Conciliazione lavoro&famiglia, politiche sociali che mancano, aziende poco attente ai bisogni dei loro dipendenti. Quasi quotidianamente leggiamo dati davvero poco confortanti legati alla condizione lavorativa delle donne con figli o addirittura episodi di mobbing e licenziamenti che diventano casi e smuovono animi e politici. Troppe poche volte invece leggiamo di casi positivi, di best practices, di aziende che decidono di investire nel benessere dei loro dipendenti agevolando conciliazione e flessibilità. Crediamo invece che questi esempi “illuminati” meritino di essere promossi e diffusi così che possano essere da spunto per altre realtà più “pigre”.
Oggi quindi vi proponiamo il caso di una piccola impresa, la CODEVINTEC, che ha deciso di sfruttare le agevolazioni che la legge 53/2000, art. 9, propone in materia di flessibilità investendo nella realizzazione di progetti di conciliazione tanto da vincere il Premio Famiglia&Lavoro della Regione Lombardia. Di seguito la nostra intervista a Chiara Faccioli, Office manager di CODEVINTEC.
Come è nata l’esigenza di realizzare un progetto di conciliazione lavoro&famiglia? Chi ne è stato il promotore?
Un nostro ingegnere diventò padre e abitando a 60 km dal posto di lavoro aveva bisogno di permessi o di orari più flessibili per poter sostenere la moglie a casa e il bambino. Nello stesso periodo una segretaria dovette affrontare la difficile malattia della mamma, durante la quale iniziò anche una gravidanza a rischio che la portò lontano dal lavoro per 18 mesi. Due mesi dopo il suo rientro iniziai io l’astensione obbligatoria perché aspettavo un bambino… Ora abbiamo un’altra mamma in aspettativa. Quattro bambini nel giro di 4 anni, in una società di 10 persone crea molti problemi di organizzazione, di mancanza di personale, di surplus di lavoro per chi resta. Già durante la gestione della paternità del nostro ingegnere ho iniziato a studiare con attenzione la legge 53/2000 sulla conciliazione e la genitorialità; ho scoperto che si potevano ottenere finanziamenti per aiutare la gestione di questi periodi difficili.Il progetto in realtà è la formalizzazione di alcune pratiche che stavamo attuando per venire incontro ad alcuni problemi di conciliazione incontrati dai nostri collaboratori.
In cosa consiste esattamente il vostro progetto? Da quanto tempo è attivo?
Le azioni sono:
– orario flessibile: i collaboratori possono adattare gli orari di entrata e di uscita in base alle proprie esigenze. L’unico vincolo è che si organizzino in modo che il proprio settore sia coperto e l’operatività garantita. Questa politica a mia memoria è sempre stata attuata.
– banca delle ore: con lo stesso spirito, le persone si gestiscono le ore in più o in meno che possono lavorare, giungendo alla fine della settimana o del mese avendo svolto le ore da contratto. Anche questa possibilità è sempre stata concessa in caso di necessità.
– telelavoro: alcune figure professionali posso svolgere da casa parte del proprio lavoro, per esempio in caso di emergenze quali malattie dei figli o chiusure delle scuole. Questa azione viene finanziata dallo Stato con €3.000 a postazione nei due anni di progetto. Abbiamo iniziato a pensare al lavoro a distanza da quando la tecnologia lo ha permesso (circa il 1994),
– part time reversibile: sono stati concessi 3 part time ad altrettante mamme per circa 14-18 mesi. Al termine del periodo si valuterà il rientro a tempo pieno. Lo Stato ci ripaga l’80% del costo aziendale delle persone che sostituiscono le mamme nelle ore non lavorate. Il primo part time fu concesso nel 2000, alla prima mamma che rientrò dopo due maternità ravvicinate.
– voucher baby sitter o campi estivi e nidi: l’Azienda ripaga il costo sostenuto dai genitori per affidare a persone o strutture protette i figli nei periodi in cui l’Azienda è aperto ma le scuole o gli asili sono chiusi (circa 90 giorni all’anno!). Lo Stato ripaga il 50% di queste spese. L’azione è stata attivata con l’approvazione del finanziamento (non avremmo potuto farlo altrimenti).
Quali difficoltà, se ci sono state, avete incontrato nella stesura del progetto e nel successivo iter per accedere al finanziamento pubblico? Siete stati supportati da qualcuno?
