Nervosismo e impulsività da adolescenti, poi stanchezza e pigrizia durante la giovinezza, irritabilità e pancia gonfia in menopausa: per ogni fase biologica della vita di una donna, c’è almeno una rispettiva fase ormonale che condiziona l’attività emotiva, cognitiva e fisica dell’organismo femminile.

Gli ormoni sessuali, infatti, sono responsabili di gran parte dei cosiddetti “sbalzi ormonali” e impattano in modo sensibile soprattutto durante alcune delicate fasi biologiche, che coincidono con i periodi di maggiore vulnerabilità della donna: in particolare durante la sindrome premestruale, durante il puerperio (periodo di 4-6 settimane dopo il parto) e durante la menopausa. 

Ormoni e sbalzi ormonali: il superamento di un lungo tabù

Per molti anni, la comunità scientifica ha ignorato i segnali evidenti che indicavano come una buona parte della vita psichica femminile fosse condizionata dagli ormoni sessuali: le intuizioni cliniche che derivavano dalla saggezza popolare o dall’esperienza sul campo rimanevano ai margini della ricerca.

Grandi cambiamenti sono avvenuti a partire dagli anni Settanta, e oggi è finalmente tornata alta l’attenzione sull’effetto dei cambiamenti ormonali sull’attività emotiva e cognitiva della donna, grazie – in gran parte – agli studi di genere.

È proprio analizzando le differenze tra uomo e donna, parallelamente agli studi sulla depressione, che si è scoperto, ad esempio, che l’incidenza della depressione nei due sessi è pressoché uguale fino alla pubertà; successivamente, questo disturbo diventa due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini, con particolare incidenza tra le giovani tra i 25 e i 45 anni (ovvero nella fase biologica fertile, nell’età in cui più frequentemente la donna tende a riprodursi). 

Una questione di genere

Questi dati non sono casuali, bensì hanno motivazioni di carattere fisiologico (qualità e quantità di ormoni sessuali prodotti da uomini e donne) e psichico (il diverso impatto che tali oscillazioni ormonali hanno sulle emozioni che regolano la vita emotiva di ciascun individuo).

Per fare un esempio pratico, torniamo ancora una volta sulla fase che segue la pubertà: in questo caso, infatti, si verifica una vera e propria scissione tra uomo e donna rispetto all’effetto che gli ormoni hanno sulle quattro “emozioni di comando” fondamentali su cui si basa l’emotività umana, ovvero l’emozione appetitiva (cioè il desiderio e il piacere); la collera e la rabbia; l’ansia e la paura; il panico (con angoscia di separazione). Nell’uomo, i cambiamenti ormonali che seguono la pubertà portano a un incremento sensibile delle prime due aree emozionali – la pulsione sessuale e la collera – che possono sfociare anche in episodi di iperaggressività.

Nella donna, invece, sono le altre due sfere emozionali a prevalere, perché gli estrogeni hanno un maggiore impatto sull’aumento della vulnerabilità all’ansia e alla paura e possono essere causa di disturbi legati all’ansia da separazione. 

Estrogeni e fasi biologiche: quali sono i momenti più delicati nella vita di una donna?

Accertato che la donna è di gran lunga più esposta alle variazioni ormonali, quali sono le fasi biologiche più sensibili durante la vita femminile? La medicina ha isolato tre diversi gruppi principali.

  1. Le giovani donne in età fertile, specialmente coloro che sono soggette a squilibri ormonali come amenorrea persistente (ossia l’interruzione del ciclo mestruale dovuto a stress o diete sbilanciate, cattive abitudini alimentari, eccessivi sforzi fisici e disfunzioni genetiche). Tale situazione comporta alcune importanti conseguenze per la salute: queste giovani donne possono infatti soffrire di cefalee e stanchezza, bruschi cali o aumenti nel peso, intolleranza al freddo o al caldo, nervosismo, tremori e palpitazioni, ma anche acne, irsutismo e orticarie.
  1. Come accennato, anche il periodo immediatamente successivo al parto è particolarmente soggetto a sbalzi d’umore dovuti ad anomalie ormonali. Il puerperio – così si chiama il periodo di 4-6 settimane che segue l’espulsione della placenta fino al ritorno alla normalità dei genitali – è caratterizzato da una grande incidenza di casi di depressione, senso di solitudine e abbandono, calo di autostima. La sindrome da depressione post partum colpisce circa il 7-12% delle neomamme e rappresenta un problema di salute pubblica di notevole importanza, se si considerano gli effetti sulla sofferenza della donna e dei suoi familiari, bambino compreso (e nondimeno i costi diretti e indiretti di tale disturbo sulla vita personale, lavorativa e sociale della donna).
  1. È ormai ampiamente riconosciuta la difficoltà dovuta agli sbalzi ormonali nelle donne in menopausa: l’improvvisa e drastica diminuzione degli estrogeni, insieme alla perdita di buona parte degli androgeni, è responsabile di un significativo stravolgimento dell’umore. Irritabilità, nervosismo, stanchezza cronica e sonnolenza (dovuta ai disturbi del sonno) sono alcune delle più frequenti manifestazioni dei cambiamenti ormonali; a questi, poi, si accompagnano diversi sintomi fisici, come gonfiore addominale, vampate di calore, aumento del peso e della massa grassa, sonno inquieto e intermittente, calo del desiderio sessuale, e così via. 
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