Allattare per me è stata una gioia grandissima: nutrire il proprio bambino con amore, vederlo crescere sano e forte grazie al proprio latte, prendere peso di settimana in settimana è un’emozione enorme per una mamma. I momenti di sconforto e di difficoltà però ci sono stati, sia all’inizio, al momento di avviare l’allattamento, che poi, quando mi dovevo allontanare dal mio bambino per più ore per impegni lavorativi.
Sì, perché chi non ha provato questa esperienza non può immaginare quanto sia totalizzante: le poppate, nei primi mesi dopo la nascita, arrivano ad essere anche nove/dieci al giorno, il che significa un continuo contatto tra mamma e piccolo, emotivo e fisico, stancante quanto meraviglioso.

Allattamento: l’attacco giusto al seno

Nelle ore successive al parto, tra adrenalina e novità, paura e debolezza, pensavo a una cosa sola: devo nutrire il mio bambino, lui dipende da me! E allora, proprio come ci avevano detto al corso pre-parto, lo attaccavo al seno spesso, cercando di stimolare la famosa montata lattea.

Una volta a casa, tra seno gonfio, impacchi di acqua calda per far defluire il latte, ragadi e tensione, ho provato più volte un senso di frustrazione, ma grazie al supporto della mia famiglia, , e di un’amica ostetrica che è venuta a casa a sostenermi e mostrarmi come procedere, nel giro di un paio di settimane io e il mio piccolo abbiamo preso confidenza, imparando insieme giorno dopo giorno, notte dopo notte… e presto l’allattamento è diventato sinonimo di libertà. Dappertutto, come desiderava il mio bambino, con i suoi tempi e necessità. E pesarlo, settimanalmente, diventava un’attesa, mista ad emozione.

Ma cominciare con il piede giusto è importantissimo. Da dove? Attaccando correttamente il bambino al seno: io e lui, pancia a pancia, con la bocca e il naso rivolti verso il capezzolo, la boccuccia completamente aperta quasi come se sbadigliasse, ad abbracciare non solo il capezzolo, ma anche l’areola, con il labbro inferiore verso l’esterno. Ricordo alcune volte in cui, conclusa la poppata, Giacomo si staccava stremato, come se avesse lavorato per ore, in una dolcissima overdose da latte di mamma.

Potrebbe anche interessarti >> Come avviare bene l’allattamento?  

Ciuccio: sì o no?

In ospedale suggerivano di evitare almeno nei primi giorni di dare il ciuccio, per non rischiare che il piccolo facesse confusione con il seno e imparasse così la giusta posizione della bocca. Devo essere sincera: nonostante fossi al mio primo figlio ho seguito il cuore e ho dato il ciuccio al mio bambino al rientro a casa, anche se ho allattato a richiesta ogni volta che il piccolo ne sentisse il bisogno.

Il ciuccio mi ha permesso ad esempio di consolarlo durante il cambio pannolino, evitando di lasciarlo piangere inutilmente. Cuore di mamma! La mia scelta, forse dettata anche dall’influenza di un papà dentista, è stata però quella di selezionare un succhietto che fosse più simile possibile al capezzolo, anche per una questione di sviluppo orale. Ho scelto il Gommotto Chicco, che mi era stato regalato, ma in cui ho trovato un alleato fedele fino ad oggi, in cui Giacomo ha 14 mesi.

bambino con biberon chicco natural feeling

Il biberon per quando la mamma si allontana

Essendo libera professionista ho ricominciato a lavorare piuttosto in fretta: non mi sono mai allontanata dal mio bimbo troppo a lungo, ma vivendo fuori città e lavorando invece in città poteva succedere di superare le fatidiche 3 ore tra una poppata e l’altra. Ben presto dunque ho imparato ad usare il tiralatte e a conservare il mio latte in freezer per ogni evenienza. La nonna poi si occupava di scaldarlo e di darlo al bimbo.

A quel punto ho dovuto scegliere un biberon che mi facesse sentire tranquilla e serena. Il timore che Giacomo non lo accettasse l’ho avuto per un po’, ma dopo varie prove con il biberon corretto e la sapienza e l’amore della nonna abbiamo risolto in fretta. Il biberon è una scelta fondamentale in questi primi mesi, sia per non traumatizzare il bambino e rendere naturale l’alternanza con il seno, che per evitare le coliche, di cui siamo stati vittime per tre mesi, con relative urla alle 21 in punto, tutte le sere.

Potrebbe anche interessarti >> Allattamento e rientro a lavoro: come organizzarsi?

Come scegliere il biberon più corretto?

Io ho scelto tettarelle in silicone morbido e vellutato, con forme diverse per seguire lo sviluppo del bambino e adattarsi alla sua suzione, studiate per prevenire l’ingestione di aria grazie alla tettarella che è sempre piena di latte, come quelle della linea Natural Feeling di Chicco. E quando il rientro al lavoro diventa indispensabile, un buon biberon può davvero evitare di dire addio troppo presto all’allattamento al seno.

Io sono arrivata, con grande soddisfazione mia e del mio bambino, ai 13 mesi, quando è stato lui fisiologicamente a non sentire più la necessità di attaccarsi al seno, tirando il latte quando non potevo essere con lui e godendo di poppate occhi negli occhi nel tempo libero. Senza il biberon giusto tutto questo sarebbe stato impossibile!

bambino beve dal biberon azzurro chicco

Post in collaborazione con Chicco

Author

Innamorata della vita, dei viaggi, della buona cucina. Smanettona, amo i social e la condivisione, più offline che online: le lunghe tavolate, le domeniche in famiglia, la risate esagerate. Freelance per vocazione, lavoro sul web dal 2009, nel 2013 divento co-founder di PaperProject.it. Nel 2016 realizzo il mio più grande sogno: diventare la mamma di Giacomo.