L’esperienza dell’allattamento è totalizzante per la mamma. Dopo un primo momento durante il quale ci si rende conto che, un atto naturale come quello di dare il seno al proprio bambino non è semplice come ci si immaginava, diventa un modo per coccolarsi vicendevolmente. Allattare al seno, quando lo si fa con volontà e serenità (oltre che con l’indispensabile supporto della propria famiglia), è un gesto bellissimo che fa sentire noi mamme quasi un po’ come se avessimo dei super poteri.

Forse perché manca nella maggior parte degli ospedali oggi il giusto supporto nei confronti delle neomamme, che tornano a casa dopo solo 3 giorni con la montata lattea e senza sapere che fare esattamente, forse perché tutto è difficile la prima volta, ma il percorso di allattamento è spesso in salita. L’obiettivo però è importante: nutrire il proprio bambino e aiutarlo a cresce. Una volta che l’allattamento è ben avviato tutto si semplifica e l’esperienza diventa importante sia per il bimbo che per la mamma. Arriva però un momento in cui per scelta – della mamma o del bambino – o per necessità, l’allattamento si interrompe. E non sempre positivamente.

LEGGI ANCHE: ALLATTAMENTO E RIENTRO AL LAVORO, COME ORGANIZZARSI

Fino a quando allattare?

A questa domanda è davvero difficile rispondere. È importante che la mamma segua sempre quello che desidera per lei e il bambino, indipendentemente dal seno o dal latte artificiale, è una regola che dovremmo sempre seguire. Una scelta così fondamentale della relazione mamma neonato deve essere fatta con piacere e non con ansia, quindi senza alcun condizionamento esterno”, ci ha detto Germana Cavallini, Psicoterapeuta.

Dunque, mamme, non ascoltate mamme e suocere, e se vi va di proseguire con l’allattamento fatelo, compatibilmente con le esigenze vostre e del bambino. Allattare è un atto d’amore e la stessa OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, consiglia di procedere con l’allattamento, sempre che mamma e bebè siano d’accordo, fino al secondo anno di vita. In questo modo il piccolo si ammalerà meno, avrà benefici sullo sviluppo emotivo e cognitivo e sul sistema nervoso. Ma anche allo scadere dei 2 anni non esiste una regola, la cosa più importante è che la mamma segua il suo istinto e ascolti i bisogni del bambino, senza che l’allattamento si trasformi in una necessità solo della mamma e uno “sforzo” per il piccolo.

LEGGI ANCHE: 10 COSE CHE FORSE NON SAI SULL’ALLATTAMENTO

La mia esperienza con l’interruzione dell’allattamento

Ho allattato volontariamente e con grande gioia fino ai 13 mesi di mio figlio. Per i primi 6 mesi a (grande!) richiesta, poi quando abbiamo introdotto i cibi attraverso l’autosvezzamento riducendo le poppate in maniera naturale, anche quelle notturne, fino ad arrivare a scegliere il seno soltanto a colazione e prima di dormire.

Quando il mio bambino ha deciso che non era più interessato nemmeno la mattina, ho proseguito per un po’ la sera, prendendolo in braccio nel nostro letto e offrendogli il seno per farlo addormentare. Piano piano però mi sono resa conto che si staccava spesso, le poppate non erano più come quelle di un tempo, si girava verso il papà, a volte preferiva fosse lui a farlo addormentare.

L’interruzione a quel punto, per me sinceramente molto sofferta, è stata del tutto naturale. Tante mamme mi dicono che sono stata fortunata e so che è così: sono varie le donne che si ritrovano a lottare per esigenza con bimbi cresciutelli che non vogliono distaccarsi. La nostra esperienza è stata invece molto serena. Quando l’ho raccontato a un’amica ostetrica mi ha risposto così: “Giacomo sa che tu hai altri modi per coccolarlo”. L’ho trovata una spiegazione molto bella e così, piano piano, ho accettato la cosa.

Quando smettere di allattare fa soffrire 

Come me, sono tante le donne che, a volte anche spinte dall’esterno, da pregiudizi o da ignoranza (altrui), abbandonano a malincuore l’allattamento prima di essere effettivamente pronte. Ritengo che se, come nel mio caso, è il bambino a essere pronto, la mamma debba fare un passo indietro, anche contro la propria volontà. Ci vorrà tempo per assimilare il tutto ma smettere di allattare non significa essere meno utili ai propri figli.

Se invece la mamma ritiene necessario staccare il bimbo da sé, sicuramente deve studiare un percorso di allontanamento dal seno più indolore possibile per tutti. Gradualmente si possono introdurre nuove abitudini, una routine della nanna che comprenda il papà, l’utilizzo del ciuccio abbinato magari a un oggetto di transizione, come il dudù o un fazzolettino. E poi è importante ritagliarsi dei momenti solo mamma e bambino, dove ritrovare l’intesa che tanto manca dopo l’allattamento per coccolarsi e trovare insieme attività che il piccolo farà solo con la mamma.

 

Diritto d’autore : Oksana Kuzmina

Author

Innamorata della vita, dei viaggi, della buona cucina. Smanettona, amo i social e la condivisione, più offline che online: le lunghe tavolate, le domeniche in famiglia, la risate esagerate. Freelance per vocazione, lavoro sul web dal 2009, nel 2013 divento co-founder di PaperProject.it. Nel 2016 realizzo il mio più grande sogno: diventare la mamma di Giacomo.

Comments are closed.