Gli avete chiesto di ritirare i giocattoli una volta e ha fatto orecchie da mercante, alla seconda ha cominciato a pestare i piedi e alla terza a urlare. Oppure alle giostre ha voluto lo zucchero filato e gliel’avete comprato, poi però voleva anche le caramelle e lì avete detto no. Pianti disperati e urla sguaiate in mezzo alla fiera. Scene che vi suonano familiari? Di sicuro, perché i capricci sono una tappa obbligatoria nel percorso di crescita di un bambino. Ma come capire quando sono una richiesta d’aiuto e quando invece sono una pura e semplice richiesta di attenzioni? Ecco qualche consiglio per imparare a gestirli senza rischiare un esaurimento nervoso.
A che età si inizia a parlare di capricci?
Quando un neonato piange ininterrottamente non si tratta di certo di capricci, ma di comunicazione: attraverso il pianto cerca di comunicare un disagio, una necessità, che sia fame, mal di pancia oppure il primo dente che spunta. I capricci veri e propri compaiono dopo i due anni, quando il bambino è già in grado di capire le dinamiche familiari e le gerarchie e la proprietà di linguaggio è già quasi totalmente sviluppata. È un modo per testare le regole del mondo adulto e fino a che punto arriva la pazienza di mamma e papà. Più avanti, in età scolare, può darsi che un capriccio sia solo una provocazione, un modo per sfidare il genitore e formare il carattere.
Capricci: una questione di carattere
Ci sono bambini più capricciosi, altri meno. Anche per loro è una questione di carattere: vi sono bambini più menefreghisti e cocciuti, altri più malleabili e mansueti. Ciò che deve restare ferma è la vostra risolutezza davanti alla loro testardaggine: se avete dato una regola, la dovete fare rispettare, insegnandogli il rispetto di ciò che insegna mamma o papà, anche a costo di grandi pianti e disperazione.
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Perché un bambino fa i capricci?
Vi possono essere molte motivazioni: può voler richiamare la vostra attenzione, in caso lo stiate trascurando (per esempio, con l’arrivo di un fratellino); può essere sonno o stanchezza; può essere una manifestazione di disagio (per esempio, se mamma e papà litigano spesso); può essere il suo modo di farvi capire che qualcosa non va, per esempio all’asilo; più semplicemente, infine, potrebbe solo essere un modo per sfidare l’autorità dei genitori.
Come comportarsi durante i capricci?
La tentazione di accontentarlo per farlo smettere di piangere è forte: dopo una giornata di lavoro e di stress, l’ultima cosa che desiderate è sentire le urla acute di vostro figlio rimbombare per tutta casa. Ma non dovete. Innanzitutto, racimolate la pazienza e cercate di capire le motivazioni del suo capriccio. Ma soprattutto, non fate un passo indietro sulle vostre regole: se avete deciso che alle 21 si va a nanna, tenete il polso fermo e con le buone cercate di fargli capire che è per il suo bene. Abbracciatelo, calmatelo e fatelo sfogare: fategli capire che la mamma o il papà sono dalla sua parte e gli vogliono bene. Poco a poco, si arrenderà.
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Gli errori da evitare durante i capricci
– Rispettate le vostre regole: Una regola non può cambiare a seconda dell’umore, ne va della vostra credibilità come autorità. Non fate passi indietro su ciò che avete stabilito.
– No al poliziotto buono o cattivo: Sia la mamma che il papà devono essere allineati sul comportamento da tenere con i figli. Non va bene che uno conceda e l’altro tolga.
– Sì ai castighi coerenti: Se mettete in punizione il bambino, non dovete dopo cinque minuti revocare il castigo, solo perché vi piange il cuore. Il bambino deve capire che ha sbagliato e che voi eravate dalla parte del giusto.
– No alle minacce o alle sculacciate: Alzare la voce o peggio alzare le mani, minacciandolo di brutte conseguenze, non porta a niente di buono: instaura un clima di terrore, che non fa bene alla psiche del bambino. Se ha sbagliato, per esempio rompendo un bicchiere per terra, raccogliete i cocci, facendogli capire in primis che è pericoloso e che ogni azione ha una conseguenza. Ma non usate la violenza.
– Siate un esempio: I bambini ci osservano, ragion per cui è fondamentale che siate voi i primi a rispettare le regole a loro imposte. Se gli avete insegnato che bisogna aiutare la mamma a sparecchiare la tavola, allora dovete essere voi i primi a dare una mano a rassettare la cucina dopo cena, magari facendolo insieme, come fosse un gioco.
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