I giovani d’oggi si trovano immersi in un’era digitale che ingloba buona parte della loro vita, una “realtà” così ampia che si fatica a conoscerne la portata, i rischi e le potenzialità. Il tema è delicato e va affrontato con pazienza, comprensione, presenza, cercando di cogliere le motivazioni che sottendono ad alcuni comportamenti. Ho cercato di scrivere questo articolo in maniera sintetica, ma le cose da dire sono davvero tante. Non si riuscirà ad approfondire ogni argomento, ma cercheremo di dare un piccolo vademecum per affrontare il tema: adolescenti e web!
1. Accompagnare all’uso delle tecnologie: l’importanza del limite e della consapevolezza.
Fin da piccoli i bambini hanno i loro cellulari, spesso con la possibilità di usare internet in maniera illimitata; hanno accesso, nonostante il limite di età, ai social e spesso anche con il consenso dei genitori, ma se si permette tutto questo, è necessario monitorarne l’utilizzo. Lasciarli in balia della rete può portare a situazioni davvero spiacevoli. Se non siete ferrati sul tema, inoltre, informatevi, informate o stimolate la partecipazione a corsi su cyberbullismo ed educazione alla legalità ed uso consapevole della rete. Molte scuole si fanno promotrici di laboratori ed incontri specifici per affrontare tali tematiche ma se così non fosse, siatene promotori.
2. Ascoltate e accogliete!
Siate curiosi rispetto alla vita virtuale dei vostri figli, siate pronti a parlare di ciò che accade in rete, di cosa vedono, cosa li interessa e cercate di essere aggiornati (anche se spesso le mode corrono più veloce della nostra capacità di comprenderle). Siate ricettivi: se doveste accorgervi che qualcosa non va o che preoccupa i vostri figli, se iniziano ad isolarsi per lunghi periodi o notate un improvviso cambio di abitudini, cercate di capirne il motivo, siate accoglienti e se dovessero confidarvi paure o preoccupazioni legate ad amici o a loro stessi, non lasciate correre e decidete con loro come affrontare la cosa. Approfittate inoltre delle notizie lette, dei film visti, nelle notizie al TG, tutto è un ottimo pretesto per affrontare alcuni argomenti.
3. Stabilite delle regole!
Il cellulare è uno strumento utile, a volte di svago, ma non deve essere un sostituto della vita reale. Limitiamone l’uso nel corso della giornata, durante lo studio, durante i pasti, durante la notte e facciamo sperimentare l’efficacia del tempo trascorso al di fuori dello schermo. I danni per un’eccessiva esposizione diurna e notturna ai social e alla rete sono reali (come ad esempio disturbi del sonno, difficoltà relazionali, attentive..) e coinvolgono il benessere psicofisico dei vostri figli.
4. Essere d’esempio
I genitori spesso trascorrono molto tempo al cellulare. Diamo il buon esempio. Non usiamo il cellulare a tavola e troviamo spazi dove il cellulare è lontano dalla nostra attenzione e portata. Se fin da piccoli i ragazzini vi vedono rapiti dai social e si vedono immortalati in ogni loro singola azione, potrebbero mantenere questa dinamica anche da preadolescenti, portando a condividere in rete ogni cosa li riguardi, spesso non considerandone le ripercussioni.
5. Internet Addiction
Se la maggior parte dei ragazzi usa in modo opportuno il cellulare, per molti altri, invece, l’utilizzo dei social e del cellulare può sfociare in una dipendenza patologica. La vita virtuale sostituisce la vita reale ed ogni cosa viene filtrata dal pc o dalla rete. Si è coniato un nuovo termine, nomofobia (no-mobile-fobia) ovvero la paura di rimanere senza cellulare o con il telefono scarico, fobia che si sta diffondendo anche tra i più giovani. In caso di forte dipendenza parlatene con un professionista, ma cerchiamo di intercettare il problema in anticipo. Aiutiamo i ragazzi a sperimentarsi con esperienze extra-scolastiche, reali ed appaganti, ricreative, sportive, coinvolgiamoli in avventure, viaggi, facciamoli sperimentare con il volontariato sociale o ambientale; tutto questo li porterà ad avere maggiori gratificazioni, maggiori esperienze e competenze, nonché una maggiore autostima e capacità relazionale.
6. Mode molto pericolose…
Ma cosa succede oggi sui cellulari e sui device dei ragazzi? Come possono mettersi in pericolo?
- Sexting: la parola sexting deriva dall’unione di due parole sex (sesso) e texting (sms, messaggio) ed è quella pratica diffusa, anche tra giovani e giovanissimi, di inviare messaggi, video o immagini dal contenuto intimo, erotico e sessuale. Spesso le ragazze e i ragazzi fotografano se stessi o alcune parti del loro corpo con scopo seduttivo, un po’ per gioco, a volte per essere accettati, perché richiesto o per sentirsi desiderati, ma questo può avere risvolti drammatici: le foto, una volta inviate (anche solo ad una persona) possono essere rinviate e diffuse senza alcun controllo. Le vittime del sexting si trovano così in brevissimo tempo vessate di insulti o messaggi, con conseguenze emotive, purtroppo, anche fatali.
- Revange porn: il revenge (vendetta) porn è la diffusione di video pornografici o foto come forma di vendetta o ricatto. I video, inizialmente, possono essere stati fatti in momenti di gioco o di complicità, altre volte estorti con la forza o in situazione di violenza, ma ciò che li accomuna è il loro utilizzo, in maniera apposita, a danno della persona ritratta. Ovviamente anche questo atteggiamento ha e ha avuto conseguenze terribili nella vita delle vittime; un evento del genere mina l’autostima, l’immagine di sé e il senso di sicurezza di una persona in maniera devastante. Tra l’altro è proprio notizia di questi giorni l’introduzione del reato in caso di revenge porn, con una pena prevista prevede la reclusione da 1 a 6 anni e una multa dai 5000 ai 15000 euro.
