Conciliazione, quante volte abbiamo sentito questa parola, quante volte ne abbiamo parlato? Un tema particolarmente dibattuto ultimamente, forse perché si sente davvero il bisogno di qualcosa che smuova la nostra società, che ci faccia uscire dalla rigidità e renda le cose più fluide e più facili.
Proprio a proposito di questo tema, ieri siamo state all’evento di apertura de Il Tempo delle Donne, il progetto promosso da Il Corriere della Sera, La 27esimaOra e Io Donna, nato dal desiderio di mettere insieme le forze e raccontare le donne del nostro tempo. Condividere storie, idee e azioni per partecipare al cambiamento.
L’iniziativa, nata anche per celebrare il 2014, l’anno europeo della conciliazione, propone una serie di incontri tematici, eventi e spettacoli che spazierà dal lavoro alla vita familiare, dall’arte alla cultura e che culminerà in un festival internazionale il prossimo maggio. Inoltre, il progetto si arricchisce della collaborazione con Valore D, che proporrà una serie di workshop formativi dedicati alle donne, appuntamenti pratici e utili per pensare e ripensare la vita lavorativa al femminile.
Questo incontro ci ha regalato molti spunti di riflessione e tornate a casa ci siamo ritrovate a pensare a uno dei concetti principali di cui si è parlato. Quello del “peso”. No, non del peso forma. Ma di quel peso che ci sentiamo di avere perennemente sulle spalle, che a volte ci sembra davvero troppo, anche quando fingiamo di avere tutto sotto controllo. Delle responsabilità, le cose da fare, le corse, le acrobazie insomma, che ci fanno vivere in quello stato di “non ce la farò mai a far tutto” e con un perenne senso di colpa.
Ci portiamo a casa la rinnovata consapevolezza (perché ogni tanto ce ne dimentichiamo e una rispolveratina non fa male) che “conciliazione significa innanzitutto condivisione”.
Che non è una questione che riguarda solo le donne, ma si tratta – come ha sottolineato dal Ministro Emma Bonino, ospite dell’incontro – di una responsabilità comune che coinvolge sia le donne quanto gli uomini.
Che se questo peso lo dividessimo, un pezzo ciascuno, forse non sarebbe così gravoso e ci farebbe ritrovare un po’ di quella leggerezza che troppo spesso ci manca.
Che dobbiamo smetterla di aspettarci sempre performance da super eroine: mogli, madri, lavoratrici, figli, amiche perfette. Ma poi perfette per chi?
Ma soprattutto ci portiamo a casa un concetto chiave, la certezza che “non si tratta di un derby maschi contro femmine, che quella verso le pari opportunità non è una battaglia contro gli uomini, ma con gli uomini. Una partita da giocare insieme.”
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