In questi giorni sono stati individuati sul social network Instagram da parte delle Instamamme alcuni account di pedofili, prontamente segnalati alla Polizia Postale e successivamente oscurati. Immagini davvero sconvolgenti erano visibili a chiunque, difficili da dimenticare, impossibili anzi. Da qui il desiderio di non rimanere immobili, ma di fare tutto il possibile per denunciare e fermare le attività di questi individui, se così possiamo chiamarli…
Noi, che già in altre occasioni abbiamo affrontato il tema della pedofilia, perché fermamente convinte che per quanto difficile, sia necessario parlarne, informarsi sulle strategie da mettere in atto per proteggere i nostri figli, oggi torniamo su questo doloroso tema insieme a Elisa Capuano, educatrice.
Qualche tempo fa avevamo incontrato Francesca Imbimbo, pedagogista del Caf – Centro di aiuto al bambino maltrattato e alla famiglia in crisi – che ci aveva dato importanti suggerimenti. E noi ve li riproponiamo.
Centrale per la prevenzione di maltrattamenti e abusi, ma più in generale di tutte le relazioni con i bambini, come ci ha spiegato Francesca, sono l’ascolto e il dialogo, che aiutano i bambini a sviluppare consapevolezza di sé, del proprio corpo, dei propri bisogni e desideri, strumenti di difesa verso le cose che possono accadere.
In che modo?
- allenando i bambini a entrare nel mondo, a scoprirlo, perché aiuta la loro crescita. Solo sperimentando sarà in grado di prendere delle decisioni e imparare anche a dire no alle situazioni potenzialmente pericolose e negative.
- stimolando l’autostima e la conoscenza dei propri sentimenti ed emozioni, lo sviluppo delle capacità emotive, insegnando che parlare con gli adulti è possibile .
- favorire un’atmosfera non giudicante per aiutarli a trovare la serenità per guardarsi dentro, con autenticità ed esprimere quello che sentono e vedono: se il bambino sente che c’è una disponibilità ad ascoltare, sarà più motivato a dirci, o quantomeno a provarci, anche le cose che lo spaventano, che sono per lui motivo di malessere.
- mettersi al livello dei bambini, provare a vedere con i loro occhi, dare il giusto peso a ciò che ci dicono e fanno. Partendo da singole situazioni è possibile ragionare insieme sulle emozioni e i pensieri, sul fatto che ci sono le parole giuste per nominare gli stati d’animo e raccontare qualunque cosa, non importa quanto brutta o spaventosa sia.
Proprio per aiutare genitori e insegnanti a parlare di temi intimi, non facili da trattare, il Caf ha realizzato Questo sono io, un kit suddiviso in 4 aree attraverso cui sarà possibile affrontare con i bambini aspetti importanti per la sua crescita:
- Io e la mia identità: è molto importante aiutare il bambino a conoscere se stesso e a riconoscere il proprio valore, perché essere consapevoli di contare qualcosa, di essere prezioso, favorisce l’autoprotezione. Il confronto con l’esterno lo aiuta a formulare meglio i giudizi sulla realtà che lo circonda e a precisare la sua identità .
- Io e i confini del mio corpo: è compito di noi adulti fare in modo che il bambino capisca che il corpo è suo e che sia lui che gli altri hanno il dovere di rispettarlo; per facilitare la comprensione di questo concetto si può ad esempio usare l’immagine del corpo come casa che occupa uno spazio definito. Quello spazio appartiene a lui solo e solo lui può decidere quando aprirsi o chiudersi all’esterno: “chi entra deve bussare”. Se qualcosa non gli piace, lo infastidisce o gli fa paura, ha il diritto di dire NO. I bambini possono essere aiutati a identificare la loro volontà e rafforzati nella loro capacità e nel loro diritto di rifiutare qualsiasi cosa. É necessario inoltre trasmettere il messaggio che ci sono alcune parti del corpo intime e private, che vanno protette e tenute per sé.
- rapporto con gli altri: è importante per aiutare i nostri figli a proteggersi, trasmettere il messaggio che anche gli adulti, non solo i bambini, sbagliano. Il bambino, infatti, tende a dare grande valore all’adulto, giudicando “giusto” tutto ciò che proviene da lui. Questo pensiero rischia di lanciare spazio a “ospiti” sgraditi che possono approfittare di questa apertura servendosi dell’espediente della segretezza. È necessario far capire ai bambini che le cose belle si possono dire davanti a tutti, non c’è bisogno di tenerle segrete: bisogna insistere sulla differenza esistente tra un segreto bello e leggero, come ad esempio organizzare una sorpresa a qualcuno a cui teniamo, e i segreti cattivi, pesanti che rischiano di schiacciarci come macigni. Bisogna trasmettere il messaggio che, anche se sembra impossibile, se ne parliamo con qualcuno di cui ci fidiamo, possiamo essere aiutati e possiamo liberarci di questo peso, perché non c’è niente che non si possa dire.
- Io e gli affetti: allenarsi a gestire le proprie emozioni, a esprimere i sentimenti aiuta a trovare la giusta distanza tra sé stessi e le altre persone, a mettere in atto una serie di azioni che servono a gestire i propri rapporti sociali tenendosi al sicuro. Per prevenire possibili incontri sbagliati è fondamentale aiutare il bambino a raggiungere un giusto grado di fiducia in se stesso; da essa dipenderà la sua sicurezza personale, la più importante arma di fronte ad ogni minaccia.
Ma cosa fare nel caso in cui ci si accorga che c’è qualcosa che non va? Come muoversi in caso di sospetti?
Fidarsi della conoscenza del proprio figlio è la linea guida da seguire ed è necessario:
- adottare un approccio non invasivo, graduale, perché altrimenti il rischio è che, spaventati da ciò che si potrebbe scoprire, si tenda a trasformare il dialogo in un interrogatorio, con una conseguente perdita di sicurezza nel genitore, la chiusura del bambino, che potrebbe essere involontariamente spinto a dare risposte che non corrispondono alla realtà.
- calibrare le domande sulle reazioni del bambino. Se ad esempio si mette a piangere di fronte alle nostre domande o si rifiuta di parlare è possibile, a seconda dell’età, utilizzare strumenti non verbali, dandogli la possibilità di disegnare o scrivere ciò che ci vorrebbe dire ma non riesce, senza però insistere.
- rassicurarli, facendogli capire che non c’è niente al mondo che possa far cambiare l’amore di mamma e papà nei suoi confronti, che qualunque cosa accada loro ci saranno sempre, li si potrà aiutare ad aprirsi.
Nel caso in cui i tentativi del genitore non portino a nulla, ma la preoccupazione resta, allora è meglio cercare un supporto esterno in grado di chiarire i dubbi, anche se questo ci mette in difficoltà.
Essere un buon genitore non significa essere capaci di affrontare tutto da soli, ma non stancarsi mai di trovare la giusta via per aiutare i propri figli.
Questa è la foto che ci hanno inviato le Instamamme. Se potete, condividete anche voi e se mai vi dovesse capitare di incappare in profili sospetti su Instagram o su altri social segnalateli. Grazie!
photo credit: w4nd3rl0st via photopin cc
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