Sapete vero che giorno era ieri? Ma soprattutto: sapete che cosa si festeggiava?

 

Ieri  si è celebrato il 23° anniversario della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, una giornata dedicata ai minori e ai loro diritti.

 

Elisa ha partecipato all’annuale marcia organizzata da Unicef e Arciragazzi a Milano.

 

Ecco cosa ci ha raccontato.

 

 

Come sempre è stata una forte emozione, un momento di festa che ha coinvolto più di mille bambini e ragazzi delle scuole milanesi, una fiumana di giovani che hanno sfilato per le vie cittadine chiedendo, almeno per un giorno, di essere ascoltati, rivendicando a gran voce il rispetto dei loro diritti.

 

Non è la prima volta che partecipo, anzi penso di potermi definire una veterana di questa manifestazione e come sempre mi sono lasciata coinvolgere dall’entusiasmo dei bambini, dai loro canti e dai loro slogan;  questa volta però, forse perché erano un paio d’anni che disertavo o forse perché qualche anno in più mi ha regalato una nuova consapevolezza, ho provato delle sensazioni diverse e sono tornata a casa con qualche domanda in più sul modo in cui vengono percepiti questi Diritti di cui tanto si parla.

 

Come tutti noi sappiamo la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è stata ratificata dall’Italia con la legge n. 176 del 27 maggio 1991, diventando parte integrante del nostro sistema legislativo. Si tratta di una legge quindi, e come tale dovrebbe essere non solo rispettata, ma anche applicata. Purtroppo, ancora una volta, il condizionale è d’obbligo…

 

Troppo spesso, infatti, assistiamo alla negazione dei principi di base che questo documento sancisce, e parlo anche del nostro paese e di altri che consideriamo “avanzati e democratici”.

 

Ho la sensazione – ma correggetemi se sbaglio –  che quando pensiamo ai diritti dei bambini e degli adolescenti, la nostra mente vada in prima battuta ai paesi in via di sviluppo, dove sicuramente ci sono situazioni estremamente difficili, dove si lotta per garantire la protezione da sfruttamento e abusi, l’accesso all’istruzione, la sicurezza alimentare e potremmo andare avanti all’infinito.

 

È certo dovere morale di tutti impegnarsi affinché questa situazione cambi ma proviamo a pensare anche a quello che succede a casa nostra.

Volete qualche esempio?

 

Quando un adulto a che fare con te, deve fare quello che è meglio per te. (Articolo 3)

 

Quando degli adulti prendono una decisione che ti riguarda in qualsiasi maniera, hai il diritto di esprimere la tua opinione e gli adulti devono prenderti sul serio. (Articolo 12)

 

Tutti gli adulti e tutte le bambine e i bambini devono sapere che esiste questa Convenzione. Hai diritto di sapere quali sono i tuoi diritti e anche gli adulti devono conoscerli. (Articolo 42)

 

Tralasciando per un attimo gli episodi di abuso, sfruttamento, violenza, le deprivazioni che esistono – eccome se esistono – anche in Italia, vorrei soffermarmi un attimo su diritti che vengono considerati secondari, ma che invece credo meritino maggior attenzione.

 

Se leggete i tre articoli che vi ho riportato vi accorgerete subito che il diritto all’ascolto, alla partecipazione non sono poi così garantiti.

 

Quanto spesso coinvolgiamo i bambini e i ragazzi nelle scelte che facciamo per loro? Chiediamo sempre la loro opinione su questioni che li riguardano?  Quante volte ci è capitato di sentire  frasi del tipo “ Stai zitto, sei solo un bambino”.  A quanti convegni, incontri, seminari in cui si parlava di bambini siamo stati  e quante volte tra i relatori c’erano i diretti interessati?

 

Nella mia esperienza quasi mai e credo che questo sia davvero un errore enorme.

 

Per costruire un mondo a misura di bambino dobbiamo sforzarci di metterci al loro livello, di guardare attraverso i loro occhi e di prestare attenzione a quello che ci dicono, ai messaggi che ci lanciano.

 

Se diamo loro la possibilità di esprimersi davvero, ognuno con i propri modi e tempi, potremmo restare sorpresi delle loro risposte.

 

Oramai sono dieci anni che parlo con i bambini dei loro diritti e ogni volta resto senza parole di fronte alla loro consapevolezza, alla loro capacità di cogliere aspetti che noi adulti non siamo più capaci di percepire. Dobbiamo imparare a guardare ai bambini come soggetti e non come oggetto di diritto, a trattarli come esseri a sé e non come una nostra estensione, a farci suggerire da loro la strada.

 

È semplice? No, certo che non lo è, ma se vogliamo davvero mettere i loro diritti al primo posto, dobbiamo cambiare il nostro modo di vederli, sforzandoci di non dare per scontato che le nostre idee, i nostri modi di affrontare le situazioni siano l’unica via percorribile, perché in fondo i grandi siamo noi.

 

Solo così potremmo sperare che il 20 novembre diventi unicamente una ricorrenza da festeggiare e non un giorno per rivendicare ciò che manca, perché vorrà dire che tutti i giorni, tutti bambini del mondo godranno a pieno dei loro diritti.

 

Impariamo ad ascoltarli, a dare valore alle loro idee, diamo loro voce…io oggi durante la marcia l’ho fatto, ho intervistato alcuni partecipanti per capire cosa pensano dei loro diritti e ancora una volta, devo dire che mi hanno sorpreso. Preso pubblicheremo le loro dichiarazioni!!

 

La foto è di Corriere.it: foto del giorno del 20 Novembre.

 

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