Ci sono argomenti di cui sentiamo parlare spesso, ma le idee in materia tra i tanti passaparola uditi, sono sempre più confuse e spesso errate. Parliamo di maternità obbligatoria per esempio.
Come e quando va prevista? Chi ne può usufruire? Quali le retribuzioni? I diritti che la maternità prevede?
Qui di seguito andiamo a trattare l’argomento in modo completo, nel dettaglio, spiegandovi tutte le numerose sfaccettature. Anche quelle di cui si parla poco.
Cosa dice la legge
Il diritto alla maternità, ma anche alla paternità, è un percorso legislativo che ha visto i suoi inizi negli anni 70 per arrivare a trovare la sua conclusione nel decreto legislativo n. 151 del 2001. Naturalmente ci sono state numerose aggiunte e sicuramente chi di voi segue la materia saprà quanto sia stato complicato il percorso, ma quanto conta ricordare è che la costituzione italiana prevede e riconosce come obbligatorio un periodo di maternità obbligatoria.
Cosa significa
A livello giuridico la maternità obbligatoria è il congedo di maternità, ovvero quel periodo di assenza dal lavoro in seguito alla nascita di un figlio.
L’Inps nello specifico spiega il concetto di maternità obbligatoria dicendo che si tratta del:
Nel concreto questo è il lasso di tempo durante il quale la madre, se regolarizzata da contratto dipendente, percepisce quella che è chiamata indennità economica al posto della retribuzione. Ovvero uno stipendio che le permetta comunque di continuare a mantenersi anche nel mentre in cui mette al mondo un figlio. In presenza di determinate condizioni che impediscono alla madre di beneficiare del congedo, l’astensione dal lavoro spetta al padre (congedo di paternità). Il diritto al congedo e alla relativa indennità sono previsti anche in caso di adozione o affidamento di minori.
Quando se ne ha diritto
1. Nascita naturale di un figlio
2. Adozione
Anche nel caso dell’adozione la lavoratrice ha diritto a 5 mesi di congedo maternità che partono dal giorno successivo all’arrivo del figlio adottivo nella casa della dipendente.
3. Affidamento non preadottivo
La lavoratrice che prende in affidamento un minore ha diritto al congedo di maternità regolato in questo caso con 3 mesi da prendere nell’arco di 5 mesi a partire dalla data dell’affidamento. I 3 mesi possono essere continuativi o frazionati e non hanno alcuna attinenza con l’età del minore. Se ne ha diritto a prescindere.
4. Affidamento e adozione preadottivi internazionale
Si prevedono 5 mesi dal giorno in cui il minore entra in Italia. Ma in alcuni casi si possono richiedere anche giorni per il periodo necessario per andare all’estero a prendere il minore.
A chi spetta la maternità obbligatoria
Questo è un argomento molto vasto e cavilloso. I casi più particolari e personali devono essere trattati nello specifico presso gli enti interessati, ma in generale la maternità obbligatoria è prevista per:
Dipendenti
Ovvero le madri o lavoratrici che hanno un contratto di assunzione presso un’azienda e che hanno un contratto attivo nel momento in cui devono far iniziare il periodo di congedo di maternità. In questa categoria rientrano le dirigenti, le impiegate, le operaie e anche le apprendiste.
Disoccupate
Là dove il periodo del congedo sia iniziato ENTRO 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro. Oppure anche per le disoccupate che si ritrovano a richiedere la maternità OLTRE i 60 giorni dall’ultimo giorno di lavoro, ma solo in presenza di: sussidio di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione.
Lavoratrici agricole
A tempo indeterminato o a tempo determinato con almeno 51 giorni di lavoro agricolo eseguito nell’anno della richiesta del congedo.
Colf e badanti
Con almeno 26 contributi settimanali nell’anno precedente al congedo o 52 contributi nei due anni precedenti.
Lavoratrici a domicilio
Lavoratrici che svolgono lavori socialmente utili (LSU o APU)
Lavoratrici assicurate ex IPSEMA
Libere professioniste iscritte alla gestione separata
Là dove c’è una reale astensione dal lavoro
Lavoratrici autonome iscritte alla Gestione separata INPS e non pensionate
Sono tenute però a versare il contributo con l’aliquota maggiorata prevista dalla legge per finanziare le prestazioni economiche di maternità. Le libere professioniste iscritte alla Gestione separata INPS non hanno obbligo di astensione; tuttavia la permanenza al lavoro comporta la perdita del diritto all’indennità di maternità. In questi casi il pagamento è dell’80% della retribuzione giornaliera, ed è pagato direttamente dall’Inps.
Lavoratrici dipendenti da amministrazioni pubbliche
Sono tenute agli adempimenti previsti dalla legge in caso di maternità verso l’amministrazione pubblica dalla quale dipendono e da cui percepiscono la relativa indennità.
Come richiederla: documentazione
Occorre presentare:
- domanda astensione lavoro entro il 7° mese di gravidanza all’Inps via telematica;
- una copia va poi spedita sempre all’Inps via posta insieme al certificato medico con la data prevista del parto;
- una copia va fornita al datore di lavoro;
- una volta che il figlio è nato, entro 30 giorni, serve presentare anche il certificato di nascita del figlio sempre al datore di lavoro;
- i certificati possono essere redatti da medici del servizio sanitario nazionale o convenzionati. Nel caso in cui invece ci si avvalga di medici privati che non hanno convenzioni, il datore di lavoro o l’Inps possono richiedere la regolarizzazione del certificato.
Perché maternità OBBLIGATORIA?
Perché la lavoratrice è OBBLIGATA a stare a casa 2 mesi prima del parto e i 3 mesi a seguire la nascita per un totale di 5 mesi.
