COCCOLE E CAREZZE SONO VIZI? – Alzi la mano chi non ha mai sentito (o pronunciato) la frase: “scusa se non ti abbraccio, non sono molto per il contatto fisico, sai, non sono mai stato abituato, in casa mia non usava”. Se ci fermiamo a riflettere un attimo, ci rendiamo conto di quanto, come genitori, abbiamo la responsabilità di educare al contatto fisico i nostri figli, per non creare adulti timorosi di carezze e vicinanza.

Innanzitutto è importante chiarire che carezzare, abbracciare, massaggiare un bambino non è solo un vezzo – o peggio, come pensa qualcuno, un vizio – ma corrisponde a soddisfare un bisogno primario. Il contatto, infatti, al pari del cibo e della protezione dal freddo, è fondamentale per la sopravvivenza della nostra specie, così come delle specie animali a noi più vicine, mammiferi e non solo.

Il bambino nasce da un atto di contatto profondo tra i genitori. Si sviluppa in un sacco amniotico in cui fluttua per i primi mesi in un costante idromassaggio creato dal movimento della madre e dal suo respiro che fa sì che, anche durante la notte, il piccolo sia costantemente accarezzato dal “moto ondoso” dell’utero. Negli ultimi mesi di gravidanza, poi, la stimolazione tattile diviene più decisa: crescendo, il feto infatti non è più libero di fluttuare nel liquido, ma viene costantemente massaggiato dalle pareti uterine. Dopo i nove mesi di endogestazione arriva la esogestazione, ovvero quel periodo di circa altri 9 mesi in cui il bambino, dopo il parto, per crescere in maniera ottimale sia da un punto di vista fisico che psicoaffettivo, ha bisogno di stare a contatto stretto con la madre, in una sorta di utero esterno.

L’uso di marsupi, fasce, il cosleeping solo alcuni esempi di pratiche di accudimento che sempre più assecondano il fondamentale bisogno di contatto e contenimento dei neonati. D’altro canto, gli studi che dimostrano come la mancanza di contatto sia fisico ma soprattutto affettivo porti a gravi carenze nella crescita psicofisica dei bambini sono sempre più numerosi.

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Perché il contatto e le carezze sono così importanti?

  1. Durante lo sviluppo embrionale, il Sistema Nervoso e il sistema tegumentario (costituito dalla pelle e dagli annessi cutanei) si formano dallo stesso foglietto embrionale, l’ectoderma. Questo fa sì che i due sistemi risultino strettamente collegati (e spiega anche perché lo stress spesso si riversa sulla pelle attraverso eczemi, dermatiti, psoriasi etc.).
  2. Il tatto è il primo dei 5 sensi a svilupparsi e poiché Madre Natura non fa niente per caso, è evidente che la stimolazione tattile è fondamentale per la sopravvivenza all’inizio della vita – più della vista stessa, ad esempio, che alla nascita è ancora piuttosto immatura.
  3. Quando si sperimenta un contatto fisico piacevole (un abbraccio, una carezza) da una persona con cui ci sentiamo in sintonia affettiva, il nostro corpo produce endorfine, sostanze endogene che stimolano la sensazione di piacere e mitigano le sensazioni spiacevoli (chi di noi non ha desiderato un abbraccio in un momento di tristezza o di sofferenza?)
  4. Accarezzare e massaggiare costantemente i bambini fin dalla nascita corrisponde a insegnare loro la piacevolezza della vicinanza fisica e affettiva all’altro, educarli alla fiducia verso l’altro, capace di dar loro sensazioni di benessere, trasmettere loro un codice di comunicazione tattile e affettivo che li aiuterà nella vita a costruire relazioni più appaganti, più orientate al contatto fisico e affettivo con l’Altro.

Infine, se ci soffermiamo a pensare ai nostri comportamenti istintivi, noteremo che ci viene naturale accarezzare il nostro cane o il nostro gatto, e che questo contatto non è piacevole solo per i nostri amici a quattro zampe ma anche (a volte soprattutto) per noi.

Accarezzare, abbracciare, tenere la mano di qualcuno a cui vogliamo bene fa stare meglio entrambi.

Ma se da piccoli nessuno ci ha “iniziato” a questa modalità di contatto con l’Altro, difficilmente ci verrà spontanea e naturale.

Quindi, accarezzate, abbracciate, massaggiate i vostri piccoli. E continuate a farlo anche quando crescono, senza pensare che “ora basta, sei grande, è sconveniente”.

