LIFE BEFORE

C’era un tempo in cui quando uscivo di casa, uscivo di casa.

Ora devo trascinare via dalla mamma un incrocio tra il Gatto con gli occhioni di Shrek e Jacques Brel, nella più struggente “Ne me quitte pas”.

C’era un tempo in cui il tratto in ascensore era un momento di decompressione tra due piani.

Ora in due piani posso contare 5 “…mi sta dando fastidio”, 4 manate in faccia, 3 spinte e 2 “eddai smettila”.

Ma soprattutto, esisteva un tempo in cui l’unica discriminante tra lo spostarmi a piedi o in macchina era la pioggia.

Ora da questa scelta si decidono le sorti di una intera giornata.

LIFE NEXT

È una bella giornata, non è troppo tardi, evitiamo il traffico e il problema del parcheggio. Faccio un passo e mi rendo conto di avere la stessa massa corporea che avrei sul pianeta Giove, ossia 2,5 volte circa il mio peso sulla Terra.

Realizzo quindi, che mi sto portando addosso una zavorra di qualche decina di chili, tra:

  • borsa del lavoro, con portatile e svariati documenti di cui ormai ignoro il contenuto;
  • zaino della Belva Sr corredata di 2 – dico 2 – astucci e non chiedetemi perché, non lo voglio sapere; quadernoni vari; bottiglietta d’acqua; merenda; 1 chilo – 1 chilo e mezzo, che faccio lascio? – di doppioni di figurine che gli servono per gli scambi e – last but not least – una accurata selezione, un best of, un greatest hits dei suoi giocattoli preferiti, tra cui troviamo nientepopodimeno che…rullo di tamburi…i GORMITI! Quelli dell’aria? NOOOOOOO. Quelli dell’acqua? NOOOOOOO. QUELLI DELLA TERRA, nella rara edizione in vero porfido del Trentino: peso complessivo circa 10 chili;
  • zainetto della Belva Jr, con solo le cosine per il pranzo e, anche lui, un campionario di giochini, tutti lì dentro TRANNE UNO.

Sì, perché uno, il più fastidioso, il più complicato, lo deve tenere in mano. Di solito è un libricino, che la Madre amorevolmente gli ha dato per distrarlo all’uscita e  farlo andare volentieri a scuola. Di solito è uno tra il Vocabolario della lingua Latina, oppure Delitto e Castigo, nella versione di Geronimo Stilton.

Vedi la tua macchina proprio lì di fronte, dall’altro lato della strada…ok, ok, ho scelto di non andare in macchina, però potremmo lasciare nel portabagagli almeno la mia borsa, giusto?

“Ok bimbi, voi aspettatemi qua al portone e non muovetevi!”

Devo solo attraversare la strada, ma praticamente mi ritrovo a giocare una partita di 1-2-3 Stella dell’orrore, in cui ogni passo che faccio verso la macchina, mi giro (unduetrestella!) per accertarmi che siano realmente (unduetrestella!) fermi al portone (unduetrestella!) e non mi stiano seguendo (stellone!)

Apro il portabagagli praticamente con un occhio incastonato nella nuca a controllare quei due, mentre lancio la mia borsa, incurante del contenuto, salvo poi farmi un bel pianto quando dovrò ricomprarmi il portatile e mi riteletrasporto da loro.

“Ok, andiamo!”

Ora già mi vedo il dito di Greyskull di Tata Lucia pronto a condannarmi per l’Eternità per quello che sto per dire.

La scuola dista circa 650 metri. Al passo di un essere umano, circa 8 minuti. Il record dei 400 metri piani è di 43,18 secondi, per cui mi sembra un tempo adeguato. Per un essere umano. Adulto. Solo.

Invece, bisogna convincere un seienne e un quasiquattrenne a:

  • mantenere un passo costante;
  • non fermarsi ogni 10 secondi ad ammirare il gioco, il gatto, l’albero, la pianta, la cacca, la scia dell’aereo (e potrei continuare all’infinito);
  • mantenere un moto rettilineo uniforme.

Provo la tecnica della lepre. Praticamente mi proietto in avanti, nella speranza che mi seguano come levrieri alle corse.

Non so come possa accadere, ma contro ogni legge della fisica, succede quanto ora vi riporterò fedelmente.

Partiamo pari. Camminiamo tutti in avanti. Io incremento la velocità e faccio 3 passi. Mi giro, e loro sono 10 passi indietro. Non ci posso credere.

“Dai!”

Faccio altri tre passi, mi giro e uno è accovacciato a guardare le formiche e l’altro si è fermato a guardare un punto indefinito nello spazio.

Non funziona.

Provo allora la seconda tecnica, quella dei cani da slitta.

Praticamente mi metto dietro a loro e li sospingo in avanti ringhiando e mordendo loro le caviglie.

Ma anche così non acquistiamo velocità. A questo punto, mi metto lo zaino della Belva Sr tipo scolaretto, mi infilo al polso lo zainetto della Belva Jr, li prendo per mano e li traino. E via. Sembriamo le frecce tricolori, con la formazione a punta.

Ok, Tata Lucia, lo so che sto sbagliando, che i bambini dovrebbero essere lasciati liberi, liberi di curiosare verso il mondo esterno bla bla bla, però tu dopo una settimana te ne vai, mentre con la Direttrice Scolastica Cazziatrice ci rimaniamo noi!

Comunque cerco di recuperare, chiacchierando con loro.

Mai come quest’anno ho capito perché nostro Signore ci ha fatto dono di 2 orecchie e due emisferi cerebrali.

La cosa funziona all’incirca così.

Belva Jr: Papààà

Io: Sì…

Belva Sr: Papààà

Io: Dimmi…

Belva Sr: Ma è vero che il numero 10 è il giocatore più importante?

Belva Jr: Eddai, devo chiedere io!!!

Io: Non ti preoccupare, vi sento tutti e due.

Belva Sr: Ma è vero che il numero 10 è il giocatore più importante?

Io: Tutti i giocatori sono importanti. Dimmi, tu cosa volevi chiedermi?

Belva Jr: Ma tu hai paura del fantasma formaggino?

Io: No!

Belva Sr: Ma allora il 10 è il più forte?

Io: Dipende…

Belva Jr: Perché non hai paura?

Io: Perché tanto lo spalmo sul panino!

Belva Sr: E perché è famoso?

Io: A volte è quello che fa più gol.

Belva Jr: Facciamo che tu indovini gli animali?

Io: Va bene!

Belva Sr: Ma Del Piero dove gioca adesso?

Io: In India.

Belva Jr: Fatto, ho pensato!

Io: Ok!

Belva Sr: Ma Juventus-India, chi vince?

Io: Figliolo, una è una squadra di Club, l’altra una Nazionale, non possono giocare contro.

Io: È un animale che vola?

Belva Jr: No!

Belva Sr: Ma all’Inter sono tutti stranieri?

Io: No…

Io: È un’animale che vive nell’acqua?

Belva Jr: Un po’ nell’acqua, un po’ fuori.

Belva Sr: Ma c’è qualche italiano?

Io: Sì!

Io: È verde?

Belva Jr: Sì, la..

Belva Sr: E chi è?

Io: Ranocchia!

Belva Jr e Belva Sr (all’unisono): Bravo Papà!!!!

Evvai!

Ma non sono sempre così fortunato.

Ma nel frattempo siamo arrivati davanti a scuola.

photo credit: mrflip via photopin cc

 

 

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