Sono in aumento le famiglie ricostituite o “allargate”, realtà che abbiamo avuto modo di conoscere anche grazie ai racconti di MammaMatrigna. Un uomo e una donna, almeno uno già con figli nati durante relazioni precedenti, decidono di formare una nuova famiglia. Questa riunirà bambini e ragazzi che, non avendo lo stesso sangue, diventano fratelli acquisiti, e altri che, avendo un solo genitore comune, sono definiti col poco gradevole termine di “fratellastri”.
Le fiction tv descrivono queste convivenze come allegramente caotiche, affrontando anche casi limite di fratelli e sorelle acquisiti che scoprono di amarsi non come fratello e sorella, ma come due innamorati.
Ma, nella realtà, quanto è difficile imparare a volersi bene COME fratelli?
Quando i fratelli condividono entrambi i genitori, condividono anche educazione, ricordi, esperienze. Il rapporto non è scontato, invece, quando il legame fraterno è solo conseguenza di una scelta di coppia.
Una mamma: “Il mio attuale compagno è padre di una compagna di scuola di Marco, il figlio nato da una mia precedente relazione. Sebbene i bambini fossero molto amici, all’inizio abbiamo tenuto segreto il nostro amore. Ogni occasione, però, era buona per uscire tutti insieme e sembravamo una famigliola felice! Quando il nostro rapporto è diventato più solido, l’abbiamo reso pubblico, certi dell’appoggio dei nostri figli che, invece, hanno reagito malissimo! Soprattutto Marco, gelosissimo di me, non accettava che, in un colpo solo, io avessi un fidanzato e un’altra figlia! È stato difficile convincerlo che nessuno voleva rubargli il mio affetto, né i suoi spazi, ma che, anzi, lui ci avrebbe guadagnato una sorellina con cui giocare e su cui poter sempre contare. Solo ora, dopo quattro anni, posso dire che siamo una vera famiglia, ma è stata una vera sfida!”.
Quali possono essere, dunque, le difficoltà nel rapporto tra i diversi figli?
- a capacità di adattamento alla nuova realtà familiare dipende anche dal carattere, dall’aver elaborato o meno la fine del rapporto tra i genitori biologici e dall’età. Chi già è turbato dai mutamenti adolescenziali, affronterà questo ulteriore cambiamento più faticosamente.
- il timore che anche questa famiglia possa sfasciarsi può impedire di lasciarsi andare alle emozioni.
- è concreto il rischio che un genitore, seppure inconsciamente, privilegi il figlio biologico, generando rivalità.
- nella famiglia allargata, un figlio potrebbe vedere stravolta la posizione occupata nella precedente famiglia e non riuscire ad accettare serenamente, per esempio, di non essere più l’unico figlio, il piccolo di casa o il fratello maggiore.
E se nasce un altro bambino?
Un figlio può dare stabilità alla nuova famiglia, ma anche simboleggiare la chiusura definitiva col passato. Un bambino che spera ancora nella riconciliazione dei propri genitori biologici, rimanendo deluso, potrebbe riversare rabbia e sofferenza sul nuovo arrivato. Un nuovo fratellino, però, potrebbe anche intenerire fratelli e sorelle maggiori, che, opportunamente coinvolti nella sua cura, potrebbero sentirsi uniti da questa nascita.
I figli hanno bisogno di stabilità, bisogna assicurarsi che si sentano compresi e amati, che abbiano accettato la fine del rapporto tra i genitori biologici e siano pronti a guardare avanti. Un dialogo sereno è fondamentale e, coi più piccoli, anche una fiaba potrebbe offrire utili spunti di riflessione e mostrando quanto l’incontro di due mondi possa arricchire e far crescere. Per cercare di capire cosa pensano davvero i bambini, può essere utile osservare attentamente i loro disegni, che spesso comunicano più delle parole! Anche gli insegnanti potrebbero aiutare ad avere una visione più obiettiva delle reazioni del figlio ai cambiamenti in atto, perché, attraverso i temi e l’atteggiamento tenuto in classe, potrebbero cogliere sintomi di un disagio, tenuto volutamente nascosto in famiglia.
Come si può cercare di raggiungere un buon equilibrio?
- innanzitutto, non bisogna ignorare i problemi o banalizzarli, ma, accettare che ci siano e parlarne, se necessario, col sostegno di uno specialista. Eventuali regressioni o altri tentativi di attirare l’attenzione vanno affrontati con serenità e pazienza.
- bisogna rispettare i tempi dei figli, che dovrebbero avere occasione di frequentarsi senza oppressioni. La convivenza “allargata” rappresenterà un nuovo inizio, ma allo stesso tempo deve essere il felice risultato di un percorso fatto di chiacchierate, gite, vacanze, esperienze condivise, che aiutino a sviluppare un senso di appartenenza alla nuova famiglia, senza sentirsene più estranei.
- i figli andrebbero coinvolti con entusiasmo in questa nuova avventura, di cui devono sentirsi – almeno in parte – protagonisti. Per non dare loro la sensazione di essere solo in balia di decisioni altrui, andrebbero consultati anche nell’organizzazione della nuova casa. Possibilmente, andrebbe evitata la condivisione forzata di una stessa stanza per figli che si conoscono appena e a cui si dovrebbe cercare di garantire una certa privacy.
- le regole di casa andrebbero decise e imposte ugualmente a tutti, per evitare attriti e gelosie.
- invitando a superare diffidenze e pregiudizi, si può aiutare i figli a concentrarsi su ciò che li accomuna. Potrebbe farli sentire più vicini, per esempio, scoprire di condividere la paura per questo cambiamento di vita, il desiderio di sentirsi nuovamente parte di una famiglia e la sofferenza per la lontananza dell’altro genitore.
Quando a ricostituire una famiglia è il partner non affidatario, per il figlio biologico potrebbe essere più difficile sentirsi “fratello” di chi frequenta magari solo per qualche weekend o per le vacanze. Anzi, questo figlio potrebbe accusare i figli di questa nuova famiglia di essersi “appropriati” del proprio genitore. Ancor più fondamentale, dunque, sarà l’atteggiamento rassicurante e sereno di tutti gli adulti.
Sonia (15 anni): “Quando avevo 3 anni, mio padre lasciò mia madre e andò a convivere con un’altra donna, da cui ebbe due figlie. Odiavo queste sorelle che vivevano con un padre che era anche il mio! Grazie a mia madre, però, pian piano ho riacquistato lucidità e serenità, iniziando ad accettare questa situazione. Ho capito che era il mio atteggiamento ad allontanarmi da mio padre, che rimaneva tale, pur non vivendo con me”.
Non bisogna farsi scoraggiare da alcuni studiosi, secondo cui la relazione tra fratellastri non diventerà mai intima come quella fra fratelli. Affetto e complicità non possono essere imposti o pretesi subito, ma col tempo si può imparare a sentirsi davvero una famiglia.
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Letture consigliate ai genitori, per approfondire:
Oliverio Ferraris Anna, “Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro”, Cortina Raffaello, 1997
Miliotti Anna Genni, “Le fiabe per parlare di separazione. Un aiuto per grandi e piccini”, FrancoAngeli, 2009
Letture consigliate con i figli, per riflettere e discutere insieme:
Mareso Manuela, “Sotto il temporale. Fiabe-ombrello per famiglie in trasformazione”, Edizioni Gruppo Abele, 2011
Di Maso Luisa, Crivellente Giuliano, “La gioia della famiglia allargata”, Mela Music, 2007
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