Esiste un periodo nella vita dei bambini che è straordinario: l’età precoce, da 0 a 8 anni. Durante questi anni il loro cervello sviluppa in modo rapidissimo una serie di capacità, che vanno da quella senso-motoria (coinvolgendo i cinque sensi), a quella emotiva (formando ricordi ed emozioni a breve e lungo termine), a quella sociale (interagendo con gli altri), fino ad arrivare alla capacità cognitiva (imparando abilità di pensiero, d’azione e di memoria). Negli anni che seguono, il cervello conserverà tutte quelle informazioni che sono state rafforzate dall’esperienza ed intorno ai 18 anni, perderà plasticità aumentando in potenza.
Conoscendo questo segreto, è necessario stimolare i bambini in età precoce, donando l’opportunità di sfruttare ciò che la natura ha messo loro a disposizione, un cervello che è come una spugna!

Perché imparare una lingua straniera da piccoli

Tanti sono i vantaggi che un familiare può offrire ad un bambino, comprendendo questi concetti. Uno fra i tanti, per esempio, quello di fargli imparare una lingua in più, in modo del tutto naturale e senza sforzi, oltre alla propria.

Quanta fatica impararla da adulti di solito! In un mondo dove l’Inglese è diventato il linguaggio più comune, perché non fissarlo, fin dall’età precoce, nella memoria permanente del bambino? Se poi le occasioni d’apprendimento sono accompagnate dal divertimento ed il sorriso, l’interesse e un ambiente adatto, si ottiene l’aumento della concentrazione, dell’impegno e della motivazione, caratteristiche che contribuiscono alla crescita intellettuale, ma anche fisica ed emotiva!

In Italia, generalmente, la filosofia che contempla l’apprendimento precoce delle lingue non è semplice da far assimilare, al contrario di altri paesi nel mondo, dove da vent’anni questo è stato capito. La frase più comune che si sente dire è: “E’ ancora troppo piccolo… inizierà a studiarlo quando andrà a scuola!”, non rendendosi conto di quanta potenzialità innata del bambino viene trascurata.

Apprendimento precoce delle lingue: come iniziare nei primi anni di vita?

•    Una babysitter madrelingua è già una prima idea. Che gli parli in inglese, francese o tedesco. Il bambino avrà da subito un approccio naturale e spontaneo con la lingua straniera.
•    Un cartone animato in inglese? Pensate non capirà nulla? Al contrario… per associare la storia alle parole gli occorrerà un lasso di tempo minimo.
•    Portatelo regolarmente all’estero se ne avete la possibilità, anche per brevi periodi. Noterete fin da subito quanto in fretta impari il vostro bambino.
•    Verso i 4-5 anni il bambino potrà essere iscritto ad un corso di inglese, rigorosamente in modalità ludica, presentando l’apprendimento dell’inglese come un gioco. Il corso dovrà avere una durata di circa 30-40 ore all’anno e il percorso intrapreso dovrà essere continuativo negli anni. Regolarità e costanza sono come sempre la chiave del successo.

Apprendimento precoce delle lingue: quali consigli per i genitori?

•    A casa giornalini e fumetti possono aiutare. Oppure, ancora una volta, i cartoni animati. Dai 5-6 anni in avanti il bambino può essere stimolato a comprendere il senso e la storia del cartone pur non capendo le frasi che vengono dette (o capendole solo in parte). Attenzione che la cosa appaia sempre e comunque come un gioco.
•    Non cercate di misurare le capacità linguistiche e gli stadi di avanzamento del bambino in base a come parla. Costringerlo a parlare solo per dimostrare le sue capacità rischia di produrre in lui un atteggiamento di chiusura e di rifiuto.
•    Non chiedete mai a un bambino come si dice “acqua” o come si dice “automobile” nella lingua obiettivo: lo costringerete a una complessa operazione di scambio di etichette linguistiche. Piuttosto, chiedetegli nella nuova lingua di versarvi un bicchiere d’acqua o di trovare le chiavi dell’automobile, e aspettatevi una risposta in termini di azione.
•    Esistono molti corsi di lingue su CD o DVD per tutte le età. Tuttavia, la possibilità di ricorrere a un tutor, di conversare, di confrontarsi con altre persone rimane centrale e irrinunciabile. In pratica, per quanto si possa interagire con un computer, mai nessuno potrà raggiungere l’autonomia linguistica utilizzando solo un cd-rom.
•    Sfruttare le vacanze e i viaggi per mettere i bambini in compagnia di coetanei della madre-lingua studiata.

 

di Silvia Bruno*

 

* Silvia è una delle responsabili della HELLO KIDS!, una scuola di lingua inglese riconosciuta in Italia dal Ministero della Pubblica Istruzione per il metodo applicato nell’insegnamento della lingua inglese a bambini e ragazzi in età pre-scolare e scolare e per le finalità didattiche.
Hello Kids! propone a Milano, Rho e Monza corsi di lingua inglese per bambini dai 4 ai 13 anni.
I corsi si svolgono presso la propria sede in centro a Milano, a domicilio oppure presso scuole pubbliche e private.
Con Hello Kids! l’inglese si impara attraverso il gioco, le attività manuali, le canzoni e il divertimento.

