Domenica è la festa della mamma. M-A-M-M-A, c’è parola più potente di questa nella lingua italiana? Mamma è tutto: amore, dolore, perdita, calore, abbraccio, tenerezza, infinito. Pensando a me bambina e alla mia mamma ricordo che la vedevo come una divinità antica. Lei era grande, alta (in verità da quando ho 13 anni è più piccola di me di 15 centimentri…) una montagna, solida, che non avrebbe mai sbagliato e dove mi sarei sempre potuta rifugiare. Oggi anche io sono mamma e sorrido se penso che i miei piccoli mi possano vedere così. Perfetta, infallibile, gigantesca. Noi invece spesso ci sentiamo imperfette, fallibili, fragili. Sulla IMperfezione delle mamme c’è persino una fiction a puntate di Ivan Cotroneo. Stamattina, prima di mettermi a scrivere, ho guardato le 4 puntate di fila e devo dire che mi ha fatto ridere e pure commuovere. Tocca dei punti dolenti del noi essere mamme, sui quali vorrei soffermarmi anche io.
Per me la perfezione non esiste. Sono un’approssimativa di natura. Non me ne vanto, sia chiaro. Al contrario penso sia un grosso difetto. Ma è un rifugio: se non posso essere perfetta, meglio essere approssimativa e abbassare le aspettative, così non mi sentirò frustrata. Ecco il ragionamento che ho sempre fatto a scuola, negli sport, sul lavoro, con la famiglia.
La perfezione, devo dire, mi è sempre stata antipatica. È un po’ come la più carina della classe, o la più forte nella corsa campestre. Forse, la mia fortuna, è che ho sempre intravisto, fin da bambina, la grande sofferenza che vive chi punta ad essere la prima e magari non ci riesce. Se fallisce, il mondo crolla. “Come farò a dire alla mamma che non ho preso il miglior voto o che non ho fatto il più bel disegno della classe?”
Io ne ho conosciute di bimbe, oggi donne, così. E non avrei cambiato per nulla al mondo la mia approssimazione, magari un po’ immatura, con la loro ricerca di perfezione. Meglio imperfetta che infelice, ho sempre pensato.
Così anche da mamma mi sono adattata. A differenza della protagonista della fiction non soffro di non essere perfetta, nemmeno ci provo ad esserlo! Credo che questa mia attitudine mi abbia aiutato anche nell’altro mio ruolo di casa: quello di matrigna. Essere matrigna costringe a relativizzare il tuo essere e ad accettare gli errori e i fallimenti ancora prima di iniziare ad essere una madre.
Per esempio: il matrimonio. Sposarsi è coronare il sogno di una vita, per molte. Se sposi un uomo divorziato devi fare i conti con il fallimento, il dolore, la separazione ancora prima di aver detto sì. Con l’arrivo dei figli e la creazione di una famiglia allargata dovrai ancora una volta ridisegnare tutta una serie di certezze e abitudini che non valgono più.
Per qualcuno sarebbe impossibile vivere così, nell’approssimazione e nel dubbio continuo. Io invece, dopo 6 anni di esperimento, credo che mi ci sono trovata a essere matrigna e a vivere una famiglia allargata perché era nelle mie corde. Avevo le caratteristiche e le IMperfezioni giuste per farcela. Che ne dite?
Intanto buona festa della mamma a tutte (e a quando la festa delle matrigne?)
2 Comments
…sono veramente felice di essere una tua amica!! Un abbraccio ….Giada
Che forte che sei Miki! Quanto a imperfezioni mi difendo come posso! Bacio Luci