“Sono omosessuale, nessuno riesce a capisce il mio dramma”. Un biglietto lasciato ai genitori, poche parole che racchiudono un dolore immenso, un dolore che negli scorsi giorni ha portato un altro giovanissimo, l’ennesimo, a suicidarsi. Avere 14 anni e sentirsi diverso dai propri coetanei, una diversità che pesa come un macigno e che rende vulnerabili, quando invece si vorrebbe essere solo accettati.

Accettare. È  proprio questa parola che continua a girarmi nella testa da quando sono venuta a conoscenza della notizia. È una parola di cui non riesco a capire il senso. Non c’è proprio un bel niente da accettare, perché accettare chi è diverso nasconde in sé un giudizio di valore “Io sono meglio di te, però ti tollero, tollero la tua diversità”. Ma cosa vuol dire essere diverso? Chi ha stabilito qual è la norma dalla quale,  se ci distacca, allora si è diversi? Diversi da chi? Da che cosa?

E allora torniamo sempre alla stessa questione della quale, anche in altre occasioni, abbiamo parlato, la colpa è  nostra, di noi adulti. A parole ci ripetiamo quanto sia importante che i bambini e i ragazzi crescano formandosi una propria identità sulla base di ciò che sentono di essere, senza preoccuparsi del giudizio degli altri. Ma poi cosa gli offriamo? Una società intrisa di pregiudizi, di discriminazioni, di scontri per stabilire chi sia giusto e chi sbagliato.  Non spingiamo i più giovani all’empatia, al confronto, all’attenzione verso l’altro. È questo che manca e che poi porta inevitabilmente a vessazioni, derisioni a tutti quegli atti che vengono definiti bullismo.

Quando mi si chiede cosa fare per prevenirli la mia risposta è sempre la stessa, cioè quella di agire sul gruppo, di formare i bambini e i ragazzi a quella che io amo definire una “cultura dell’indignazione” verso le ingiustizie. Ma non vi nego che oggi come oggi mi sento un po’ bugiarda nel dare questi consigli, perché non bastano più. Non basta più che sia un gruppo a cambiare. Che senso ha, se poi usciti da scuola ci si ritrova nella società dell’intolleranza?

Contrastare il bullismo non è un’impresa semplice, però  è necessario mettere in atto alcuni comportamenti che possono essere d’aiuto, come quelli suggeriti da Telefono Azzurro che vi riproponiamo:

Per le famiglie:

  1. costruite con vostro figlio le premesse per un dialogo sincero, mostrandogli sempre la vostra disponibilità ad ascoltarlo e ad accogliere tutto ciò che desidera condividere con voi; create le condizioni affinché – nell’eventualità in cui sorgano problemi – si senta libero di condividere le sue preoccupazioni con voi, sicuro di trovare un interlocutore attento e non giudicante;
  2. interessatevi e partecipate alle attività che svolge, impegnatevi a conoscere non solo le persone e i luoghi che frequenta, ma anche cosa fa, cosa lo interessa e chi frequenta in rete;
  3. prestate attenzione anche ai piccoli cambiamenti che avvengono nel suo comportamento e nei suoi atteggiamenti, ancor più se improvvisi; solo così potrete accorgervi se qualcosa lo turba;
  4. promuovere comportamenti relazionali positivi in famiglia: i figli fanno riferimento, prima di tutto, ai modelli che imparano dai genitori;
  5. stimolare i ragazzi a trovare attività nuove e gratificanti, anche al di fuori della scuola, che possano aumentare la loro autostima;
  6. mantenete un dialogo sempre aperto con gli insegnanti e la scuola e le altre figure educative con cui è a contatto;
  7. stabilite alcune semplici regole di sicurezza da seguire sempre (ad esempio, non accettare inviti – o amicizie sui social network – da parte di sconosciuti, informarvi se c’è qualcuno che lo importuna online)

Per i ragazzi:

  1. non vergognatevi per ciò che accade, non è in alcun modo colpa vostra;
  2. ricordate che chiedere aiuto –  per voi o per i vostri coetanei – non significa essere una spia o un debole, ma è il primo passo per risolvere la situazione;
  3. raccontate agli insegnanti quello che accade, magari con l’aiuto e l’appoggio di qualche compagno;
  4. sforzati evi di parlare con i vostri genitori e chiedete il loro aiuto senza vergognarvi;
  5. l’isolamento non è una soluzione. Altri ragazzi possono essere stati coinvolti in episodi di bullismo, ricordatevi che non siete soli;

Piccoli consigli che però possono fare molto. Le cose possono cambiare solo se noi vogliamo che cambino. Non nascondiamoci dietro inutili scuse, cambiare la cultura è un nostro compito. Quello che è capitato negli scorsi giorni a Roberto poteva essere evitato e tocca a noi fare in modo che non accada più.

Telefono Azzurro è a disposizione dei genitori, i bambini e i ragazzi, anche in forma anonima, per avere supporto e consigli  attraverso il numero gratuito 1.96.96, attivo tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24 o via chat, tutti i giorni dalle 16.00 alle 20.00, accedendo al sito www.azzurro.it e cliccando su “ch@tt@ con Telefono Azzurro!

 

photo credit: robhardingii via photopin cc

 

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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