di emozione in emozione terrible two e rabbiaDi emozione in emozione per raccontare le tappe dello sviluppo emotivo dei bambini, in compagnia di una pedagogista, una mamma blogger e di Chicco.

 

C’è un’età nota con l’eloquente e rassicurante nome di “terrible two” in cui i vostri frugoletti imparano a dire “no”, o meglio ancora “nooooooooo” e molto probabilmente lo diranno spesso e nelle occasioni più disparate e inaspettate.

Inutile che vi dica che è un’importante tappa evolutiva: il bambino cresce e afferma la sua indipendenza, la sua autonomia e l’essere altro da voi e ve lo comunica, per l’appunto dicendo “nooooo”.  Sapere questo probabilmente non vi consolerà, né vi farà fare meno fatica quando vostro figlio si sdraierà nel mezzo del supermercato o domani mattina quando sarete in ritardo e vostro figlio non vorrà vestirsi, ma vi offre un altro punto di vista: il vostro bambino non ce l’ha con voi, né siete voi che avete sbagliato qualcosa.

La rabbia è un’emozione e come tutte le emozioni non è né positiva né negativa, ma è espressione di sé.

Spesso parliamo di capricci: proviamo invece a pensare in termini di bisogni.

  1. Che bisogno sta esprimendo il mio bambino?
  2. I “capricci” si ripropongono sempre nella stessa situazione? E’ stanco? Ha bisogno della mia attenzione? Ha bisogno di sentire che ci sono e posso dare un limite?
  3. Spieghiamo al bambino che quella cosa che sente nella pancia e gli infervora le guanciotte si chiama rabbia. “Sei arrabbiato” “Sei proprio tanto arrabbiato!”: a volte è più importante sapere che qualcuno ci capisce, che ottenere ciò che vogliamo.
  4. Le manifestazioni della rabbia hanno bisogno di poche, semplici e coerenti regole: puoi essere arrabbiato, ma non puoi fare male agli altri o a te stesso.
  5. Aiutiamo il nostro bambino a far scendere la temperatura emotiva: un tono di voce calmo e sicuro (gridare non aiuta, ve l’assicuro), un abbraccio dolce e deciso che contiene e che si scioglie in coccole, lo faranno sentire protetto, al riparo anche dalla propria rabbia.

È vero che io sono l’adulto e lui il bambino, quindi sono io che devo capire il suo punto di vista e aiutarlo, ma – diciamocelo –  che fatica! “Come stai?” “Come ti senti?” “Sei arrabbiato?” dovrebbero chiederlo anche a noi mamme e papà qualche volta.  Ecco, appunto: voi cosa rispondereste? Quali sono i vostri bisogni?

 

Di Barbara Laura Alaimo – pedagogista

 

 

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Tutti ci avevano raccontato dei “terrible two”.

«Quando sarà fra i due e i tre anni… vedrete che capricci!». Un po’ siamo una coppia di inguaribili ottimisti, un po’ Guia era sempre stata una bambina molto tranquilla, un po’, lo ammetto, non volevamo crederci.

E invece quel periodo è ovviamente arrivato anche a casa nostra. In realtà non proprio a casa: mi ricordo bene il primo episodio in cui ho pensato «Ma questa bambina è la stessa di un mese fa?».

Eravamo a fare due passi, qualche commissione veloce senza passeggino, era autunno ma faceva ancora caldo. Lei camminava accanto a me con la manina nella mia e gli occhioni profondi spalancati sul mondo. Stavamo per arrivare a casa, pronte per il rito bagnetto – cena – nanna, quando improvvisamente non c’è stato nulla da fare: «Mamma, sono stanca».

«Guia, guarda, laggiù c’è casa nostra, ancora qualche passo e arriviamo».

Credo – ma non ne sono sicurissima – che il suo urlo «In bracciooooooo!» l’abbiano sentito anche sulle montagne vicino a Torino. L’avrei pure presa in braccio… non avessi avuto 200 sacchetti in mano. E quindi ho iniziato una trattativa degna di un delegato ONU, ma mi sono resa conto immediatamente che c’era qualcosa di diverso: di fronte a me avevo una bambina per la prima volta arrabbiata quasi come un adulto, con una grinta e una foga che non avevo mai visto.

All’inizio mi sono arrabbiata anche io. Poi però ho provato a eliminare tutto il resto: i passanti che ci guardavano, la sensazione che quello fosse solo un capriccio, e il fastidio che provavo di fronte a quell’idea. E l’ho guardata, ho ascoltato quel pianto, e mi sono inginocchiata per guardarla negli occhi. E l’ho abbracciata. Forte.

Come per magia, ha smesso di piangere e ha rimesso la sua mano nella mia. Abbiamo ricominciato a camminare, in silenzio, una accanto all’altra.

E mi sono resa conto che, a volte, con i bambini, ma forse anche con gli adulti, un abbraccio è più forte di qualsiasi tipo di rabbia.


Di Valentina Stella – Bellezzarara


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di emozione in emozione rabbia e terrible two

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4 Comments

  1. oh si… quando sento la mia bambina fare un capriccio così incoerente con la personalità alla quale sono abituata non ci voglio credere. All’inizio mi arrabbiavo, cercando di far prevalere la mia autorità mammesca e, certo, magari riuscivo a placarla, ma a prezzo di un malumore terribile, soprattutto per il mio comportamento, perchè che fosse solo il capriccio di una bambina ci arrivavo a capirlo da sola, ma perchè mi fossi imbruttita così tanto da urlare in quel modo era più difficile da accettare. Poi mio marito mi ha detto: “Non metterti alla sua altezza. Se lei urla, tu devi abbassare i toni non alzarli” Mi si è aperto un mondo… Già! era proprio questo il mio errore. Adesso quando succede (e succede ancora anche se ha 8 anni…) chiudo gli occhi, respiro profondo , la prendo tra le mie braccia (è davvero l’unico rifugio possibile) e restiamo in silenzio per qualche minuto. Lei urla o piange ancora un po’, poi si rasserena e a quel punto, insieme, capiamo qual è il problema. No, non è facile, ma è molto più soddisfacente degli strilli più acuti dei suoi!

  2. Eh già, i terrible two. Peccato che qui stiano durando oltre misura (4 anni a settembre…). All’inizio i suoi capricci isterici mi avvilivano, non riuscivo a gestire la situazione se non con urla isteriche e sangue al cervello senza però ottenere mai nulla di buono da lui, la volta successiva il capriccio si ripeteva uguale. Poi ho iniziato a usare la tecnica del “bisbiglio”, lui urla e io abbassavo la voce, gli parlavo bisbigliando. Tempo qualche minuto e lui si placava perché curioso di capire cosa gli stavo dicendo. Beh questa tecnica non funziona mica tutte le volte eh ma mi ha salvata in diverse situazioni (vedi scenata apocalittica al supermercato!)
    Di sicuro ci vuole tanta pazienza e anche la consapevolezza che siamo noi adulti ad educarli, anche a gestire le loro emozioni.

    ciao
    Sonia

  3. Per noi dai 2 ai 4 anni e’ stato un tunnel…mia figlia era puro istinto. Gli spiegoni d’altro canto non e’ che siano risolutivi perche’ la cratura dopotutto e piccina….dopo i 4 ha cominciato a ragionarci un pochino su…(ma non e’ che ne siamo fuori eh!)

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