Diciamo la verita’…da quando realizzi di essere padre cominci subito a fantasticare sul futuro di tuo figlio. Alla settima settimana di gravidanza stai gia’ pensando a che universita’ iscriverlo e a cosa dire quando ti verranno ad intervistare come padre del vincitore del premio Oscar come miglior attore o del premio Nobel per la scienza. E questo e’ niente. Cio’ che piu’ conta e’ che tuo figlio sara’ uno sportivo. Perche’ puo’ anche andar male a scuola o finire in cattive compagnie …ma non puo’ in alcun modo essere un brocco. E non ti interessa che diventi un campione per i soldi, ma per la gloria (e poi avere una velina come nuora non e’male)!
Tutti questi pensieri si affacciano qua’ e la’ alla mente durante i nove mesi della gravidanza. Mentre la mamma li usa per prendere pian piano coscienza di cio’ che sta per accadere e per prepararsi alla nascita del proprio bimbo, il papa’ cede alla tentazione di fantastiche proiezioni, quasi convincendosi di stare per stringere tra le braccia un piccolo Superman.
Il parto lo riporta rapidamente alla realta’ perche’ il bambino non ha la S sul petto, piange, strilla e fa la cacca come tutti gli altri bambini del mondo, pero’ la disillusione dura poco: “Ok mio figlio non avra’ superpoteri …ma potra’ ben diventare un atleta da medaglia! Tra l’altro, visto che le olimpiadi ci sono ogni 4 anni, c’e’ ben poco tempo da perdere. Facciamo pure passare le prime e magari anche le seconde…ma ci restano comunque solo 12 anni per la qualificazione alle successive.”
A pallone non posso ancora iscriverlo perche’ non cammina, niente sport invernali che poi mi torna da Aspen col raffreddore…ci sono: IL NUOTO.
Mi informo: il bambino si puo’ iscrivere a 6 mesi. Fatto! Perche’ aspettare? Se mia madre invece di lasciarmi a giocare ai giardinetti mi avesse subito buttato in vasca magari oggi sarei anch’io forte come Phelps!
Si comincia. Alla prima lezione mi presento con costume della Speedo per me e pannolino contenitivo per il neonato, che e’ piccolo ma si fara’. In piscina ci sono dieci bambini…e 60 adulti. Gia’! Perche’ ad ammirare i giovani fenomeni di domani ci sono mediamente due genitori e 4 nonni a bambino (rigorosamente muniti di videocamera digitale), cosi’ gli spogliatoi sembrano i grandi magazzini il sabato pomeriggio. Fortunatamente arriva il momento di entrare in acqua. Il bambino e’ terrorizzato e mi guarda come a dire “io non ci volevo venire”. Io invece sono tranquillo: e’ stato 9 mesi nella placenta (che pare sia piena d’acqua), se la cavera’ benissimo anche qui. Cosi’ poso per i fotografi, chiacchiero con l’istruttore chiedendo a che eta’ si impara la virata elementare…e intanto il bimbo beve l’acqua della piscina e assume un colore che va dal blu tenue al rosso intenso. Dopo mezz’ora di tortura si esce ed io lo passo alla mamma che, vestita di tutto punto com’e’, lo porta a far la doccia. La mamma ne esce fradicia e il bimbo ancora mezzo insaponato …ma sono dettagli. La prima e’ andata!
Il sabato dopo ammetto di essere tentato di rinunciare. E se il piccolo non fosse portato per il nuoto? Ormai pero’ ho speso 300 euro per il corso (senza contare la cuffia autografata da Mark Spitz e il costume da Thorpe) e cosi continuo….fino all’ultima lezione pagata. Per l’anno prossimo ci penseremo.
Chissa’. Forse e’ giusto che il bimbo cresca tranquillamente e decida poi lui con calma che sport fare in base alle sue inclinazioni. Che vada all’asilo e che cominci pucciando i piedi in riva al mare. In fondo perche’ forzare le tappe? Almeno fino ai 5 anni deve sentirsi libero di pensare solo giocare…persino la scuola calcio del Milan li prende solo a partire dai 6!
