La lotta al dolore non è un tabù tra le strutture d’eccellenza nella salute femminile, dove sono già presenti i requisiti previsti dalla legge sulle cure palliative approvata lo scorso 15 marzo. Nell’85% dei reparti ospedalieri la valutazione del dolore è diventata una routine, in otto ospedali su dieci esiste un programma organico di terapia antalgica, in sei su dieci si trova personale dedicato a gestione e prevenzione del dolore. Si avvertono solo alcune differenze geografiche: le terapie antalgiche sono praticate dall’80% degli ospedali del nord-est contro il 60% delle strutture del sud.
Sono alcuni risultati di un’indagine promossa da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, su 97 delle 186 strutture ospedaliere che nel 2009 sono state premiate dal programma Bollini rosa e che saranno resi noti mercoledì 30 a Roma in occasione della premiazione delle strutture vincitrici nel 2010 e della presentazione della guida che dal 2006 riunisce gli ospedali più attenti alle esigenze femminili. L’evento si terrà al ministero della Salute alla presenza del sottosegretario Francesca Martini e delle senatrici Bianchi e Bianconi. Quest’anno la guida pubblicata con Il Sole 24 Ore conterrà 122 nuovi ospedali, oltre 50 con i “tre bollini”.
Non dimentichiamo che la cura del dolore è diventata caratteristica indispensabile per ottenere il massimo punteggio. In futuro ci sarà ancora più rigore e nel bando 2011 l’attenzione al dolore a 360° sarà un elemento indispensabile per entrare a far parte del network Bollini rosa. Sul resto degli ospedali italiani non esistono ancora dati precisi, ma la situazione non appare rosea: il dolore cronico resta un male spesso non riconosciuto, che colpisce circa 12 milioni di donne solo in Occidente.
La legge approvata a marzo consente a tutti i clinici, anche ai medici di famiglia, di somministrare farmaci antidolorifici e oppioidi senza l’utilizzo del ricettario speciale. Ma non basta. È fondamentale che anche le terapie vengano diffuse e somministrate. I mezzi per farlo esistono e il nostro impegno sta proprio nel diffondere la conoscenza di queste terapie.
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