Sono di ritorno da una gita di due giorni a Trento con alunni di tredici anni. Quasi tutti hanno un profilo Instagram e sostengono che Facebook sia ormai decaduto… Alcuni pubblicano foto, mentre altri si limitano a seguire il profilo degli altri, amici oppure ragazzi e ragazze per i quali hanno un debole e che cercano di conoscere meglio attraverso le foto pubblicate.
Adolescenti e social, a che punto siamo?
Parlando con loro non è emersa una particolare ansia da prestazione sui social media, anche se quando gli ho scattato una foto a sorpresa, per il video della gita, si sono preoccupati immediatamente di controllare “Come siamo venuti??”.
Quasi tutti i miei ragazzi hanno un profilo privato, dichiarano di voler essere seguiti solo da chi desiderano e affermano che non amano le foto con troppi filtri, perché poi “non sembri più nemmeno tu”.
Se tra i miei ragazzi non ho notato fino ad ora una grande smania di essere sempre online e di pubblicare molto di sé, l’Osservatorio Nazionale sull’Adolescenza ha rilevato che 5 adolescenti su 10 condividono abitualmente quello che fanno, comprese foto private, sui social e nelle chat di gruppo.
Cosa fanno gli adolescenti online?
Lo trovano normale e lo fanno per imitare gli altri, per noia, per passare il tempo e per scacciare la paura di essere esclusi, che ha un nome: FOMO, “Fear Of Missing Out”, la paura di non avere l’approvazione e l’attenzione degli altri online, espressa dai like e dai commenti positivi.
Gli adolescenti attivi online si preoccupano di come vengono percepiti, e lo siamo anche noi adulti in realtà; quante volte usiamo filtri per apparire migliori nelle foto? Quindi, perché i nostri figli non dovrebbero farlo?
Online i ragazzi cercano di costruirsi un’identità potenziata, più forte, che si espone con maggior sicurezza rispetto alla vita offline. Una vita in cui si mostra la parte migliore di sé, la propria vetrina. Lo facciamo tutti, il punto è che gli adolescenti costruiscono la propria identità online mentre stanno faticosamente costruendo anche quella offline, con tutte le problematiche da sempre connesse a questo periodo complesso e delicato.
Adolescenti sui social, quali i veri rischi?
Il rischio è che le immagini patinate e perfette che scorrono nei feed dei social creino ansia e problemi di percezione nei ragazzi, che si sentono inadeguati rispetto a modelli che non sembrano neppure così lontani da noi, perché spesso sono nostri amici o amici degli amici. E se poi riescono a crearsi una presenza online accattivante, cosa accade quando devono mostrarsi agli amici per quello che sono? Quanto riescono a tenere fede all’immagine social?
La frustrazione è evidente e deriva dal divario percepito tra chi sono o fingono di essere online e chi sono davvero.
I social sono così negativi per l’autostima?
I social media possono avere davvero un’influenza così negativa sugli adolescenti? Stando a uno studio pubblicato su The Lancet e riferito a ragazzi del Regno Unito pare di sì: l’uso dei social media sarebbe associato a mancanza di sonno, bassa autostima, scarsa accettazione del proprio corpo e maggior rischio di depressione, soprattutto tra le ragazze. Il rischio pare più evidente tra i ragazzi che usano molto i social negli orari notturni, un fenomeno molto diffuso e definito “Vamping”.
Ma perché i social sono così irresistibili per i ragazzi? Perché rispondono a bisogni essenziali a questa età: amicizia e stimoli esterni. L’istinto è quello di uscire dai confini della famiglia e fare esperienze nuove… esigenza che online viene soddisfatta proprio dai social network, in particolare da quelli basati sulla condivisione delle immagini, come Instagram appunto, perché sembrano regalare maggiori emozioni di felicità e soddisfazione per la propria vita, grazie al maggiore senso di “intimità” ed empatia trasmesso attraverso le immagini, piuttosto che attraverso un testo.
Cosa possiamo fare noi genitori per arginare il rischio di effetti negativi legati ai social?
Posto che vietarne l’uso avrebbe poco senso e sarebbe pressoché impossibile, il nostro dovere è prenderli sul serio e incoraggiare i nostri figli a usarli con senso critico.
Anche noi postiamo molto? Mostriamoci più spesso per quello che siamo e facciamo notare ai ragazzi le nostre imperfezioni, scherzandoci sopra e magari mostrandogli quanto le foto perfette siano costruite ad arte!
L’unica strada da percorrere è rafforzare il nostro ruolo educativo, favorire il confronto su questo tema quotidianamente, perché quotidiano è l’uso che si fa dei social; se non siamo degli esperti, cerchiamo di ridurre il gap con i nostri ragazzi, senza trincerarsi dietro alla pigrizia al disinteresse e al “Io sì che da ragazzo avevo una vita vera!”
Se siamo social addicted, prendiamoci una pausa in determinati momenti e invitiamo i nostri figli a fare altrettanto. Proponiamogli esperienze “dal vivo” ogni volta che possiamo e se vogliamo sapere come stanno, cosa provano o se hanno qualche problema, fidiamoci di loro e non dei loro account social.
Nutriamo la comunicazione con loro, anche se questo implica lo sforzo di uscire dalla nostra zona di confort e avventurarci verso sentieri inesplorati.
Mostriamo loro che la nostra vita offline ha un valore, che abbiamo amici veri con cui condividiamo esperienze nel rispetto reciproco; insegniamo loro il valore che può avere un fallimento, e la bellezza di non prendersi troppo sul serio.
L’identità digitale è ormai inscindibile da quella fisica
Le identità digitali dei nostri ragazzi sono ormai inscindibili dalle loro identità fisiche, dobbiamo prenderne atto; il giudizio online dei loro amici spesso è per loro altrettanto importante di quello espresso faccia a faccia. Il guaio è che più i ragazzi dipendono dai clic e dai like altrui, più la loro fiducia in se stessi è a rischio.
L’autostima è qualcosa che si costruisce nel tempo, con esperienze autentiche e legami profondi e alimentati costantemente. Può essere bellissimo mostrare la parte migliore di noi nei social e i ragazzi in questo sono bravissimi, perché le competenze tecnologiche certo non gli mancano.
Quello che dovremmo aiutarli a sviluppare è la capacità di affrontare e superare critiche negative e indifferenza degli altri, con quella sicurezza interiore e stabilità emotiva che gli permetterà di uscire indenni da un periodo, quello dell’adolescenza, così pieno di turbamenti e fragilità.
Questo li renderà più forti e li aiuterà, a tempo debito, ad essere a loro volta educatori competenti ed empatici di futuri ragazzi che, probabilmente, avranno una vita ancora più connessa di quella che hanno loro oggi!
photo credits: 123rf
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