Come accorgersi di una depressione in gravidanza? In passato quello della gravidanza era visto come un momento estremamente privato che in molti casi portava le donne a vivere questo stato con la massima riservatezza e a chiudersi nel proprio mondo.

Fortunatamente oggi le cose sono cambiate e quotidianamente ci si ritrova a confrontarsi su ogni singolo aspetto che riguarda l’attesa, spaziando su una pluralità di temi. Se questo è vero, lo è anche il fatto che di alcuni argomenti si fa ancora fatica a parlare, come tutto ciò che riguarda la salute mentale.

Infatti, oggigiorno sebbene molti tabù siano stati eliminati, tutto ciò che concerne la psiche, soprattutto in una fase delicata come quella della gravidanza, porta ancora con sé non detti e la difficoltà ad aprirsi e, a volte, di cercare aiuto. Qualcosa che in molti casi fa paura, di non essere capite o di essere giudicate, causa di vergogna.

Proprio per questo da anni O.N.Da  – Osservatorio Nazionale sulla Salute della donna, si occupa dei disturbi dell’umore durante la gravidanza e il post parto per capirne le cause ed informare le future madri e le neomamme sugli strumenti esistenti per affrontarla.

In un periodo così pieno di cambiamenti a livello fisico e a livello emotivo, infatti,  è fondamentale ascoltare a fondo le proprie emozioni e i propri sentimenti, per riconoscerle e, nel caso non si tratti di sensazioni “normali” e comprensibili ma di qualcosa di più profondo, intervenire. È il caso della depressione, che necessità un intervento mirato prima che diventi causa di complicazioni per mamma e bambino e porti a possibili conseguenze come una scarsa cura di sé, abuso di sostanze, fino al coinvolgimento dello sviluppo del feto e ai processi di attaccamento.

Come accorgersi di una depressione in gravidanza?

È necessario precisare che la depressione in gravidanza non porta necessariamente a una depressione post-partum, tuttavia, proprio per evitare questa correlazione è importante accorgersi subito di alcuni segnali:

  • umore profondamente triste o irritabile;
  • stanchezza e agitazione;
  • sensazione di inadeguatezza con mancanza di fiducia in se stesse;
  • perdita di interesse o di piacere nelle attività comuni;
  • difficoltà di attenzione, concentrazione e memorizzazione;
  • disturbi del sonno e dell’appetito.

I fattori di rischio

A questo va aggiunto il fatto che spesso esistono dei fattori di rischio pregressi che rendono la futura mamma ancora più vulnerabile e soggetta alla depressione, fattori in presenza dei quali è necessario tenere l’attenzione ancora più alta:

  • vulnerabilità ormonale (Sindrome premestruale-Disturbo Disforico Premestruale);
  • una storia psichiatrica pregressa;
  • depressione, disturbi dell’umore, ansia prenatale;
  • familiarità positiva per disturbi psichiatrici;
  • gravidanza non programmata e/o non desiderata;
  • difficoltà di relazione con il partner;
  • inadeguato supporto psicosociale;
  • recenti eventi di vita stressanti (breve intervallo tra le gravidanze, complicazioni nello sviluppo del feto, perdita del lavoro);
  • un basso livello socioeconomico;

A tutte sarà capitato durante la gravidanza di provare sensazioni negative, paure e ansie che, però, se protratte nel tempo sono indice di qualcosa che non va e vanno approfondite, per noi stesse e per il nostro bambino.

L’informazione è la prima arma di cura, ma soprattutto di prevenzione.

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Fonti: On.Da, Depressione in gravidanza e nel post partum

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Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.