Mia figlia ci ha chiesto una console per videogiochi.
In casa nostra la tecnologia è ovunque tra smartphone, notebook e tablet, oggetti utilizzati da noi adulti sia per lavoro che per diletto e con i quali le bambine hanno una discreta confidenza (ma anche regole di utilizzo che rispettano). L’unica cosa che in casa non era ancora entrata è proprio una console per videogiochi.
La prima cosa che ho pensato è che avendo già un tablet in casa non fosse necessario anche l’acquisto di una console, scaricando qualche app di giochi avremmo potuto ovviare alla sua richiesta, ma poi ho avuto subito un dubbio: tablet e console sono sicuri nello stesso modo se affidati nelle mani di un bambino? Quali differenze ci sono tra questi due device?
E poi ancora: ma sono meglio le console fisse o quelle portatili?
Insomma, di dubbi e domande me ne sono venuti in mente diversi e così abbiamo pensato di informarci meglio per valutare pro e contro prima di decidere se soddisfare questa richiesta e nel caso, concordare anche regole di utilizzo di questo nuovo device prima di affidarlo nelle mani di una bambina di 8 anni.
Immaginando di non essere gli unici genitori a porci questo genere di domande, ho deciso di condividere in questo articolo i preziosi consigli e le risposte che mi sono arrivate da una esperta in materia, la Prof.ssa Manuela Cantoia, coordinatrice delle attività formative dello SPAEE (Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione) dell’Università Cattolica di Milano e autrice del libro Figli, videogiochi: istruzioni per l’uso – Brescia: La Scuola, mamma (molto acrobata) di due ragazzi di 11 e 14 anni.
Tablet e console per videogiochi: per un bambino uno vale l’altro o hanno sostanziali differenze?
Una differenza di esperienza prima di tutto. Diversi tipi di device e console fanno fare esperienze diverse. In primo luogo, la grandezza dello schermo che hai a disposizione ti dà una percezione diverse delle scene del gioco. Poi, i diversi tipi di device ti richiedono di giocare in modo diverso: ad esempio, nel caso di un tablet touch screen muovi solo le dita, mentre con un gioco di una console (tipo Wii) puoi usare tutto il corpo.
Quindi oltre al tipo di esperienza cambiano anche i requisiti minimi di manualità e coordinazione.
Il tablet è molto intuitivo, anche per bambini piccoli, ma è solo, crescendo che i bambini affinano manualità e capacità di coordinazione oculo-motoria. Ad esempio, una console come Xbox o Playstation richiedono capacità di coordinazione fine (mano e dita) che potrebbero essere ancora faticose per un bambino di 5-6-7 anni.
Bisogna chiedersi cosa si vuole fare e cosa si riesce a fare con la console.
La possibilità di tablet e console di connettersi in rete è un problema?
In realtà è un falso problema, perché tutti i nostri device dal tablet allo smartphone, alle varie console, prevedono la possibilità di attivare dei filtri di parental control, solo che spesso i genitori non lo fanno o non sanno come fare.
L’attivazione è semplice: nella maggior parte dei casi basta controllare sul menu “Impostazioni” del proprio apparecchio, oppure si possono consultare i siti dei vari brand produttori di console per videogiochi alle pagine dedicate ai genitori, in cui viene spiegato come settare e applicare questi filtri. Nintendo ad esempio propone questa sezione dedicata ai Genitori
Meglio scegliere una console fissa o una portatile per un bambino?
Anche in questo caso, è bene ricordare che la console fissa o una portatile offrono due esperienze di gioco differenti.
Di certo, una console fissa è più facilmente controllabile nel suo utilizzo, perché collegata ad una tv che è consigliabile sia posizionata in soggiorno o in una zona di passaggio, in modo che il genitore possa seguire le fasi di gioco e interagire con il proprio figlio, giocando con lui o facendo anche solo qualche domanda.
La console portatile necessita di regole di utilizzo ben concordate tra genitore e figlio: il vantaggio di essere trasportabile e utilizzabile ovunque, può sfociare in utilizzi poco consigliabili (giocare la sera mentre si è già nel letto) o troppo prolungati (giocare “di nascosto”).
Ricordiamoci sempre che l’autonomia va conquistata: nostro figlio deve dimostrare di essere in grado di utilizzare quel device con consapevolezza e conoscendone e rispettandone le regole di utilizzo.
I videogiochi non devono essere sempre a disposizione, liberamente. Nel bambino deve esserci il desiderio di videogiocare in quel particolare momento, di voler fare quel gioco o quell’esperienza, per capirci, nostro figlio deve poter scegliere di videogiocare tra altre attività possibili, non solo per noia o mancanza di interessi.
Uno schermo grande e fisso va meglio per i più piccoli ed è pur vero che le console portatili con i filtri attivati, sono ambienti di gioco chiusi e più “protetti” rispetto al tablet prestato momentaneamente dai genitori che può ad esempio avere pagine lasciate aperte su contenuti personali o che porta, per la natura stessa del device, ad un più frequente utilizzo online, con conseguente comparsa di banner pubblicitari, offerte di nuovi giochi da scaricare più o meno gratuitamente e l’accesso al gioco multiplayer online non sempre chiaramente dichiarato.