Congedo di paternità
Il congedo di paternità è riconosciuto quando si verificano eventi che riguardano la madre del bambino e spetta in caso di:
– morte o grave infermità della madre. Nel secondo caso, la certificazione sanitaria di grave infermità va presentata in busta chiusa al centro medico legale dell’INPS, allo sportello o a mezzo raccomandata;
– abbandono del figlio o mancato riconoscimento del neonato da parte della madre, da attestare con la compilazione online della dichiarazione di responsabilità;
– affidamento esclusivo del figlio al padre, il quale comunica gli elementi identificativi del provvedimento indicando l’autorità giudiziaria, la sezione, il tipo e numero di provvedimento, la data di deposito in cancelleria. Tuttavia, per accelerare la definizione della domanda, il genitore può allegare copia conforme all’originale del provvedimento giudiziario.
Retribuzione
Lo stipendio o meglio l’indennità economica che la donna percepisce si struttura così:
- l’80% dello stipendio solito è ANTICIPATO dal datore di lavoro, ma PAGATO dall’Inps che restituisce poi tutto al datore di lavoro (che quindi non paga e non ha costi per quel che riguarda l’ 80%. Paga l’Inps, o meglio tutti noi con le nostre tasse);
- il datore di lavoro là dove il contratto nazionale lo prevede paga il restante 20%. Spesso i contratti nazionali lo prevedono, ma non è detto;
- in questo periodo maturano comunque il TFR, la 13esima e le ferie;
- per le libere professioniste invece l’indennità di congedo è pari all’80% di 1/365 del reddito professionale dichiarato nel secondo anno antecedente al parto. Ma siccome ogni ordine o cassa ha regole diverse, meglio informarsi nel dettaglio presso il proprio ente di riferimento.
Leggi e novità maternità obbligatoria 2015
Le lavoratrici subordinate avranno diritto all’indennità di maternità anche nel caso in cui il datore di lavoro non abbia versato i contributi.
Diritti maternità obbligatoria da tenere ben presenti
1. Visite mediche prenatali
Le donne incinta dipendenti hanno diritto a fare le visite mediche necessarie alla cura del feto e al controllo della propria salute nel corso dell’orario lavorativo là dove non è possibile farlo fuori dall’orario (e purtroppo solitamente, è quasi impossibile).
Queste ore di permesso sono a carico del datore di lavoro (così non vi stupite se ci sono delle reticenze a lasciarvi queste ore), ma le lavoratrici devono poi presentare istanza e successivamente le documentazioni giustificative con data e orario per dare prova della visita medica.
2. Astensione anticipata dal lavoro
Nel caso in cui la gravidanza non sia così semplice (ne esistono per caso? Mmm, cambio termine)… Nel caso in cui la gravidanza presenti complicazioni o sia a rischio la lavoratrice può richiedere un certificato medico all’ASL di competenza per poter iniziare a riposarsi a casa e portare a termine la gravidanza.
Inoltre ci sono particolari condizioni di lavoro che NON SONO ADATTE a una donna gravida, e addirittura pericolose per il bambino e la madre stessa. In questi casi la richiesta può essere fatta direttamente anche dal datore di lavoro stesso.
3. Flessibilità
Là dove le cose vanno bene, molte donne preferiscono lavorare fino all’ultimo e poi sfruttare i mesi di maternità obbligatoria una volta che nasce il bambino. In questi casi serve presentare dei certificati che attestino le propria salute e quella del bambino.
4. Ampliamento periodo astensione lavoro
Oltre ai 5 mesi di congedo maternità obbligatoria, la donna può scegliere di stare ancora a casa con il figlio per un periodo successivo di ulteriori 6 mesi. questi mesi possono essere frazionati in periodi diversi e percepiscono un’indennità economica diversa.
5. Permessi per allattamento
Fino a che il bambino non compie un anno, si ha diritto per tutto il suo primo anno di vita alle ore di allattamento quotidiano: 2 ore di riposo giornaliero per poter allattare, e solo 1 nel caso in cui il contratto sia inferiore alle 6 ore giornaliere.
6. Permessi per malattia
Nei primi 3 anni di vita del figlio la madre (e anche il padre) ha diritto di assentarsi senza limiti di tempo. Serve consegnare al datore di lavoro un certificato medico sulla malattia del bambino e dimostrare di contro che l’altro genitore non ha preso lo stesso permesso.
Questi permessi, tenete bene a mente, NON sono retribuiti, ma prevedono i versamenti per il TFR e la pensione. Superati i 5 anni invece si parla di 5 giorni all’anno di permesso per malattia.
Casi particolari o specifici
Parto gemellare
Le ore di permesso di allattamento raddoppiano, ma il periodo di maternità obbligatoria resta lo stesso che per un parto singolo.
Parto prematuro
In questo caso il periodo di congedo maternità previsto ante partum va ad aggiungersi al periodo successivo alla nascita.
Interruzione di gravidanza entro i primi 3 mesi
Viene ritenuta malattia e segue i principi della malattia in termini legislativi.
Interruzione gravidanza dopo i primi 3 mesi
Considerata parto e dà diritto alla maternità obbligatoria.
photo credits: NOAH via photopin (license) & Hellä kosketus via photopin (license) & Lucas takes a nap on Leilani’s shoulder via photopin (license)
2 Comments
Pingback: Part time mamme: nuove opportunità per le lavoratrici
Salve io sono alla 30 settimana di gravidanza la mia data dpp e il 19 novembre sono una dipendente posso già presentare la domanda di maternità obbligatoria e fino a quando devo stare a lavoro grazie mille