facciamo i compitiChi di noi non aspetta con trepidazione il weekend? Soprattutto dopo una settimana di folli acrobazie tra casa, lavoro, scuole e asili vari…  Del tempo da trascorrere in famiglia, da dedicare ai nostri figli, per fare quello che più ci piace. Se state già pregustandovi la gita all’acquario o i giochi al parco però, attenzione…state dimenticando un fattore fondamentale. Il fattore compiti.

E’ proprio di compiti e apprendimento che si è parlato nell’ambito di un appuntamento a cui abbiamo recentemente partecipato, la giornata di studi FAI I COMPITI O… FACCIAMO I COMPITI? Il “compito” d’apprendimento tra figli e genitori, promosso dallo Spaee – Servizio di Psicologia Apprendimento ed Educazione – dell’Università Cattolica di Milano.

Un interessante momento di confronto, da cui siamo tornate con tanti spunti di riflessione e utilissimi consigli che vogliamo condividere con voi!

I compiti a casa rappresentano un momento per soffermarsi o approfondire quello che si è imparato a scuola, per allenarsi, in alcuni casi per colmare delle lacune. Sempre più spesso però, il momento dei compiti si trasforma in discussioni, tensioni e nervosismi, che hanno ripercussioni non solo sull’apprendimento, ma anche sulle relazioni familiari. Sono molti i genitori che lamentano di vivere week end monopolizzati da operazioni, riassunti, lezioni su Assiri e Sumeri; mamme e papà così stressati da chiederne addirittura l’abolizione, come recentemente successo in Francia.

Non va dimenticato che il bambino deve sempre sentirsi protagonista dell’esperienza scolastica e se questo compito spetta in primo luogo alla scuola, è fondamentale anche la collaborazione della famiglia, con la quale deve nascere una vera e propria alleanza, un impegno comune.

I motivi per cui i bambini s’impegnano nello studio, variano secondo l’età. All’inizio lo faranno per compiacere mamma, papà, la maestra; poi dallo studio per gli altri, per la prestazione, si passerà – almeno si spera – a farlo per se stessi, per il piacere farlo. Ovviamente questo tipo di maturazione richiede tempi che possono variare da persona a persona, rispettando la specificità di ognuno.

Ma tornando a noi, cosa fare allora, per non trasformare il momento dei compiti in un vero incubo? 

Quando farli?

È importante che una volta scelto il momento migliore, questo diventi un appuntamento fisso che va rispettato, per non ritrovarsi la domenica sera con scenate apocalittiche e tutta la famiglia impegnata a colorare, ritagliare e incollare…pur di evitare una “collettiva” brutta figura.

Dove farli?

Più l’ambiente è neutro, meglio è. Se possibile, sarebbe da evitare la cameretta per la presenza di molti stimoli che rischiano di far diminuire la concentrazione. La cameretta è poi il luogo dei giochi o del riposo… meglio riservarla per questi momenti. Infine, sono banditi divani e poltrone, meglio farli sulla scrivania o su un tavolo.

Chi dovrebbe aiutarli? Entrambi o solo un genitore?

Per evitare scontri tra mamma e papà, ma soprattutto la confusione che può creare la gestione comune, è preferibile che sia solo uno dei genitori ad affiancarli, scegliendo chi sembra essere più adatto al ruolo.

E se sbagliano? Come comportarsi?

Sbagliare fa parte del processo di apprendimento. L’errore è indice di qualcosa che non è stato ben compreso o su cui bisogna soffermarsi, tenendo sempre in mente che ognuno ha i propri tempi. Spesso, per i genitori, i brutti voti sono giudizi in cui si sentono coinvolti in prima persona. Da qui, la tendenza a intervenire per correggere. Ma per il bene dei bambini, a volte, è meglio mettersi da parte. È più opportuno aspettare e osservare se l’errore si ripete o non viene rilevato, anche perché questo processo serve all’insegnante per capire a che punto è quel bambino ed eventualmente mettere in atto precise strategie.

Fino a quando è giusto controllare lo zaino?

La verifica dell’occorrente per evitare le tanto temute note per il materiale, è un rito domenicale noto a molti. Anche per quanto riguarda quest’aspetto i bambini devono diventare protagonisti, ma l’autonomia nella cura delle proprie cose è qualcosa che si acquisisce con il tempo. Sta poi a noi genitori valutare fino a che punto nostro figlio è in grado di reagire alle frustrazioni, dosando di conseguenza il proprio intervento, esponendolo o meno a sanzioni da parte dell’insegnante.

Nelle prossime settimane parleremo ancora di compiti, strategie d’apprendimento e del ruolo dei genitori, nel frattempo voi provate a mettere in pratica questi consigli… e fateci sapere va.

 

Fonti: Spaee, FAI I COMPITI O… FACCIAMO I COMPITI? Il “compito” d’apprendimento tra figli e genitori, 22 febbraio 2013, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.

Author

Acrobata per vocazione, una laurea in Lingue e Comunicazione, da oltre 10 anni mi divido tra le mie due grandi passioni: educazione e comunicazione, convinta che le due cose insieme possano fare la differenza. Da sempre in prima linea accanto ai bambini, agli adolescenti, alle mamme e ai papà, a scuola e in famiglia, ho lavorato e lavoro per diverse realtà del terzo settore occupandomi di diritti dei minori, cittadinanza attiva, intercultura, disabilità e fragilità sociale con l’obiettivo di contribuire a diffondere una cultura dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mio sogno? Mettere al servizio dei genitori le mie competenze e professionalità, per supportarli nel loro ruolo educativo.

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