Recentemente ho partecipato ad una tavola rotonda sul tema “Tecnologia e Conciliazione: le parole chiave per le donne e le mamme che lavorano”, organizzata in collaborazione con l’associazione Working Mothers Italy. I temi discussi durante l’incontro sono stati quelli della conciliazione tra lavoro e famiglia e le strade per raggiungere il migliore equilibrio possibile tra queste due sfere, soprattutto grazie alle nuove tecnologie per il lavoro in mobilità, un supporto fondamentale al servizio della flessibilità.
Hanno portato la loro esperienza di imprenditrici, manager e mamme Bruna Bottesi, Vice President e General Manager HP IPG Italiana, Maria Cimarelli, fondatrice e presidente di Working Mothers Italy, Flavia Rubino, blogger ideatrice di veremamme.it e fondatrice di The Talking Village, Letizia Quaranta, blogger e ideatrice di Bilingue per Gioco e Rita Loner Zecchel, imprenditrice e fondatrice di Happy Child. A moderare l’incontro Francesca Parviero, co-fondatrice di The HR Jungle.
In effetti si parla spesso di conciliazione ma poco, a volte, di quanto le nuove tecnologie possano venire in aiuto delle donne e soprattutto delle mamme.
Io sono sicuramente una mamma che ha scelto come amici e compagni di avventura smartphone e netbook, la wi-fi la considero come il cappuccino di prima mattina, ovvero irrinunciabile!!! Per non parlare del fatto che questo sito si rivolge alle mamme dando vita ad un luogo virtuale per condividere e offrire occasioni di confronto proprio grazie alle tecnologie, se no rimarrebbe a disposizione solo la panchina del parchetto sotto casa e la possibilità di discorrere di “questioni mammesche” con quella decina di mamme che vi si possono incontrare.
Ma la tecnologia non può essere anche la risposta a questa annosa (e atavica, aggiungerei) questione della impossibilità per le donne di conciliare lavoro e famiglia?
Dall’ultima indagine Istat risulta che ancora una cifra esorbitante di donne dopo la nascita di un figlio decide di abbandonare (o è “invitata”) il lavoro e in moltissime non lo ricercheranno nemmeno più.
Da qui quindi lo spunto per indagare quanto strumenti quali uno smartphone, un tablet, una connessione wi-fi, una stampante (bellissima quella presentata da HP durante la tavola rotonda con tecnologia e-print!) possano davvero aiutare a rivoluzionare le modalità “arcaiche” di lavoro che ancora nel nostro paese sono la prassi e che seguono la logica del presenzialismo “sempre e comunque”. Pochi giorni fa mi è capitato di leggere un articolo interessantissimo su un progetto di Microsoft Italia che ha deciso di “smaterializzare” ben 830 scrivanie facendo lavorare i propri dipendenti con tablet e telefonino liberandoli, si legge, dalla rigidità degli orari e puntando sull’autodisciplina e su obiettivi individuali. Si dice nell’articolo che in Olanda e Germania, dove questo esperimento è stato avviato ben 4 anni fa, le vendite per Microsoft sono aumentate del 50%. Un dato incredibile, non trovate?
Sulla scia di questo ragionamento, vi riporto le testimonianze di due delle relatrici, nonchè blogger, che hanno preso parte a questa tavola rotonda, che di tecnologie “ci campano” e che grazie alla flessibilità che il web garantisce hanno saputo finalmente conciliare il lavoro con il tempo da dedicare alla famiglia.
“Senza le tecnologie sviluppate dal web negli ultimi anni, la mia vita professionale e personale non avrebbe avuto la svolta che desideravo” dichiara Flavia Rubino, blogger ideatrice di veremamme.it e fondatrice di The Talking Village. “Sono felice di portare la mia esperienza di un positivo passaggio da un mondo aziendale non sempre aperto alla flessibilità a una start up basata sulla connessione tra persone, sulla loro creativita’, sulla loro costante mobilità”.