La prima difficoltà è stata trovare qualcuno che desse informazioni su quali azioni fossero finanziabili e sull’iter da seguire. Poi la difficoltà è stata stilare il progetto, completo di procedure, giustificazioni, preventivi e con tanto di accordo sindacale che siglasse la correttezza delle azioni proposte. L’aiuto fondamentale ci è venuto da ConfAPI Milano, che ha messo a disposizione due persone che hanno studiato la legge, predisposto la parte burocratica, contattato le parti sindacali e presentato il progetto allo Stato per l’approvazione. In seguito, molto disponibili si sono dimostrate le funzionarie del Dipartimento delle Politiche per la Famiglia a Roma, che hanno sempre risposto con celerità, cortesia e completezza di informazioni alle richieste di chiarimenti e alle nostre proposte di modifiche del progetto in corso d’opera.
Vi servite di strumenti e tecnologie particolari?
Abbiamo una struttura informatica che ci permette di lavorare in remoto come se fossimo in ufficio, con accesso a tutti i dati e i documenti aziendali.
Avete in mente di realizzare altri progetti per favorire la Conciliazione?
Sì, altre due azioni cui teniamo molto:
– Formazione al rientro: si tratta di riorganizzare tutto il reparto Segreteria per accogliere l’ultima mamma che rientra dopo 14 mesi; si troverà ad affrontare nuovi colleghi, nuove procedure interne, nuovi strumenti informatici. Tutto il flusso di lavoro e le mansioni di tutti i componenti del settore verranno rivisti; tutte le persone dovranno essere formate nelle nuove posizioni.
– Conciliazione traffico-lavoro®: trovare il finanziamento per poter ripagare il dipendenti che hanno domicilio distante dal posto di lavoro, almeno del costo effettivo sostenuto per raggiungere l’Azienda. Abbiamo stimato per un nostro dipendente che abita a Monza (noi abbiamo sede a Milano in zona Primaticcio) un costo medio di € 1.700/anno di trasporti. Senza contare le 2 ore al giorno di vita spese su mezzi pubblici, auto o motorino quando il tempo lo consenta.
Uno degli obiettivi di MammeAcrobate è che questa cultura della Conciliazione si diffonda il più possibile affinché sempre più aziende decidano di investire in progetti di questo genere. Per spronare maggiormente anche le piccole imprese in tal senso, ci spiega in due parole qual è il vero ritorno in termini sia d’immagine che di business?
In termini di immagine, posso dire che:
– da quando ha vinto il Premio Famiglia-Lavoro della Regione Lombardia, in meno di due mesi Codevintec è apparsa su una 40ina di siti internet, una mezza dozzina di telegiornali regionali, 2 quotidiani a tiratura nazionale (il Sole 24 Ore, l’Avvenire), 2 quotidiani a tiratura regionale (il Giorno, supplemento a il Giornale su Milano), su uno dei settimanali a maggior tiratura nazionale (Famiglia Cristiana), sull’House Organ della Compagnia delle Opere, in un servizio su Rai International, in un programma di TV2000 sul digitale terrestre, in due convegni sull’argomento Conciliazione;
– altra pubblicità la fanno i dipendenti che sfruttano al meglio le risorse messe a disposizione in questa occasione, con la loro rinnovata carica nel lavoro trasmessa a Clienti e Fornitori.
In termini di business, è innegabile il maggior numero di ore lavorate e la maggior concentrazione che i dipendenti possono dedicare all’azienda avendo meno problemi da risolvere nella sfera personale. Non è ancora quantificabile, ma certo traducibile in un aumento di fatturato.
Un grazie a Chiara Faccioli da MammeAcrobate!
3 Comments
Tutto questo è magnifico e magari potesse diventare una realtà diffusa!
Vorrei comunque ricordare che le donne assunte sono già delle super-privilegiate dal momento che possono godere di maternità, allattamento etc.
Ahimè le libere professioniste, specie agli esordi e quindi senza grandi possibilità economiche e tutte coloro che lavorano coi maledetti co.co.etc non hanno nè avranno mai nessuna agevolazione e sono costrette a tornare a lavorare quasi subito dopo il parto
E’ una parentesi OT, scusate
Torno a complimentarmi con queste persone empatiche e attente!
Sono altresì certa che iniziative di questo tipo portino anche i dipendenti a lavorare meglio, a beneficio di entrambe le parti
infatti una grande battaglia da fare è quella per dare sostegno a chi non ha [b]nessuna[/b] garanzia! purtroppo siamo lontani da vedere risultati….
in teoria dovrebbero poter autogestirsi: autogestire il proprio tempo lavorato e godere di orario flessibile “per antonomasia”…ma se sono “libere” solo di nome allora si che non ci sono diritti ma solo doveri….