Quelle che seguono sono alcune idee, raccolte tra libri, esperienza personale di travaglio, esperienza come Doula di parto e ascolto dei racconti delle altre mamme, per cercare di avere un buon travaglio di parto, senza nessuna pretesa di esaustività:

  • arrivare preparate al travaglio: informarsi, leggere, chiedere, mettere a fuoco le nostre aspettative e gettare le premesse per tentare di realizzarle (consapevoli che qualcosa potrebbe andare diversamente da come ci aspettavamo o desideravamo, ma ciò non deve impedire di predisporre quanto in nostro potere per avere un parto come lo vorremmo); questo ad es potrebbe anche comprendere una conoscenza approfondita degli ospedali di zona, per capire quali sono le procedure e le prassi consolidate rispetto al travaglio e al parto. Durante la gravidanza è possibile chiedere un colloquio alle ostetriche della sala parto per visitare il reparto, vedere se travaglio e parto verranno condotti nella stessa stanza, quanto tempo verrà lasciato alla mamma e al bimbo dopo nato, se viene fatta l’episiotomia di routine o solo in caso di effettiva necessità, se il monitoraggio cardiaco fetale viene fatto continuativamente o solo come controllo di tanto in tanto, quanti tagli cesarei vengono effettuati mediamente, se viene usata ossitocina sintetica anche in travagli spontanei, se vengono rispettati i tempi naturali di ogni donna, se il taglio del cordone può essere fatto dal papà, se viene atteso il tempo che il cordone cessi di pulsare, se viene garantita l’anestesia epidurale nel caso la si desideri, se viene praticato il rooming in o se c’è una nursery per la maggior parte del tempo, ecc…
  • prendere confidenza con il luogo e le persone del nostro travaglio: conoscere bene l’ospedale, sapere dove ci si deve recare al momento dell’accettazione, quali documenti portare con sè, ecc e condividere queste informazioni col futuro papà o con altre persone che ci accompagneranno (l’ostetrica privata, un’amica, la mamma, una doula, ecc), così che non dovremo preoccuparci di questi dettagli quando ci servirà restare concentrate su ben altro. A volte è utile anche preparare una lista scritta delle ultime cose da prendere prima di recarsi in ospedale, oppure dei desideri che abbiamo e che temiamo di dimenticare. Se si ha in mente una cosa più strutturata si può optare per un vero e proprio “piano del parto“, da consegnare alle ostetriche, se invece si tratta di piccoli dettagli, può bastare un foglietto da tenere a portata di  mano e da condividere con il marito/compagno. Sentirsi al sicuro (che sia a casa o in ospedale) aiuta il nostro corpo a sentirsi libero di far avanzare il travaglio: nessun animale partorisce mentre ha paura o in una situazione di stress, e noi come tutti gli altri mammiferi abbiamo bisogno di un luogo sicuro per far nascere i nostri cuccioli.
  • avere una buona conoscenza del proprio corpo: questo ci aiuterà a riconoscere le trasformazioni che lentamente ci avvicinano al momento del travaglio, a capire la posizione del bimbo dentro di noi, entrando e rimanendo in contatto con lui. Riconoscere stati di tensione muscolare e imparare a rilassarsi, col respiro o con piccoli e semplici esercizi di stretching.

Esercizio 1: da sedute, senza inarcare la schiena, far roteare lentamente il capo; se quando la testa si trova reclinata indietro col viso verso l’alto, la bocca non si apre spontaneamente, significa che non c’è rilassamento completo, ma che stiamo controllando i muscoli del viso. Questo è importante poi ai fini del periodo espulsivo, perchè tenere la mandibola rilassata e permettere alla bocca di aprirsi, alla gola di distendersi aiuteranno il nostro corpo ad accettare e facilitare l’apertura, sia metaforica che concreta che permetterà al nostro bambino di nascere.

Esercizio 2: sedute a terra sulle ginocchia, fare qualche respiro e rilassarsi; “ascoltare” la muscolatura del perineo: è contratta come per trattenere la pipì? In quel caso rilassare quella zona e respirare nuovamente.

Questi sono solo piccoli sistemi per capire se abbiamo una buona confidenza col nostro corpo e se sappiamo indurre     velocemente uno stato di rilassamento muscolare, ed è una capacità che può essere esercitata, se non viene spontaneamente. Esercitare il perineo a contrarsi e rilassarsi in modo volontario, perchè qualsiasi tensione, qualsiasi chiusura andrà ad opporsi al lavoro del travaglio, che è propio l’opposto, quello di apertura. Imparare ad usare il bacino, a renderlo sciolto, mobile, sinuoso, come se fossimo tutte danzatrici del ventre! Sarà poi utile al momento del travaglio per scegliere le posizioni che agevolano la discesa del piccolo.

