di emozione in emozione paura estraneoDi emozione in emozione per raccontare le tappe dello sviluppo emotivo dei bambini, in compagnia di una pedagogista, una mamma blogger e di Chicco.


Intorno agli 8 mesi compare sul palcoscenico della vita del nostro bambino un’emozione molto intensa: la paura.  In questa fase, conosciuta come quella della “paura dell’estraneo”, associata con la paura del distacco dalla mamma, il bambino manifesta la sua inquietudine di fronte a ciò e a chi per lui è sconosciuto, quindi potenzialmente pericoloso, con pianti, grida, oppure nascondendo il suo visino tra le braccia di mamma e papà.

A volte si tratta di una vera e propria angoscia, ma mamma e papà non devono allarmarsi. È una fase evolutiva, ovvero segnala una crescita e l’acquisizione di una competenza: la possibilità di distinguere l’estraneo da ciò che e familiare.

È una fase normale e transitoria: non dobbiamo pensare di avere un bambino musone o poco socievole o perfino maleducato, non sentiamoci in imbarazzo nei confronti delle persone verso cui il bambino manifesta timore. Spieghiamo serenamente che ci vuole solo un po’ di tempo e pazienza e il bambino si “fiderà”.

In ogni caso non forziamo nostro figlio “Vai in braccio a zia dai!!!”, o peggio ancora non sgridiamolo, ma rassicuriamolo, abbracciandolo. Noi siamo la sua base sicura, più sentirà che noi ci siamo, più si sentirà fiducioso di potersi staccare, perché saprà che noi ci saremo ancora se ha bisogno.

Il nostro bambino non ha parole per esprimere le sue emozioni: diamogli noi le parole, parlando con voce tranquilla, dimostrandoci noi fiduciosi, tanto più verso le persone (nonni, tate, educatrici) che si prendono cura di lui quando noi non ci siamo. Se il bambino avverte che non siamo spaventati, troverà più facilmente una strada per attraversare la sua emozione. Se mamma e papà sono a disagio, come si può fidare lui di quella persona?

 

Ricordiamo che i genitori, prendendosi cura dei loro piccoli, risperimentano le fasi di crescita che il figlio sta percorrendo, quindi hanno bisogni molto simili a quelli che ha il loro bambino in quel momento specifico della crescita.

E allora è l’occasione per chiederci: quali sono le nostre “basi sicure”? Che emozioni proviamo di fronte alle novità? Che paure abbiamo?

 

Di Barbara Laura Alaimo – pedagogista

 

 

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Che il portiere del mio stabile avesse un viso burbero lo avevo sempre pensato. Lo avevo anche timidamente confessato alla Signora Lia, mia vicina di casa, una vecchina simpatica alla quale spesso facevo qualche piccola commissione che un giorno mi aveva raccontato di averlo visto intento a fare il pavone davanti alla nuova inquilina del terzo piano, appena trasferita.

Quella mattina ebbi la conferma che il mio pensiero era condiviso da mia figlia.

Per la prima volta in assoluto  da quando era nata mi sentii in accordo e con lei in una situazione che non riguardasse: allattamento al seno, insonnia e capacità di capire il momento esatto -l’ora X- del cambio pannolino.

Era una bellissima giornata di fine Ottobre, Margherita aveva circa 8 mesi ed io volevo uscire di casa per pagare alcune fatture all’ufficio postale.

Prima di andare avevo sistemato tutto l’occorrente nella borsa fasciatoio: il ciuccio (i ciucci) prima di tutto. Indispensabile in ogni momento, dal più critico al più rilassante il ciuccio era il suo compagno insostituibile. Di ciucci, Margherita, ne ha sempre avuti almeno 3: un paio in caucciù e uno di plastica bianca e rosa con la tettarella in silicone. In genere usava il caucciù la notte, e quello rosa per le uscite mondane.

Entrai in ascensore facendo a fatica le “grandi manovre” con il passeggino. Scesi a piano terra.

Aprendo le porte mi trovai di fronte il portiere, Luigi, con un enorme bernoccolo sulla fronte.

Luigi, oltre al viso burbero  in quel momento era piuttosto spaventoso: indossava una tuta da pittore macchiata e sulla fronte stempiata svettava lo spaventoso ematoma rosso.

In quell’istante Margherita, una bambina tranquilla e sorridente scoppiò in un mare di singhiozzi.

Piangeva così tanto che all’inizio mi spaventai e non ebbi modo di capire che era soltanto la prima di altre future manifestazioni della paura per l’estraneo, per l’ “altro”. Seppure Luigi fosse una figura nota a mia figlia, in quel momento aveva infatti un aspetto tutt’altro che rassicurante.  Il suo pianto inconsolabile richiamò l’attenzione della Signora Lia, che scese subito spaventata a controllare che tutto fosse a posto.  In pochi secondi fece capolino anche la moglie di Luigi, Giovanna, che lo spinse verso casa in quel modo perentorio che solo le mogli di lungo corso sanno usare.

Margherita, in braccio a me si calmò con il suo ciuccio… e nessuno chiese al povero Luigi cosa fosse accaduto!

 

Meelat – MercatinodeiPiccoli

 

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photo credit: Nanagyei via photopin cc

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5 Comments

  1. Ciao! È la prima volta che mi decido a scrivere anche se vi leggo sempre, ma proprio in questo periodo sto vivendo questa fase con la mia seconda bimba (10 mesi) e vorrei un consiglio. Lei è una bambina abbastanza socievole e senza grandi difficoltà è sempre stata con persone diverse senza dimostrare un eccessivo attaccamento a me. Da qualche giorno però succede che con alcune persone (non tutte) lei dimostra una grande paura e solo se la guardano scoppia a piangere. la cosa imbarazzante è che non c’è nessun criterio, con alcune nessun problema, con altre pianti disperati. Come posso comportarmi? Come posso tranquillizzarla?

    grazie
    magda

    • Cara Magda, magari persone con la voce più acuta, o qualche particolare del viso possono intimorirla di più, ma non essere imbarazzata: è una fase del tutto normale. Tieni pure in braccio la tua piccola e rassicurala, con voce calma. Vedrai che si tranquillizza. Comunica calma a lei e alle persone verso cui lei manifesta paura: non c’è nessun problema, basta solo un po’ di pazienza anche da parte dei “grandi”, che spesso si sentono rifiutati. Non è così, ma loro sono adulti e dovrebbero capirlo, no? 😉

      • Grazie Barbara, hai proprio ragione, ci vuole calma e pazienza e poi questa fase passerà!

  2. Il mio bambino non è ancora entrato in questa fase, ha 10 mesi, è molto socievole, va in braccio a tutti (ma proprio tutti!)
    Non so se devo preoccuaprmi al contrario!

    • No non devi preoccuparti 🙂 ogni bambino ha i suoi tempi e anche il suo temperamento … per fortuna!