Letizia Quaranta, mamma blogger e imprenditrice di bilinguepergioco.com osserva: “La flessibilità richiede organizzazione. La tecnologia oggi è alla portata di tutti e questo permette a molte persone, e molte donne in particolare, di crearsi il proprio lavoro, magari partendo da un blog come è successo a me. Però tanto più servizi e informazioni sono reperibili in Internet, gratuitamente, tanto più per poterne usufruire bisogna essere in grado di gestirli e organizzarli per non esserne sopraffatti, e questo vale sia per chi li offre che per chi ne usufruisce”.
Su quest’ultimo spunto sono assolutamente d’accordo. Tecnologia sì ma anche e soprattutto “educazione” all’utilizzo della tecnologia e “cultura” rispetto ai vantaggi che la tecnologia può apportare.
E se anche le aziende fossero “tecnologicamente parlando” maggiormente educate, come ad esempio la HP Italia, allora forse questo binomio tecnologia e conciliazione potrebbe sul serio essere la soluzione per tante donne e mamme.
1 Comment
Faccio parte della schiera di mamme, che affolla il vostro sito, che alla fine ha deciso di abbandonare il lavoro dipendente e di mettersi in proprio per riuscire a conciliare vita familiare, lavoro e soddisfazione personale.
Per me la tecnologia è stata la condizione imprescindibile per riuscire a realizzare un’avventura dagli esiti forse imprevedibili, ma che per ora è sicuramente vincente dal punto di vista del successo personale, di mamma lavoratrice, e dal punto di vista del beneficio goduto dalle mie figlie che mi hanno potuto avere accanto.
La tecnologia può condurre ad esempi di smaterializzazione del lavoro, come in Microsoft Italia, che hanno ricadute positive non solo sulla produttività del lavoro, ma anche sulla soluzione di problemi di mobilità, di inquinamento, di ammortizzatori sociali e via discorrendo.
Attenzione, però! Tralasciando il caso dell’uso della tecnologia per l’organizzazione del lavoro in proprio, dove la professionista o l’imprenditrice, rischiando in prima persona, è coinvolta pienamente nell’interesse alla riuscita del progetto, nel rapporto di lavoro dipendente subentrano parole chiave che nascondono implicazioni culturali molto forti. Fiducia e Responsabilità.
La fiducia che il datore di lavoro deve imparare a prestare al dipendente e la Responsabilità del dipendente nei confronti degli obiettivi che gli vengono assegnati.
Dopo aver vissuto le difficoltà del dipendente, come datore di lavoro ho provato, nel mio piccolo, ad adottare modelli di flessibilità e di lavoro a distanza.
Ho dovuto fare i conti con un atteggiamento che mi ha scoraggiata in diverse occasioni e ha reso fallimentari i miei esperimenti, perché rendevano insostenibile la gestione del lavoro.
Quello che intendo dire è che l’educazione non deve riguardare solo l’aspetto tecnologico, che è un “fatto tecnico” facilmente superabile, e non deve riguardare solo le aziende. L’educazione deve coinvolgere con energia direttamente noi mamme lavoratrici che intendiamo beneficiarne, perché occorre imparare non solo la gestione tecnologica delle attività, ma anche acquisire un cultura ed un’etica del lavoro e del perseguimento degli obiettivi che a mio avviso ancora manca nella maggioranza.
L’impegno di chi, come noi, vuole dimostrare nei fatti che la conciliazione e la qualità professionale sono possibili, rischia di essere vanificato di fronte a comportamenti di negligente disaffezione al lavoro che ledono l’interesse comune e che troppo facilmente vengono ricondotti alle condizioni imposte dal sistema.
Si pensi allo sfruttamento indebito di opportunità offerte dal congedo per maternità, come ad esempio certificati per gravidanze a rischio ed esaurimento post-partum presentati con eccessiva facilità. E’ un atteggiamento che danneggia quelle donne che ne hanno davvero necessità e che inasprisce l’atteggiamento dei datori di lavoro.
Va bene valorizzare gli esempi di un corretto impegno lavorativo, va bene valorizzare gli esempi di donne che si reinventano il lavoro e con coraggio rimettono tutto in discussione, ma se vogliamo essere oneste, se vogliamo essere efficaci e avere successo nella nostra battaglia, non dobbiamo nasconderci queste cose e dobbiamo puntare a una formazione all’etica del lavoro la più ampia possibile.