Qualche giorno fa, mentre tornavo a casa, mi sono imbattuta in una trasmissione radiofonica, tema del dibattito: “bambini e adolescenti in Italia, il ruolo della scuola”.
Tutto filava liscio…ma ecco arrivare una telefonata da casa, la telefonata di una mamma che, piuttosto contrariata, accusava il sistema scolastico italiano dell’insuccesso dei nostri bambini e ragazzi, secondo lei ignoranti e maleducati come non mai.
Le sue parole, che non sto qui a ripetervi, mi hanno colpito molto, ma quello che mi ha colpito maggiormente sono stati i toni usati, carichi di una violenza che mi hanno fatto riflettere.
Così, dopo aver tenuto un monologo in solitaria all’interno dell’abitacolo dell’auto, scatenando le risate del mio vicino di semaforo – che credo abbia pensato fossi pazza – ho deciso di condividere con voi alcuni dei miei pensieri…
Io a scuola ci passo molto tempo e sono sincera nel dire che non è facile, che sono tante le contraddizioni con le quali mi scontro, le problematiche da affrontare e i disagi da superare e per questo non nego che ci sarebbe bisogno di una vera e propria rivoluzione nel nostro sistema.
Detto questo però, mi chiedo perché, quando si parla di scuola, lo si debba fare sempre in chiave negativa, focalizzando l’attenzione su scandali e simili tralasciando i successi, le belle storie e soprattutto gli sforzi, che tanti insegnanti ed educatori – non dico tutti perché mentirei – mettono nel loro lavoro, un lavoro pieno di responsabilità, che è spesso sottovalutato e non ha il riconoscimento sociale che meriterebbe.
La seconda cosa che mi chiedo è che senso ha cercare a tutti i costi un colpevole, qualcuno a cui dare la colpa per gli insuccessi, le situazioni critiche, piuttosto che cercare insieme delle soluzioni? Nessuno!
Quello di cui si avrebbe davvero bisogno è di leggere e interpretare le crisi che il nostro sistema educativo vive, per ripartire e creare, insieme, qualcosa che sia migliore per i nostri figli, che al di là di ogni retorica, sono il nostro futuro.
Quello che vorrei dire alla signora della telefonata è che è del tutto sterile pensare a scuola e a famiglia come due eserciti contrapposti che si fronteggiano. Conoscete il proverbio africano Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio? Ecco, sono questi i termini in cui io interpreto la parola “educazione”, un processo che impegna famiglia e scuola sullo stesso fronte.
Per il benessere dei bambini e dei ragazzi tra queste due entità c’è bisogno di comunicazione, di scambio, di sostegno reciproco…detto in una sola parola, di una vera e propria alleanza.
Il processo educativo non è fatto di compartimenti stagni e chi si occupa di educazione dovrebbe averlo bene in mente. Il lavoro con i genitori e la loro collaborazione è fondamentale tanto quanto quello con i bambini; il termine “delega educativa” non va letto come “tu genitore ti occupi di alcune cose e io come insegnante di altre, ma non ti permettere di andare oltre…”, perché così non funziona.
A scuola non ci si va solo per imparare l’italiano, la matematica e la geografia, la scuola è soprattutto scuola di vita, il luogo in cui i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo, dove imparano le regole dello stare insieme, del condividere, del confrontarsi.
Ma questo come può aver buon esito se noi adulti siamo i primi a trincerarci dietro a posizioni fisse, in cui il dialogo si trasforma in uno scontro continuo? Quale modello offriamo ai più piccoli quando ci lanciamo in bagarre che, anziché essere propositive, diventano distruttive e non fanno altro che irrigidire i rapporti?
La scuola che io sogno dovrebbe essere costruita insieme, mattone dopo mattone. La scuola che io vorrei, lavora in sinergia. E’ un posto in cui tutti, nessuno escluso, sono sullo stesso piano e hanno il diritto e il dovere di partecipare. Un luogo in cui sia possibile affrontare i disaccordi, le differenti visioni in maniera civile e costruttiva, dove ci si possa finalmente rendere conto che al di là di ogni ruolo ricoperto, sia esso quello di mamma, papà, maestro o educatore, lo scopo è sempre lo stesso: il benessere e la felicità dei bambini e dei ragazzi.
9 Comments
Sono perfettamente d’accordo con quanto dite ma perchè allora io non riesco a trovare questa disponibilità negli insegnanti che sempre più tendono a mettere una barriera con i genitori? Già dalla scuola materna si rifiutano di fare giornate aperte, recite aperte ai genitori….
nella nostra scuola materna invece succede il contrario, le maestre organizzano 2 volte l’anno i laboratori con i bambini, e alla fine dell’anno la classica festa di cui io e altri genitori siamo contentissimi e facciamo i salti mortali per non mancare… ma ci sono sempre le solite 2 o 3 mamme casalinghe che si lamentano come se gli avessero chiesto chissà quale impegno. certe volte mi sembra davvero di vivere in un mondo all’incontrario. condivido al 100% questo articolo.
nella nostra scuola invece avviene proprio il contrario: le maestre organizzano 2 volte l’anno i laboratori e la classica festa di fine anno e noi genitori facciamo i salti mortali per non mancare mai, salvo quelle 2 o 3 mamme casalinghe che protestano perchè quell’impegno gli scombina chissà quale organizzazione. certo che viviamo proprio in un mondo strano! comunque sono d’accordo al 100% con l’articolo.
Grazie Fabia per il tuo commento. Sai, credo che come in tutti i settori la differenza la facciano le persone, quindi è possibile trovare insegnanti ed educatori più propensi a instaurare rapporti più aperti con i genitori, perchè ne comprendono i benefici per tutti – e io ho avuto modo di conoscere molte esperienze di questo tipo – altri meno, come nel tuo caso.
Magari potresti, insieme ad altre mamme, spiegare loro l’importanza che avrebbe per voi un maggior coinvolgimento, anche facendo delle proposte su iniziative che piacerebbe organizzare insieme proprio…facci sapere!
C’è una cosa che ho sentito ripetere tante volte “che una buona classe si vede anche dal gruppo genitori”…io ne sono assolutamente convinta!
Sono perfettamente d’accordo con te Elisabetta, è proprio questo che intendevo dire con la parola “alleanza”. I rapporti a scuola, come ovunque, si compongono di 2 parti e c’è bisogno della volontà e dell’impegno di entrambi per fare funzionare bene le cose.
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