- Haters e condivisori: complici in queste situazioni non sono solo le persone che riprendono e che diffondono inizialmente video o immagini, ma anche chi decide di condividere, di commentare, di non prendere posizione in difesa della vittima, chi permette la diffusione di materiale senza pensare che dietro lo schermo vi siano delle persone che in quel momento vengono umiliate. Sono proprio i commentatori e i condivisori a dare nutrimento ai gesti di cyberbullismo e permetterne il dilagare, ma non solo, c’è chi non si limita a condividere (e ripetiamo quanto sia grave anche solo questo gesto) ma c’è anche chi, senza neppur conoscere la vittima, inizia a bersagliarla di insulti, anche gravissimi o inneggianti al suicidio o alla morte. Sono gli Haters (gli odiatori), presenti anche nel mondo adulto, le cui azioni provocano danni serissimi e se l’effetto per noi adulti è forte ed emotivamente faticoso, immaginiamo le conseguenze provocate da migliaia di messaggi orribili su ragazzi che stanno crescendo, sono in formazione, a volte fragili ed insicuri. Ogni gesto, fatto o non fatto, può limitare o incrementare gli effetti a catena che possono avere origine da un comportamento simile.
- Le Challenge: ci sono moltissime challenge (sfide) che corrono sul web, alcune all’apparenza innocue, come quelle di Tik Tok (che ha incorporato musical.ly) dove le sfide consistono nel cantare in playback una canzone, cambiarsi il maggior numero di scarpe, colore di capelli o di vestiti nel minor tempo possibile, fare video divertenti; altre sfide, invece, possono avere rischi più gravi, come quella di privarsi dell’ossigeno fino a perdere i sensi, bere più alcol nel minor tempo possibile, ingoiare cannella in polvere. Insomma, ne escono sempre di nuove e diverse ma anche le più innocue vedono un’esposizione continua del corpo. I video vengono visti e fatti in ripetizione, sempre nuovi, sempre uguali, creando una sorta di effetto ipnotico. Il seguito è enorme, la “fama” è virale, come virali sono i possibili risvolti; ne è un esempio il giudizio superficiale, l’insulto o la presa in giro per quello che si è e si fa, il peso, la bellezza, lo stile, ecc innescando una catena di commenti negativi i cui risultati sono stati visti precedentemente, oppure l’opposto, ovvero l’aumento dei commenti positivi, il richiamo alla sensualità, a fare di più, a mostrare di più, ad osare di più. Qui il terreno è altrettanto scivoloso, e tra le diverse possibilità, può dare spazio anche ciò che viene chiamato grooming online, ovvero l’adescamento di minori da parte di persone adulte con profili più o meno fasulli.
- Gioco d’azzardo o gambling. Moltissimi minori iniziano a giocare on line da giovanissimi, i giochi sono pubblicizzati e accattivanti, si trovano banner ovunque e anche qui, oltre ai rischi connessi al gioco e alle ludopatie, il grooming online ha molta presa. Ricordiamo che il gioco d’azzardo, per i minori, è vietato dalla legge.
7. Consapevolezza
I ragazzi si connettono con le persone senza nemmeno immaginare che un profilo possa essere falso, occorre un’educazione digitale, facendo in modo di far emergere potenzialità e rischi, responsabilizzando rispetto alle azioni compiute e permettendo ai ragazzi di approcciarsi al mondo virtuale con competenze cognitive, emotive, pratiche e dar loro strumenti per riconoscere situazioni pericolose o preoccupanti e, nel caso, sapere come agire.
In conclusione
Nonostante le cose dette, ci sono numerose altre realtà di cui non abbiamo parlato, come il binge watching, dove ci si abbuffa di video su youtube o in streaming, i selfie estremi da condividere, i siti a pagamento, il porno, il vamping, ovvero svegliarsi di notte per controllare costantemente il cellulare… insomma non potremmo mai avere sotto controllo ogni passo fatto in rete dai nostri figli, ma possiamo aiutarli a fare autocritica, possiamo aiutarli a comprendere le conseguenze delle azioni che si fanno, possiamo informare, insegnare l’empatia e il rispetto e chiarire che qualsiasi cosa abbiano bisogno, reale o virtuale, noi ci saremo sempre!
photo credits: 123rf
3 Comments
Pingback: Sesso e adolescenza: consigli molto utili per genitori
Io ho un figlio di 11,quasi 12anni ed è dipendente di cellulare e sopratutto di Fortnit gioco della Playstation. Sono disperata. E completamente un’altro bambino non ha stimoli a scuola e non vuole studiare.
Buongiorno Giovanna, mi spiace moltissimo ma ho visto solo ora il commento. Le rispondo comunque sperando che le cose stiano andando meglio. Quella di Fortnit è una moda dilagante e spesso causa proprio alcune delle caratteristiche che ha elencato. Occorrerebbe capire se quella di suo figlio è una dipendenza vera e propria, e pertanto andrebbe trattata come tale, o se, attivando degli interventi educativi specifici, si possa gestire efficacemente il problema, magari ponendo una regolamentazione e affrontando con lui la questione in modo chiaro. Se la situazione pare esserle fuggita di mano Le consiglierei di affidarsi ad un/a professionista, proprio per comprendere quali azioni attivare e come ingaggiare suo figlio rispetto ad una sua maggiore consapevolezza di sé, dei suoi agiti e del suo benessere. In caso abbia bisogno non esiti a contattarmi.
Buona giornata