Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto diffuso, ma non per questo va sottovalutato. Si manifesta come la risalita, attraverso l’esofago, del contenuto gastrico, e in particolare dei succhi acidi dello stomaco.
Gli adulti – o almeno gran parte della popolazione adulta – lo conoscono bene, perché è associato ai sintomi di una cattiva digestione.
Quel che è meno risaputo è che anche i bambini ne possono soffrire, e spesso la tosse da reflusso viene facilmente scambiata per semplice tosse, specie nei più piccoli.
Nei neonati, invece, il reflusso è un evento fisiologico, che si verifica più volte al giorno, specie dopo l’allattamento.
Riconoscere il reflusso gastroesofageo nei bambini
Il reflusso è un disturbo molto fastidioso che si verifica spesso anche nei bambini più piccoli, e se non riconosciuto può causare alcune complicanze e alcuni scompensi nella corretta crescita del bambino.
Chi ne è affetto può presentare alcuni sintomi generici – come la tosse, dolore addominale, irritabilità e nervosismo, attacchi di asma – e altri invece più specifici, come frequenti episodi di rigurgito, brucione allo stomaco e dietro lo sterno, cattivo sapore in bocca, bruciore in gola e difficoltà di deglutizione.
I bambini che sono interessanti da reflusso gastroesofageo di una certa entità e da lungo tempo, inoltre, possono essere più frequentemente soggetti allo sviluppo di complicanze: per questo è bene informarsi e curarsi tempestivamente.
I rischi del reflusso gastroesofageo nei più piccoli
La condizione dei neonati, nei confronti del reflusso, è molto particolare: se da una parte episodi di rigurgito sono normali (e anzi auspicabili) nei bambini che vengono ancora allattati, dall’altro il rischio di sviluppare una malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è piuttosto pericoloso.
Nei lattanti al di sotto di un anno di età, in particolare, quando il reflusso diventa patologico, si può ravvisare un alto rischio che si verifichino episodi di A.L.T.E. (Apparent Life-Threatening Event), ovvero l’interruzione momentanea dell’attività respiratoria, segnalata dall’assunzione di un colorito cianotico o molto pallido.
Nei casi più gravi, il reflusso può essere associato allo sviluppo della sindrome di Sandifer, una patologia che comporta movimenti distonici del capo, spesso in concomitanza con un’indigestione.
Distinguere il normale reflusso dalla MRGE
Bisogna comunque distinguere correttamente tra il normale reflusso dei neonati e la malattia da reflusso gastroesofageo.
La prima è piuttosto comune, in quanto si verifica in almeno il 40% dei lattanti, specialmente nelle prime otto settimane di vita. Normalmente, inoltre, è molto frequente (in alcuni casi il rigurgito può verificarsi fino a 5/6 volte al giorno), ma si riduce con il passare del tempo: il 90% dei lattanti non ne soffre più dopo il primo anno di vita.
La MRGE è invece una patologia particolarmente frequente nei pazienti con grave ritardo neuro-motorio, nei quali spesso si accompagna ad altri disturbi e ad una certa difficoltà nella deglutizione.
Reflusso nei più piccoli: rimedi e consigli pratici
È bene che sia il medico pediatra a consigliare un’eventuale terapia farmacologica, specialmente per il bambino che non ha ancora compiuto i due anni. In ogni caso, ci sono alcuni consigli di tipo posturale e dietetico che possono essere d’aiuto anche nel caso in cui si sconsigli l’assunzione di farmaci.
- Evitare di tenere molto tempo il bambino in posizione orizzontale, preferendo quindi che stia in braccio o nel marsupio piuttosto che steso nella culla o nella carrozzina.
- Quando il bambino dorme o è sdraiato, sollevare la testa e le spalle con un cuscino, in modo che risulti leggermente più in alto rispetto al resto del corpo.
- Assicurarsi che il neonato dorma il più possibile sdraiato sulla schiena, e non a pancia in giù: questo accorgimento, oltre a favorire la digestione, è un buon metodo di prevenzione contro i casi di SIDS.
- Nutrire il bambino a intervalli più brevi, ma controllando la quantità di latte che assume. Questo consiglio vale anche per i bambini più grandi: meglio spezzare la fame con “spuntini” frequenti che sovraccaricare lo stomaco con pasti troppo abbondanti.
- Consultare il medico in caso di variazioni improvvise nel peso.
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