C’è poi un secondo aspetto da considerare, cioè il fatto che per un genitore medio, magari non molto esperto, è molto più facile controllare i prodotti delle console portatili, perché sono venduti nei grandi negozi e sono molto citati dai media, mentre nel caso delle App, devi sapere cosa cercare negli store online e devi prenderti del tempo per capire bene di cosa si tratta, onde evitare di lasciare nelle mani di tuo figlio un prodotto dal nome o dalla grafica cartoon, ma dai contenuti inadatti.
Infine, c’è il faticoso discorso dell’educazione alla responsabilità: se evitiamo di dare ai bambini la console portatile, solo perché abbiamo paura che non rispettino le regole, non li stiamo aiutando a crescere… Affidare loro un oggetto responsabilizzante e accompagnarli nell’imparare a gestirlo, significa aiutarli a diventare grandi ed equilibrati.
A che età si può pensare di regalare una console di videogiochi a un bambino?
Più che l’età va considerata la capacità del bambino di regolarsi nel gioco e la capacità (e volontà) del genitore di stargli dietro e condividere l’esperienza con il figlio.
Videogiocare è un percorso da fare insieme, in questo modo può diventare una bella esperienza di gioco, di vita e anche fonte di apprendimento.
Quali regole di utilizzo (tempo, durata, luogo, etc.) posso dare a mio figlio per far sì che la sua esperienza di videogioco sia sana e adatta alla sua età?
- Mai lasciarlo giocare con la console o pc/tablet da solo in camera sua (ma anche non posizionare la tv in camera dei bambini).
- Attivare sempre i filtri e i sistemi di parental control.
- Controllare il contenuto del videogioco. Per fare questo bastano meno di 5 minuti di orologio:
- Andando su www.pegi.info/it/: verificare il target di età e la piattaforma di gioco (per le app che acquisto online verificare il target di età nei dettagli dello store).
- Andando su Youtube/Google/sito del produttore del videogioco: guardare i trailer per vedere di cosa si tratta.
- Se si è in un negozio, guardare i simboli PEGI sulla copertina (fronte e retro).
- Regolare i tempi di fruizione a seconda dell’età (calcolando anche i tempi di fruizione della televisione, che vanno sommati a quelli dei videogiochi!).
- Parlare dei videogiochi con i figli per interessarsi alle loro passioni, non solo per indagare. Meglio ancora, far venire loro voglia di parlarne, evitando giudizi e falsi snobismi.
- Condividere momenti di gioco insieme, come esperienza di complicità, di apertura al loro mondo, di divertimento senza pregiudizi.
- Verificare che i videogiochi (e internet) restino sempre una tra le tante attività della giornata. Ci si deve preoccupare quando un bambino o un ragazzo non ha o non sa trovare occupazioni alternative.
A quali rischi si può incorrere con un uso scorretto della console?
I rischi possono riguardare i tempi di utilizzo (se diventano eccessivi) e i contenuti del videogioco (se non sono adatti al bambino).
Per quanto riguarda i contenuti, vale il consiglio al punto 3. della precedente risposta: controllare sempre preventivamente la tipologia di contenuto che si sta dando in mano al proprio figlio. Il numero PEGI indicato su ogni videogioco indica proprio se il tipo di contenuto è adatto a quale età del videogiocatore. I contenuti con PEGI 3 sono adatti a tutti.
Per quanto invece riguarda il rischio connesso al tempo di utilizzo, è importante che il bambino non sia ossessivamente attaccato al videogioco, che non lo utilizzi per un tempo maggiore di 1 ora/1 ora e mezza, che abbia altre cosa da fare, distrazioni, giochi, esperienze.
Quali opportunità per i bambini che utilizzano anche giochi digitali?
Videogiocando si impara innanzitutto a muoversi nel mondo digitale, si imparano linguaggi diversi, a risolvere problemi, prendere decisioni, si prende confidenza con il concetto di sconfitta-vittoria, ci si confronta con le responsabilità, si imparano le regole (es. se non rispetto le regole del gioco non posso andare avanti con gli altri livelli). Se si consente il gioco in multiplayer (in compresenza fisica però, non online) poi, si impara anche a collaborare e confrontarsi.
L’apprendimento che viene dai videogiochi ha però bisogno che qualcuno ti aiuti a riflettere su quello che fai e su come lo fai, bastano semplici domande “Come hai fatto ad arrivare a quel livello?” o “Mi insegni a giocare?”, piuttosto che “Che cosa ti piace di più/meno in questo gioco?”.
Infine, concludo riportando una frase che Manuela Cantoia mi ha detto e che racchiude il senso di tutti i consigli qui sopra indicati:
“Non si regala una console, ma si regala il gioco”.
È il gioco la vera esperienza per il bambino, partiamo da questo, dai suoi gusti, dalle sue esigenze e poi scegliamo consapevolmente il device più adatto per fargli vivere una bella e utile esperienza.
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