Quando un ragazzino di 10 anni arriva alla scuola secondaria (ex scuola media), può capitare che si senta confuso, disorientato e poi, trascorso il primo momento di entusiasmo per le novità della scuola, improvvisamente oppresso dalla mole di compiti e pagine da studiare, a cui non era abituato alla scuola primaria.
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Affinché questo passaggio sia il più indolore possibile ma, anzi, entusiasmante e positivo, è fondamentale che ogni bambino abbia imparato e impiegato costantemente alla primaria un metodo di studio efficace, che gli permetta di far fronte anche alle nuove richieste della scuola secondaria.
Di fatto, tuttavia, le discipline aumentano, il carico di compiti e di studio anche.
Scuole medie: organizzarsi nello studio con un metodo efficace
Lo studio comincia a scuola! Fare attenzione in classe e prendere appunti sul libro di testo o sul quaderno – abitudine che pochi hanno – facilita e abbrevia lo studio casalingo, perché si tratterà di leggere argomenti su cui il ragazzo ha già informazioni; prendere appunti, inoltre, permette di arricchire queste informazioni con note personali, che proprio perché scritte da lui, il ragazzo ricorderà più facilmente. Essere attenti in classe, inoltre, significa anche poter chiedere aiuto all’insegnante se non si è capito qualcosa.
Pianificare lo studio: scegliere orario giusto e fare pause
Pianificare il lavoro da svolgere. In base all’orario settimanale, si può prevedere quali saranno i giorni più leggeri e quelli più impegnativi; suddividere i compiti e le lezioni da studiare, svolgendo parte del lavoro in anticipo, permette di studiare con meno stress, di avere più fiducia nella propria capacità di riuscire ad affrontare tutto e di avere più tempo per assimilare gli argomenti, oltre che per rilassarsi!
Scegliere un orario per studiare e farlo diventare una routine. Qual è l’ora migliore in cui iniziare? Dipende dallo stile di apprendimento del ragazzo e dai suoi impegni extra scolastici; l’importante è che sia regolare, in modo che diventi un’abitudine positiva, un “ritmo” giornaliero.
Durante lo studio è poi fondamentale fare delle pause, perché la concentrazione ha dei limiti di tempo, in particolare nei nostri ragazzi, abituati a essere bombardati da tanti stimoli contemporaneamente e a concentrarsi su ognuno di essi per poco tempo. Un’idea potrebbe essere lavorare su sessioni di 25 minuti, intervallate da pause di 5 minuti. Se lo studio si protrae per un paio d’ore è necessaria anche una pausa più lunga, di 15, 30 minuti.
Concentrarsi sui compiti più complessi
Partire dallo studio o dai compiti più complessi, perché quando si inizia a studiare si è più freschi e quindi più inclini a concentrarsi, lasciando alla fine le attività più pratiche o in cui il ragazzo fa meno fatica. Riguardo ai compiti scritti, come grammatica, matematica e le lingue straniere, è anche importante ripassare le regole prima di svolgere gli esercizi, in modo da essere più veloci e più efficaci.
No alle distrazioni durante lo studio
Evitare fonti di distrazione durante il tempo dedicato allo studio. Questo significa niente cellulare a portata di mano e, in generale, scrivania sgombra da oggetti non necessari allo studio che, anche se all’apparenza innocui, sottraggono concentrazione. Quando si è terminata un’attività, poi, mettere a posto il relativo materiale e dedicarsi al compito successivo; questi accorgimenti aiuteranno a velocizzare lo studio e favoriranno la concentrazione.
Leggere, comprendere ed esporre l’argomento di studio
Ogni ragazzo sviluppa il suo metodo, ma in generale sarebbe buona norma procedere così: fare una prima lettura in cui cogliere il senso generale, osservando le parole in grassetto, le domande guida accanto ai paragrafi, le illustrazioni o i grafici; rileggere il testo e sottolineare le informazioni più importanti, con la matita – per poter poi cancellare – o con i colori, magari differenziandoli a seconda del tipo di informazioni. Se il testo è particolarmente complesso, prima di sottolineare potrebbe essere necessario rileggere anche una terza o quarta volta.
Mappe concettuali
A questo punto in molti consigliano di fare uno schema, una mappa concettuale o un riassunto scritto; quest’ultimo, in particolare, richiede parecchio tempo e una buona capacità di scrittura, che non tutti hanno. Lo schema o la mappa concettuale vanno benissimo, a patto che li si sappia fare, organizzando bene le informazioni sul foglio e collegandole in modo corretto, e che poi li si usi effettivamente per studiare e ricapitolare i concetti. C’è anche chi, tuttavia, riesce agilmente a evitare schemi, mappe e riassunti, aiutandosi magari con gli appunti già presi a scuola, e passa subito alla ripetizione ad alta voce di quanto ha studiato.
Non studiare a memoria!
A questa età il ragazzo dovrebbe possedere un lessico adeguato per esprimersi nelle diverse materie e aver imparato ad assimilare nuovi termini specifici senza dover studiare tutto a memoria. Lo studio mnemonico richiede molto sforzo e non è efficace, perché non permette di cogliere i collegamenti tra i concetti e di sviluppare una visione d’insieme, fondamentale per costruire un vero apprendimento.
E noi genitori come possiamo aiutare nostro figlio a studiare?
Naturalmente alla scuola media ogni ragazzo dovrebbe essere totalmente autonomo nello svolgimento dei compiti e nello studio, ma ciò non toglie che noi abbiamo un importante ruolo di “supervisore” delle sue attività e del suo impegno.
Lui, per esempio, potrebbe sentirsi emotivamente più a suo agio studiando vicino a noi, quindi non prendiamocela se, nonostante la scrivania attrezzata e nuova fiammante in camera sua, lui sceglie di studiare in soggiorno o in cucina…
Vuole studiare con una musica di sottofondo? Benissimo, alcuni studi americani hanno dimostrato che questo favorisce la concentrazione e personalmente posso confermarlo, perché io ho sempre studiato con la musica accesa.
E se ci accorgiamo che nostro figlio fatica a trovare un metodo, magari si impegna ma lo sforzo è raramente commisurato al risultato? Invitiamolo a chiedere aiuto ai suoi professori, che potranno aiutarlo e dargli indicazioni per trovare il metodo di studio più adatto a lui. In questo modo, il ragazzo si renderà anche conto che l’insegnante non è un “giudice”, ma una guida che desidera aiutarlo nel percorso di scoperta che la scuola promuove.
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1 Comment
Grazie per la segnalazione, Francesco!