Semplicemente cambierà il modo di entrare in contatto fisico con loro: quando i bambini diventeranno adolescenti, potranno infatti apparire più schivi e meno disponibili al contatto fisico. Non vuol dire che non ne hanno più bisogno, ma solo che vari fattori di crescita fanno sì che:

  • Alcune carezze o forme di contatto fisico che veniva naturale e spontaneo avere con i nostri figli quando erano bambini diventeranno semplicemente non adatti a dei figli adolescenti per il naturale sviluppo del loro senso del pudore.
  • In adolescenza non cambia solo il corpo nel suo insieme, ma anche la percezione tattile, che diventa ipersensibile: di conseguenza, i ragazzi possono percepire come fastidiosa la carezza, anche se fatta in una zona “neutra” come una guancia o una mano, mentre tenderanno a preferire un contatto più vigoroso, come un abbraccio stretto stretto, che non a caso è una modalità molto diffusa di saluto, soprattutto tra i maschi.

Accarezzare, toccare, abbracciare significa fidarsi e affidarsi all’Altro, in una relazione di reciproco ascolto e accoglienza. La base fondamentale per la costruzione di Sé e del rapporto di se stessi con il mondo.

 

Bibliografia:

Leboyer, F.: Shantala. L’arte del massaggio indiano per far crescere i bambini felici.

Leboyer, F.: Per una nascita senza violenza.

Levine, S.: Esperienze infantili e resistenza allo stress fisiologico.

Montagu, A.: Il linguaggio della pelle.

Spitz, R.: Il ruolo dei fattori ambientali nello sviluppo emozionale nell’infanzia.

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Author

Psicologa e psicoterapeuta rogersiana, da diversi anni ho iniziato a lavorare con i neogenitori sia diventando insegnante di massaggio infantile, sia conducendo gruppi per genitori sull’educazione emotiva e su vari argomenti legati all’educazione e all’accudimento dei bambini, dalla nascita all’adolescenza. Sono profondamente convinta che sostenere i genitori nelle scelte educative, informare, spiegare, ma soprattutto ascoltare e accogliere dubbi, domande, fragilità, sia la strada più importante per promuovere il benessere dei nostri bambini e prevenire il crescente disagio infantile e adolescenziale. Nel mio lavoro porto la mia professionalità, ma anche la mia esperienza con i miei tre figli, gli errori fatti, i dubbi vissuti, le battaglie vinte. Perché non si può pensare di aiutare i genitori se ci si erge su un trono, ma solo se si condividono esperienze, fatiche, paure e soddisfazioni. Sito web: www.sentieridicrescita.com Facebook: https://www.facebook.com/pages/Sentieri-di-Crescita/ 653600438012603

3 Comments

  1. Grazie di questo articolo sebbene in ritardo a quando avrei voluto leggerlo, nove anni fa… quante cose potrei scrivere, ma non c’è bisogno che io scriva, c’è bisogno, ancora e tanto, di articoli come questi per ricordare alle neomamme di seguire quell’istinto primordiale che le porta a stringere a sé e a coccolare e a tenere vicino finché un segno del piccolo dirà che è sufficiente e che possiamo lasciarlo andare.
    Quando osservo mia figlia che interagisce coi più piccoli… vedo i miei gesti, le mie parole, quelli di suo padre, perché entrambi non siamo stati parchi di coccole e carezze e ne siamo tremendamente felici.

  2. Avvocatolo

    Io adoro mia madre, sia detto a pre-messa (amen). Ma contatto fisico zero di zero, sono stato allevato a distanza. .. Tuttavia con il mio bebè (oddio ha già 3 anni…) mi ci sono cartavetrato la pelle a furia di contatto…ci cerchiamo a vicenda, e naso naso, e sali sulla groppa del leone, e guancia guancia, e la favola letta tra le mie braccia, e il salto-al-collo al rientro dal lavoro…insomma non sempre replichiamo gli errori dei nostri genitori. Trovo verissimo peraltro quel che è scritto qui, soprattutto che il contatto soddisfa anche un nostro bisogno!

  3. Bell articolo, condivido praticamente tutto…..problema….come far capire tutto questo al proprio datore di lavoro che ti licenzia quando tuo figlio compie 1 anno per punirti di aver osato chiedere la facoltativa, magari solo 2 mesi, giusto fino allo svezzamento. Ad un costo economico nn indifferente… Scusate lo sfogo. La famiglia la famiglia poi sei costretta a far crescere i tuo figli ai nonni, pena la perdita del lavoro.