 

Diritto d’autore: choreograph / 123RF Archivio Fotografico

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9 Comments

  1. Nonna Maria

    La prima domanda che mi viene da porre a Silvia è questa: è utile un corso di inglese a 4 anni se poi in casa non si parla per niente questa lingua? Capisco un bambino che ha uno dei genitori straniero ma quando entrambi sono e parlano solo italiano? Giusta osservazione quella di non chiedere al bambino la traduzione di parole ma porre qualche semplice domanda (che possiamo imparare anche noi nonni e genitori) nella lingua straniera. Grazie

  2. Elisa stellinacadente

    Mio marito è cubano e ha sempre parlato ai bambini in spagnolo. Nei primi tempi, quando magari il bambino più grande si comportava male e mio marito gi faceva lunghi discorsoni in spagnolo, mi son sempre chiesta se il bambino avesse capito qualcosa. Allora un giorno abbiamo fatto una prova… gli abbiamo detto in spagnolo di prendere una cosa e portarla. Il mio tesoro ha capito benissimo! E quindi ho immaginato che avesse sempre ben capito anche i sermoni del padre, ma che fosse meglio fare orecchie da mercante in quei contesti!!!!!!

  3. Francyacrobata

    L’asilo nido che frequenta mio figlio ha per i bambini sopra i 2 anni 2 insegnanti. Una italiana, l’altra inglese. L’italiana parla solo italiano, l’inglese solo inglese. Per ogni cosa.
    E i bambini capiscono e interagiscono in maniera sorprendente.
    Dopo poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico un giorno Edo stava giocando col cartone del latte e vedendo la mucca ha esclamato “Mucca-CoW” 🙂
    Così, naturalmente. Sono concorde con l’articolo anche se come Nonna Maria penso che ci vorrebbe anche un po’ di continuità tra le mura domestiche.

  4. sono sempre stata convinta che per i bambini piccoli sia più naturale imparare lingue diverse da quella propria! Cercherò di mettere in pratica gli utili consigli!

  5. Questa è un’iniziativa interessante per far imparare l’inglese ad i ragazzi tra i 6 e i 14 anni…ve la segnalo:
    FINDING NEMO!
    LABORATORIO TEATRALE IN LINGUA INGLESE
    con saggio finale al Piccolo Eliseo
    in attivazione due corsi: età consigliata dai 6 ai 14 anni
    ULTIMI POSTI DISPONIBILI!
    termine iscrizioni 20 Gennaio
    http://www.teatroeliseo.it/spettacolo.php?id=58#anchor

  6. Ma i programmi scolastici delle scuole pubbliche prevedono lo studio della lingua inglese alle elementari?

  7. mater et labora

    concordo con quanto detto ma purtroppo questi possono essere solo piccolissimi spunti. mio figlio è bilingue inglese-italiano dalla nascita anche se io e mio marito siamo di origine italiana. posso dire che è un lavoro lunghissimo, faticoso, quotidiano, che comincia a dare i primi risultati dopo i due anni (e non è facile continuare senza sapere se stai ottenendo risultati!) io con mio figlio parlo inglese da quando è nato, gioco in inglese, leggo in inglese, tutte le nostre attività sono in inglese. non basta un’ora al giorno. e soprattutto sfatiamo questa credenza che basta metterli davanti ai cartoni per imparare una lingua. la lingua si impara dall’interazione con gli altri non dalla passività della televisione.
    i corsi soprattutto se ben fatti possono essere utili ma non pensiamo di crescere un bambino bilingue con un corso di quattro ore a settimana. gli farà bene e gli darà una piccola preparazione per la scuola. ma niente di più. una cosa invece consigliatissima davvero è la baby sitter di lingua madre, ancora meglio se ragazza alla pari. noi ormai ne abbiamo da due anni e mezzo ed è un’esperienza fantastica. il bambino è pazzo di loro, perchè sono ragazze di vent’anni che giocano con lui (non tate-nonne) e la lingua è la cosa più naturale del mondo. se non siete di quelli che dicono che avere un’estranea in casa vi toglie libertà:) fatelo, i vostri bimbi vi ringrazieranno!!

    • ManuAcrobata

      Ciao Silvia, come stai?
      Grazie per essere passata di qua 🙂
      Hai assolutamente ragione, sono solo spunti questi per iniziare ad avvicinare i più piccoli alla conoscenza di una lingua straniera. Pensare di farli crescere bilingue è tutt’altra cosa e richiede molto impegno.
      Che ne dici di raccontarci la vostra esperienza in un guestpost?
      Un abbraccio
      Manuela

  8. mater et labora

    ciao manu, grazie dell’invito:) lo farò molto volentieri al più presto…