E anche questa è fatta.
Mattino. Ci incamminiamo per il corridoio della Scuola dell’Infanzia, ma mi sembra di stare all’interno della sede dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità.
Una serie di cartelli disseminati vicino alle porte d’ingresso delle varie classi comincia a sollecitarmi una certa inquietudine.
“Verificate sempre i capelli dei vostri bambini. Interveniamo in tempo con i pidocchi”
“Ci sono stati alcuni episodi di mani-bocca-piedi in classe. Controllate le bolle sui vostri bambini”
“Ricordati sempre di fare la doccia di decontaminazione prima di uscire dalla scuola”
“Attenzione EBOLA”
Sento alcune mamme parlare fuori dalla classe.
“Sì, praticamente ieri mio figlio aveva episodi di vomito contemporaneamente alla dissenteria, con 39 di febbre, ginocchio della lavandaia, gomito del tennista, orecchie da mercante, mano morta, piede piatto e il muco che gli faceva le tende sotto al naso, ma oggi lo abbiamo portato comunque, tanto gli abbiamo dato una dose di tachipirina”
“Oh mio Dio, ma è contagioso?”
“Oddio, no, non credo… certo, l’ha presa pure mio marito, il fratello, il cane, il gatto e gli acari della polvere e l’intero edificio è stato sottoposto a quarantena dalla CIA, ma non penso che si contagiosa OhMioDiOPRESTOUNBAGNOBLEEEEEEEAAAAAARGH!!!!!
Davanti alla classe del Jr, mi inginocchio per aiutarlo nella comoda pratica della spogliazione.
Ma lui ha ancora il vocabolario Italiano-Latino in mano e io lo dovrei far passare in una manica dal diametro di meno di 10 cm.
“All my love, figlio di papà tuo, mi daresti questo simpatico libricino, così ti aiuto a spogliarti?”
“Lo voglio mettere in tasca”
Zeus padre degli dei, ti prego fulminami e spargi le mie ceneri nella Galleria del Gran Sasso.
“Whole Lotta Love, amore incommensurabile di papino tuo, ti rendi conto che dovremmo alternativamente violare il principio di impenetrabilità della materia e utilizzare il siero miniaturizzante di Ant Man per poterti accontentare?”
“Ma io lo voglio mettere in tasca”
Mentre comincio ad innalzare una pira sacrificale per offrire un bidello in dono e ottenere il favore degli dei, consultando la Linea Guida del Ministero “Santi e Madonne”, sento la Belva Jr che mi dice:
“Papà, questo è il momento della storia in cui esasperato cominci ad evocare tutti i Santi? Dai, non fa niente!”
E mi dà il vocabolario.
Incredibile.
Ce l’ho fatta.
Sono in ginocchio davanti a lui, che lo aiuto a togliersi il giubbino.
La camicia mi esce fuori dai pantaloni.
Sento il sudore colare per tutto il corpo.
Sento così caldo da alimentare i termosifoni della scuola direttamente per trasfusione.
La sua mano continua ad essere perennemente ficcata dentro i miei capelli, che ormai, grazie anche al gel che mi ero messo stamattina, hanno la forma delle stecche di Mikado appena lanciate sul tavolo.
In questi 20 minuti, mi sono pure cresciuti 2 cm di barba fresca fresca.
All’improvviso, sento nel corridoio:
TAC
TAC
TAC
TAC
TAC
Alzo lo sguardo, ed è lei. La mamma superfaiga.
Abbasso lo sguardo e sono io, in una pozza di sudore, nella posizione più innaturale del mondo, che quando sono uscito dal letto stamattina ero più in ordine.
Lei cammina sicura nel corridoio, vestita come Beyoncé agli MTV Music Awards, portando (forse “trascinando” è la parola giusta) per mano la figlia.
Io sono intanto accovacciato a spogliare la belva, con la stessa grazia e lo stesso agio di un lottatore di Sumo a cui si sono bucate le mutande.
Lei saluta con la mano tipo Regina Elisabetta, sorridendo a destra e sinistra, addirittura ti sembra anche di vedere un dente scintillare, probabilmente una otturazione in oro a 24 carati. Saluta anche te e tu, nella posizione più disagevole del mondo, la risaluti, visto che sua figlia va proprio in classe con la tua Belva.
Tu guardi il tuo cucciolo d’uomo, che pare che ti stia per dire qualcosa, e speri che sia qualcosa che ti riqualifichi come essere umano, tipo:
1) “Papino ti voglio bene”
2) “Padre, se sono quello che sono, lo devo a te e al tuo esempio”
3) “Vi ringrazio per questo premio, l’Oscar/Nobel, come miglior scienziato protagonista per aver inventato la cura contro il cinepanettone, ma sopra tutti vorrei ringraziare mio padre, il primo a credere in me”
Mentre le stelline negli occhi ancora brillano e fanno i fuochi d’artificio, lui mi dice
“Papà, ti si vedono le caccole nel naso!”
Come in un film, assisto alla visione della mia dignità di uomo che viene macinata e direttamente insaccata per divenire un wurstel per qualche banchetto di Hot Dogs.
Mentre con l’aspirabriciole recupero gli ultimi frammenti di ego sparpagliati sul pavimento, la Mamma Superstar mi passa dietro, sempre tenendo per mano la diletta figlioletta, quando, all’improvviso, il colpo di scena.
La bambina scivola su una macchia non ben identificata sul pavimento (forse qualche traccia della mia dignità) e cade a terra, quasi trascinando la madre con sé.
La Mamma Superstar si gira verso di lei, immagino per raccoglierla amorevolmente, mentre invece vedo lo sguardo di Jack Nicholson in Shining quando si affaccia alla porta, i capelli dritti e la lingua a lucertola, mentre così l’apostrofa:
“‘NDUNDI’!!! MANNAGGIASANDA! MO’ T’APR COM LE COZZ!!!!”
E la lancia dentro l’aula come in una partita a curling, per poi girare i tacchi e andarsene furibonda.
Quasi quasi rimpiango Marina SUVA…
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