare la loro attenzione su qualcosa o portarli in un’altra stanza – aiuta.

Letture consigliate ai genitori:
Hames Penney, I bambini non fanno mai capricci, Red Edizioni, 2007

Da leggere con i figli:
Giudetti Roberta, Eccli Michela, Sempre capricci!? Storie “psicologicamente corrette” da leggere insieme ai bambini, Erickson, 2002

photo credit: Marcela Miramendi via photopin cc

 

Author

Laureata in Economia per inerzia e poi in Scienze della Formazione per passione, ora sono felicemente educatrice e mediatrice familiare (e ancora manager, ma solo per se stessa!). Adoro giocare con mia figlia, ma non mi sentirei completa senza il mio lavoro così, da brava – per modo di dire! - MammAcrobata, provo a conciliare tutto, a costo di star sveglia fino a tarda notte. Da anni, collaboro con diverse Associazioni che difendono i diritti dei minori e sostengono famiglie che vivono situazioni di disagio o sofferenza. Sono socia di un'Associazione, in cui mi occupo di formazione ed essendo appassionata di comunicazione e scrittura, sono anche scrittrice, blogger e web writer.

7 Comments

  1. drusilladeserto

    Quanto è faticoso affrontare un capriccio dei nostri figli ma credo sia ancora più stancante per loro fare quel capriccio.
    Ci sono infiniti tipi di capricci, ognuno di questi ha caratteristiche diverse e dipende dalla fase che stanno attraversando, dal momento che stanno vivendo, dal carattere, dall’età e da così tante varianti che diventa difficile classificarli.
    Io cerco sempre di mantenere la calma e spiegare tanto, parlare per fargli capire che approvo il suo disagio ma che va affrontato insieme.
    Insomma, è dura ma con la pazienza ce la possiamo fare a sopravvivere noi mamme!!!!

    • Manuela Cervetti

      Hai proprio ragione, è davvero stancante sia per noi genitori che per loro. Ci vuole pazienza, infinita. Io ho sperimentato che mettermi al loro livello di altezza, abbassandomi cioè per poterli guardare negli occhi e parlare piano è un metodo che sembra abbastanza funzionare. Soprattutto con le mie figlie uso la tattica del parlare a bassa voce, se tu urli io parlo ma piano pianissimo così se vuoi ascoltarmi devi per forza smettere di piangere 🙂 Ti dirò, spesso funziona alla grande!

    • Sono perfettamente d’accordo con te! A volte, ci sembra che i bambini lo facciano apposta -e ci provino pure gusto- a sfidarci e farci perdere la pazienza… In realtà, invece, spesso sono per primi loro a non sapere più come riprendere il controllo della situazione e a spaventarsi delle loro stesse reazioni!
      Ecco perchè trovo giustissimo il tuo consiglio di avere pazienza e mantenere la calma… almeno noi… Certo non sempre è facile, ma mettiamocela tutta (anche perchè è la strategia vincente) 😉

  2. Michela, la mamma di Simone

    Sono d’accordo su molti punti dell’articolo (bellissima poi la citazione di Roccato), ma la mia indole da “rompiscatole” mi induce ad esprimere un “puntino sulla i” ed un disaccordo (chiedo venia, ma spero possa essere costruttivo!).
    La precisazione riguarda la frase “A volte, intervenire non serve: alcuni capricci vanno ignorati.”: io credo che un intervento, benché mirato ed esiguo, vada sempre attuato, altrimenti ignoriamo il bambino, non il capriccio; può essere un semplice ribadire un accordo preso tra le parti (su tempi, modalità e gestione di una certa azione) o anche un esprimere comprensione (“Ti capisco, ma questa cosa non puoi proprio farla perché x e y.”).
    Il disaccordo è sul “time out”, ovvero su come in genere venga attuato (“Vai e calmati”): come reagiremmo noi di fronte ad una persona che ci impone di calmarci e per di più seduti in un angolo? L’idea funzionale può essere invece girare la medaglia “Se pensi che possa servire per calmarti puoi allontanarti/cambiare stanza”, in questo modo forniamo un mezzo, uno strumento da interiorizzare.
    Grazie

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