Mmmmhh…Facciamo cosi, io intanto mi porto avanti e comincio a compragli la divisa ufficiale. D’altronde e’ probabile che se mia mamma mi avesse portato sin da piccolo ad allenarmi a San Siro oggi sarei un giocatore di serie A.
4 Comments
che tu fossi un giocatore di serie A!!
Grande racconto e grandi verità! Ai miei tempi (ecco la frase maledetta!!!) nessuno si sognava di portare i bambini in piscina quando avevano pochi mesi eppure abbiamo imparato a nuotare! Assolutamente d’accordo che i bambini dovrebbero solo giocare… e non mi venite a dire che “sì, vanno in piscina ma principalmente per giocare e prendere confidenza con l’acqua…”. Ne vedi alcuni terrorizzati e costretti a tuffi e galleggiamenti. Certo però che tua mamma si è persa un grande nuotatore e un calciatore di serie A. Povera, si è dovuta accontentare di un figlio simpaticissimo.
@Nonna Maria: ai tuoi tempi pochi bambini potevano permettersi di andare in piscina, forse le piscine neanche c’erano se non nelle grandi città, pochi bambini facevano le vacanze e i divertimenti erano altri, perchè il mondo e la società sono cambiati. non so poi statisticamente quanti della tua generazione sapessero (sanno) davvero nuotare. io so solo che sono sempre stata una fifona e ho imparato a stare a galla a 11 anni e tutt’ora nuoto molto male tanto che non sono perfettamente a mio agio al mare, non riesco mai a godermi le gite in barca, in passato ho dovuto dire di no a tante occasioni di divertimento e socializzazione perchè non so nuotare bene ma mi tengo a stento a galla. per questo ho portato mio figlio in piscina a 1 anno, sia per vincere io le mie paure nei suoi confronti, sia perchè non volevo che crescesse come me. lui si è sempre divertito moltissimo. sinceramente non l’ho mai visto fare storie, nè lo hanno mai costretto a fare cose che non gli piacevano, ma solo giochi. quando la lezione finisce ha gli occhi che gli brillano per quanto è contento. non ho neanche mai visto altri bambini fare capricci, e comunque se un giorno è stanco, ha poca voglia, è di cattivo umore nessuno lo costringe. imparare a nuotare entro i 5 anni è importante per la salute e la sicurezza dei nostri figli, che lo facciano con un istruttore o meno poco importa, e nessuno dice che bisogna costringere un bambino che non ha voglia di andare in piscina. ma molto spesso i bambini riflettono le ansia dei genitori. e allora a maggior ragione meglio che a insegnargli a nuotare siano degli istruttori professionisti. e comunque non vorrei mai un domani dire a mio figlio che non può fare qualcosa (mare, piscina, barca…) perchè non mi fido. infine, ai tuoi tempi non c’era il tasso di obesità infantile che c’è oggi. educare allo sport non vuol dire pretendere che i nostri figli siano dei campioni (immagino che il post fosse ironico su questo punto) ma educarli alla socializzazione, alla salute, alla consapevolezza del proprio corpo e delle proprie possibilità, e prevenire l’obesità.
Sono d’accordo con te Cosmic soprattutto quando dici che tuo figlio si diverte moltissimo. Il punto è proprio questo, soprattutto quando sono piccolissimi. Far fare cose che li divertano. Se poi divertendosi imparano a nuotare, ottimo! D’accordo con te anche sull’importanza di avere confidenza e sicurezza in acqua. Il mio intervento voleva enfatizzare certe forzature che non possiamo negare che esistano. Permettimi anche una battuta (veramente è solo una battuta!!!): mi fai apparire una specie di matusalemme con quei miei tempi in cui forse le piscine neanche c’erano… Hai comunque perfettamente ragione se pensi che i “nostri” genitori forse avevano altre priorità rispetto a farci imparare a nuotare!