  • restare a casa il più a lungo possibile: a casa nostra saremo a nostro agio, in mezzo alle nostre cose, con la massima libertà, in un ambiente piacevole, rilassato; soprattutto all’inizio del travaglio può essere utile fare piacevoli docce calde (non troppo lunghe per non far abbassare troppo la pressione), per rilassarsi e per capire se si tratta di travaglio iniziale o no: spesso infatti una doccia calda può bloccare o rallentare il travaglio stesso, in questo caso probabilmente si tratta dei prodromi o comunque di una fase molto iniziale di travaglio, dunque non c’è fretta di recarsi in ospedale. Mangiare e bere a piacere, ricordando di svuotare spesso la vescica (questo anche in ospedale: mangiare e bere non hanno nessuna controindicazione, anzi possono aiutare a recuperare le energie spese durante il travaglio; non a tutte le donne fa piacere: regolarsi secondo gli stimoli che il nostro copro ci manda).
  • utilizzare immagini e parole positive. Un es è quello di sostituire il termine contrazione (che rimanda automaticamente a qualcosa di negativo, di doloroso) con sensazione, che non ha a priori un connotato negativo o positivo, non saremo influenzate già in partenza. Altre donne amano usare l’immagine dell’onda, per rappresentare le contrazioni, perchè l’onda ha in sè una potenza enorme, è qualcosa che si può cavalcare (come i surfisti, come i delfini…), che ci può trasportare fluidamente (così come ci può travolgere, se ci opponiano, esattamente come il dolore delle contrazioni se ci opponiamo ad esse). Visualizzare immagini amate e che ci infondano sicurezza o rilassamento o piacere, anche legate alla nascita del nostro bambino, come il dischiudersi di un fiore, lo sbocciare primaverile, immagini del mare, di un fiume, delle onde come detto sopra (se si ama l’acqua).
  • scegliere musiche, profumi, oggetti o immagini (reali o mentali, per es una foto cara o una visualizzazione) che per noi siano significativi o che ci trasmettano gioia, tranquillità, fiducia. Queste cose ci potranno accompagnare sia in casa che in ospedale (ormai molti ospedali permettono ad es di usare proprie musiche da diffondere nella stanza dedicata al travaglio e al parto).
  • mantenersi per lo più attive, durante le sensazioni, camminando, ballando, muovendo il bacino, cantando… riposare nei momenti di calma e recuperare o conservare così le energie. Mantenersi attive anche come atteggiamento: essere in ospedale non ci rende malate, non siamo qui perchè inferme, tantomeno perchè incapaci di mettere al mondo il nostro bambino. Nessuno “ci farà partorire”: sarà il nostro bimbo a nascere e noi stiamo facendo il nostro meglio per accompagnarlo in questo viaggio e accoglierlo nel migliore dei modi.
  • concentrarsi sul fatto che il travaglio dura…1 minuto! Un minuto per volta, certo, ma restare nel qui e ora, nella singola sensazione, aiuta a non percepire il travaglio come qualcosa di infinito ed estenuante. Affrontare una sensazione alla volta, senza pensare a quella precedente o alla prossima; una alla volta, ogni sensazione dura circa un minuto e poi passa, seguita da un periodo più lungo di quiete e rilassamento.
  • mantenere sempre una buona ossigenazione dei nostri muscoli, continuando cioè a respirare, in modo costante e regolare. Ricordare che una buona ossigenazione è necessaria non solo per permettere ai nostri muscoli di lavorare bene e in modo efficace, ma anche per mantenere ossigenata la placenta: restare in posizioni erette (in piedi, in ginocchio, sedute, sostenute da altri, ecc) e non supine è importante anche per evitare che vengano compressi i principali vasi sanguigni della mamma, cosa che potrebbe diminuire l’ossigenazione dei tessuti, compresa la placenta, con conseguente calo del battito fetale.
  • capire se si prova piacere nell’essere massaggiate, dove e come: se è piacevole il tocco delle mani di un’altra persona, se si trova beneficio con impacchi caldi o freddi nella zona renale, se le sensazioni tendono a localizzarsi in quell’area, o sulle spalle (generalmente impacchi caldi) per aiutare il rilassamento.

Quando una qualsiasi delle strategie scelte sembra perdere in efficacia (per es un movimento ritmato del bacino, o una certa musica, o un massaggio), cambiarla serenamente con un’altra o con un momento di vuoto, di stacco (indicativamente si cambia strategia ogni mezz’ora).

Il travaglio è un momento chiave nella vita di una donna…affrontate serenamente il vostro travaglio e sarà per voi uno dei ricordi più intensi e più belli.

Auguro ad ogni donna il miglior incontro possibile col proprio bambino.

di Sara Marchesi

Fonti:

Balaskas J., Manuale del parto attivo – Gli esercizi per arrivare al parto con la sicurezza e l’energia necessarie. Red! Edizioni
DONA International, Manuale Birth Doula Workshop (S.S. Giovanni, Milano – dicembre 2011)
Gaskin I. M., La gioia del parto – Segreti e virtù del corpo femminile durante il travaglio e la nascita. Bonomi Editore
Odent M., La scientificazione dell’amore – L’importanza dell’amore per la sopravvivenza umana. Urra
Schimd V., Venire al mondo e dare alla luce – Percorsi di vita attraverso la nascita. Urra

 

photo credit: leo-gruebler via photopin cc

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